Spagna, il «modello catalano» s'è sgonfiato

Spagna, il «modello catalano» s'è sgonfiato Ammirato dai politici italiani, il leader autonomista Pujol ha portato Barcellona ai margini linguistici ed economici Spagna, il «modello catalano» s'è sgonfiato EnricJuliana LA Spagna si è alfine meritata l'attenzione della stampa ita�liana. Uno sguardo in profon�dità, non la cronaca d'urgenza sull'ultimo attentato dell'Età o il corsivo simpatico su Fedro Almodòvar o Antonio Banderas. Abbia�mo letto ancora una volta il vecchio e inevitabile topos del toro e del matador, ma nella narrazione della campagna eletto�rale si avvertiva interesse e curio�sità per un Paese abbastanza diverso da quel che molti immagi�nano. Eppure la visione italiana, for�se per la sua grande passione per il nuovo, tende a volte alla fanta�sia, a sfumare il contesto, a una certa lettura in chiave di «miraco�lo». C'è qualcosa del cenere in alcune interpretazioni della gran�de vittoria di José Maria Aznar. Ma non in tutte. «Sarebbe ingene�roso dimenticare che la Spagna socialista di Gonzalez riusc�a superare con ottimi risultati gli esami di maturità», ricordava Enzo Bettiza su La Stampa. Ab�biamo di fronte un fatto politico molto importante, ma non un prodigio. La maggioranza assolu�ta ottenuta dal Partido popolar (Pp) è l'ultima tappa del faticoso ritorno della Spagna verso la democrazia liberale. L'ultimo epi�sodio di un ciclo virtuoso, un autentico «risorgimento», inizia�to nel 1977. Sarebbe anche ingeneroso ne�gare la singolarità del grande successo di Aznar. È la prima volta, e va notato, che la destra spagnola lascia ko i propri avver�sari per via democratica. I conser�vatori spagnoli hanno dimostra�to che anche da destra esiste una strada che conduce al riformismo moderato che oggi amministra l'Europa. Aznar non è Tony Blair, ma anch'agli è un uomo di chiara vocazione atlantica. Gli osserva�tori della politica europea sanno che da tempo funziona un certo asse Washington-Londra-Ma�drid. La grande vittoria popolare cavalca, come è stato sottolinea�to in questi giorni, un'invidiabile dinamica economica. Con un tasso di crescita superiore al 3^ annuo, non è difficile risultare il cavallo vincente, anche se non si dispone di uno straordinario cari�sma oratorio. Eppure Aznar deve più di un ringraziamento ai pro�pri avversari. È facile dirlo ora che la partita si è conclusa, ma il modo in cui il Partido socialista obrero (Psoe) ha organizzato la propria campa�gna elettorale, sembrava ideato dal suo peggior nemico. Il patto con i comunisti di Izquierda unida (lu, sinistra unita) ha avuto un effetto assolutamente perverso: non è piaciuto a molti elettori della sinistra moderata ed ha mobilitato il popolo della destra, timoroso di una vittoria «socialcomunista». È una lezione che a Botteghe oscure stanno sicura�mente studiando con grande at�tenzione. Si è trattato di un patto disgra�ziato e mal spiegato. Ortopedico. Socialisti e comunisti hanno sem�pre avuto pessimi rapporti in Spagna, anche quando il Partido comunista (Pce), sotto la direzio�ne di Santiago Carrillo, era un gruppo rispettabile e rispettato, intelligentemente «togliattiano». Un partito che, spinto dal Psoe, fini per prendere una incredibile deriva settaria. Fausto Bertinotti è un autentico genio rispetto a Julio Anguita (segretario del Pce fino a pochi mesi fa). Ricomporre in quindici giorni una lunga sto�ria di inimicizia, persino di odio, era impossibile. E gli elettori non ci hanno creduto. Ma non sono stati solo gli errori della sinistra ad aiutare Aznar. Molti baschi, di fronte alla radicaUzzazione del partito autonomista di Xabier Arzalluz ed alla riapparizione del terrori�smo dell'Età, sono passati dalla sua parte. Ed ha contato anche il «fattore P»: il fattore Pujol, di cui poco si è scritto in questi giorni. Una volta provato che il Pp non è un partito neo-franchista, la clas�se media spagnola questa volta ha voluto che Aznar governasse senza la pressione dei nazionali�sti catalani, che con la loro politi�ca di rivendicazioni costanti han�no finito per essere invisi a molti. Cosa accadrebbe in Italia se per dieci anni la politica nazionale fosse esplicitamente condiziona�ta dagli interessi e dalle continue esigenze di una Lega Nord mode�rata, ma tenace e intelligente? Che reazioni ci sarebbero se un elegante Umberto Bossi si mo�strasse orgoglioso di tenere i principali politici italiani per il collo (o per una parte anatomica più sensibile)? Prima con il Psoe, poi con il Pp, questa dinamica ha dato gran�di rendite elettorali a Pujol, fin�ché a Madrid, Valladolid e Sivi�glia la gente ha detto basta. In questi anni la Catalogna ba otte�nuto un certo miglioramento del�la sua autonomia, ma a un prezzo che può rivelarsi catastrofico per i suoi interessi di medio e lungo periodo. Ora, persa la capacità di pressione, inizia a diventar chia�ro. In cambio di denaro e potere politico, i catalani hanno rovina�to la propria buona immagine di fronte ad ampi settori della socie�tà spagnola, che nel 1977 li ammi�rava per la loro modernità ed il loro attivismo anti-franchista. Al�cuni nazionalisti hanno creduto che questo fosse ininfluente, per�ché il futuro della nazione catala�na passava per una relazione più diretta con Bruxelles piuttosto che con Madrid. Ma l'irruzione della «new economy» ha cambia�to in maniera inattesa il terreno di gioco: Internet ha svelato la grande importanza del mercato latino-americano e l'enorme po�tenzialità della lingua spagnola. La Spagna sta per iniziare una nuova «conquista» dell'America, ma il nazionalismo catalano si è situato psicologicamente e mate�rialmente ai margini di questa avventura. La persecuzione della lingua castigliana in Catalogna è una menzogna sfruttata dalla destra più sfacciata, ma Barcello�na, ricca, elegante e vivace, non solo perde centralità economica a favore di Madrid, ma corre il rischio di restare fuori gioco nel nuovo scenario ibero-americano. La storia si ripete. Accadde già nel XVI secolo. Confinato aldilà del fiume Ebro, chiuso in se stesso e disarmato politicamen�te, il catalanismo è 1 altro grande perdente delle elezioni spagnole. Corrispondente da Roma del quotidiano La Vanguardia di Barcellona La maggioranza ottenuta dal Partido Popular è l'ultima tappa del faticoso ritomo verso la democrazia liberale I conservatori hanno dimostrato che anche da destra esiste um strada che porta al riformismo moderato Madrid, I festeggiamenti del seguaci di Aznar dopo il trionfo elettorale di domenica LA decisione del Parlamen�to europeo di non favori�re il rientro dei signori Savoia in Italia priva la nazione di un tasso non indifferente di kitsch. Busti degli avi, chiome modellate nella galleria, del vento, reali lifting. Peccato!