Rientro dei Savoia, il giorno della verità

Rientro dei Savoia, il giorno della verità I TENTATIVI DI UN RITORNO Rientro dei Savoia, il giorno della verità Incertezza sul voto a Strasburgo, Di Pietro mediatore inviato a STRASBURGO Stamani dovranno decidere se è giusto chiedere a Italia e Austria di aprire le frontiere ai Savoia e agli Asburgo, rianunettendo gli eredi di quelle case regnanti che nei due Paesi sono banditi dal.dopoguerra. Ma a giudicare dal dibattito di ieri a Strasbuigo tra i parlamentari europei che dovranno votare la richiesta, il ritomo delle teste coro�nate nei patrii confini è una que�stione che appassiona solo gli italia�ni e al massimo qualche sparuto monarchico britannico, lasciando freddi tutti gli altri, compresi gli austriaci che di questi tempi hanno ben altre gatte da pelare. Bisogna riammettere i Savoia in patria, quindi? O per citare il testo dei due articoli contenuti in una relazione sui diritti umani nell'Ue e imposto dal conservatore britan�nico Charles Tannock paladino degli ex regnanti europei bisogna che Austria e Italia mettano fine a una «punzione crudele e inconsue�ta... restituendo incondizionamente e senza ulteriori indugi a tutti i membri delle ex case regnanti dei rispettivi Paesi il pieno godimento dei diritti civili, compreso il diritto di entrare liberamente, senza al�cun impedimento, nei loro Paesi d'origine» e rischino in caso contra�rio la denuncia alla Corte di Giusti�zia europea entro sei mesi? I socialisti, di ogni Paese, spera�no fortissimamente che cos�non sia: la relazione del Parlamento europeo non ha alcun valore vinco�lante, men che mai sui governi nazionali, ma una pronuncia di Strasburgo si sa vien sempre buona quando c'è da condurre una battaglia politica come quella di Vittorio Emanuele di Savoia. E assieme a loro, speranzosi che una secca bocciatura elimini l'articolo dal testo del rapporto, sono verdi e partiti dell'estrema sinistra. Sul versante opposto ci sono gli schie�ramenti di destra e la maggioranza dei Popolari europei, anche il loro leader, Hans-Gert Poettering, ha speso una parola a favore del ritor�no, mentre i liberali hanno lasciato libertà di voto ai loro iscritti. Sul fronte italiano appare scon�tata l'approvazione di An e Forza Italia, mentre il I*pi potrebbe vota�re contro. Anche i diessini annun�ciano un voto compatto contro il testo, sebbene BrunoTrentin aves�se firmato la richiesta per il ritomo dei reali, e contano sul sotegno dei Democratici. Ma proprio dall'Asi�nelio potrebbe venire ima brutta sorpresa per la sinistra. Antonio Di Ketro ha annunciato che stamatti�na proporrà in aula un emenda�mento orale concordato con Tan�nock in base al quale verrebbe approvato il principio del ritomo, ma si diluirebbe la richiesta all'Ita�lia, sia estendendola a tutti i Paesi Uè, sia allungando il termine con�cesso da sei a dodici mesi. «In via di principio spiega Di Pietro siamo favorevoli a che anche gli eredi maschi delle ex-dinastie abbiano il diritto a rientrare nello Stato di cui sono cittadini». Ma secondo il sena�tore la richiesta va fatta anche alla Grecia e soprattutto prevedendo procedure che non siano, come ora, «inutilmente irrispettose sia dello Stato italiano sia delle proce�dure che ci impone la costituzio�ne». Difficile che una posizione di questo genere possa essere ben accolta a sinistra. I Ds, spiega Ele�na Paciolti, contestano il fatto che un rapporto sui diritti umani sia «macchiato da inopportuni inseri�menti legati a questioni nazionali» visto che «la questione dell'esilio dell'ex casa regnante è all'esame del parlamento italiano». E Arman�do Cossutta, presidente dei Comu�nisti italiani ha chiesto ieri all'aula di ((respingere la richiesta di violen�tare la Costituzione italiana e di ribadire che per i discendenti degli ex re d'Italia non c'è spazio nel mio Paese». Ma per quanto netti siano gli schieramenti nostrani, gli italia�ni sono solo ottantasette su 626 eurodeputati. Bisognerà vedere quanti di questi si faranno convin�cere dall'ultimo appello dell'infati�cabile Tannock: «Cinquanta anni dopo la fine della guerra e a dieci anni dal crollo del Muro di Berlino in Italia vigono ancora disposizioni medievali. Dico al Presidente Ciam�pi che l'Italia non avrà l'autorità morale per firmare i Trattati comu�nitari fino a quando non modifiche�rà la sua Costituzione», [f. man.) Un ritratto di famiglia: da sinistra, Emanuele Filiberto, Marina Doria e Vittorio Emanuele di Savoia . , . : .. , , , . ., ■ L'APPELLO ACOSSIGA In un'intervista del 1991.Vittorio Emanuele fece un appello a Cossiga, allora presidente della Repubblica: «In Italia si accolgono gli albanesi e si discute se ridare la libertà persino al fondatore delle Brigate Rosse. Solo per me e mio figlio l'ostracismo non finisce mai. Mi rivolgo al Capo dello Stato: fateci rientrare» IL RE ALL'UNIVERSITÀ Nel 1992 un documento ufficiale dell'Università di Torino comprova l'avvenuta immatricolazione di Vittorio Emanuele di Savoia, nel 1956, alla facoltà di Legge. L allora erede al trono aveva varcato il confine italiano passando dalla Svizzera, a bordo di una «Fiat 1400», ma nessuno, agli sportelli della segreteria universitaria, lo riconobbe. Voleva essere ungeste provocatorio. che lo stesso Vittorio Emanuele ha definito, molti anni dopo, «una ragazzata» | ■■■: Mp I '.L'ULTIMO BLITZ A marzo del 1993 comincia a circolare una voce insistente: Emanuele Filiberto avrebbe preparato un viaggio da Ginevra a Salisburgo, per poi attraversare in auto la Carinzia fino a raggiungere il confine italiano. Un'altra provocazione? Casa Savoia ha sempre smentito INCURSIONI VIA NAVE Francia e Italia. tra l'isola di Cavallo e la Sardegna. sono separate da una striscia di mare. I Savoia, nel 1997, a bordo del loro motoscafo, sono stati fermati dalla Guardia di Finanza che li ha invitati a non sconfinare oltre. Pare che avessero superato il confine di circa settecento metri, anzi, per l'esattezza, settecentoventidue. «Ma come si fa a dirlo, in mezzo al mare?"', disse allora ridendola principessa Marina Doria.