Caso Soffiantini, ombre da un pentito di Giovanni Bianconi

Caso Soffiantini, ombre da un pentito JA SPARATORIA IN AttRUZZO «AGENTI IN BORGHESE GOLPIRQNO MORO QUANDO SIERA GIA^ ARRESO» Caso Soffiantini, ombre da un pentito «Un 'esecuzione in galleria» retroscena Giovanni Bianconi ROMA TORNA il «caso SofTiantini», e tornano le mezze rivelazioni, le insinuazioni e i presunti misteri su ciò che accadde nell'ot�tobre del 1997, dall'omicidio del�l'ispettore dei Nocs Samuele Donatoni alla cattura di quattro dei banditi che avevano oi^anizzato il sequestro. Oggi, nell'aula bunker del Foro Italico, comparirà davanti alla cor�te d'assise uno dei sequestratori, Gioigio Sergio, che nel frattempo è diventato collaboratore di giusti�zia e sta riempiendo verbali con i Ros dei carabinieri e la Procura di Bologna. E il suo avvocato, Ugo Colonna, annuncia: «Cercheremo di dimostrare che Donatoni fu ucciso dal "fuoco amico", e che a Pietrasecca (nella galleria abruz�zese dove furono catturati i bandi�ti, ndr) due alti dirigenti della polizia in boighese spararono a bruciapelo contro Mario Moro quando questi si era già arreso». Mario Moro è un altro dei sequestratori, presente al conflit�to a fuoco nel quale fu ucciso Donatoni e ferito tre giorni dopo a Pietrasecca, che dal letto dell'opedale lanciò un appello ai complici perché liberassero Soffiantini. Qualche settimana dopo morì. Ser�gio ha già dato un assaggio delle sue rivelazioni il 2 marzo scorso, con una dichiarazione spontanea su quanto accadde al momento degli arresti sotto la galleria da sarte dei Nocs, che bloccarono 'auto dei banditi con l'esplosione accecante deiflash-bang. «A distanza di cinque minuti circa ha detto Sergio arrivano due-tre persone, in giacca e cra�vatta, in borghese. Non erano come quelle die ci hanno arresta�to, che erano incappucciati, divise militari, vestiti di nero e cose così. Quelli gridavanoe cercavano Mario Moro, vedono il guppetto dove ero io, quelli gli rispondono che Moro era dalla parte opposta del�la macchina. Io sono in ginoc�chio... Quelle persone vanno dove c'era Moro e poi cominciano a sparare. Io ho sentito il primo colpo, io stavo guardando quello che stavano facendo perché poi toccava anche a me, pensavo. Al secondo colpo, diciamo i Nocs, quelli che mi tenevano, si sono accorti che guardavo e mi molla�no un calcio in faccia. L�ho poerso un po'... Posso dire che di colpi ne ho sentiti due, poi non so quanti ne hanno sparatL.Poi dopo dirò il resto, quando sarà...». Una sorta di esecuzione a san�gue freddo, insomma, anche se Moro rimase soltanto ferito. La versione ufficiale, invece, è che il bandito sardo che era armato venne colpito durante l'arresto, e questo che ritardò la scoperta del covo dove i latitanti Farina e Cubeddu tenevano Soffiantini. In�fatti il piano della polizia che aveva già arrestato l'altro seque�stratore Agostino Mastio, il quale s'era deciso a collaborare dopo la morte di Donatoni, aveva contri�buito a tendere la trappola ai complici e aveva dato qualche indicazione sulla prigione dellostaggio, senza però riuscire a individuarla era quello di farsi aiutare da Moro a trovare l'ostag�gio in Toscana, se necessario por�tandolo sul posto. Il ferimento, insomma, fu un «incidente» che intralciò la possibile liberazione dell'ostaggio, che infatti non av�venne subito, ma solo quattro mesi più tardi, dopo il «pagamen�to controllato» del riscatto. Ma perché Seigio racconta soltanto ora questa versione dei fat�ti, e non lo fece nel gennaio '98 quando fu inteirogalo per l'inci�dente probatorio? Perché insiste sulla versione di Donatoni ucciso dal «fuoco amico», quando i periti hanno confermalo che a far mori�re l'ispettore dei Nocs è stato mi proiettile del kalashnikov che ave�va Moro, il quale prima di morire ha anche ammesso di aver spara�to? E perché come sostiene il suo avvocato continua a dire che il vero «basista» del sequestro fu una persona vicina a Soffiantini e in contatto con Moro, ma senza rivelarne il nome? A parte le perizie e le versioni ufficiali, su quei tre giorni di fuoco del 1997 aleggia ancora il falso dossier contro il presidente della Camera Violante e il vice-ca�po della polizia De Gennaro sco�perto dalla Procura di Roma, che è costato il «carcere duro» al faccen�diere Francesco Pazienza, consi�derato il «regista» di un'operazio�ne che doveva servire a ricattare Violante. Anche l�si parlava di segreti inconfessabili nel seque�stro Soffiantini, di Donatoni ucci�so dai colleglli dei Nocs e della morte valuta di Moro. Ma le inda�gini su quelle presunte rivelazio�ni, anticipano i magistrati roma�ni, hanno dimostrato che si tratta�va soltanto di «veleni» fabbricati ad arte. U collaboratore di giustizia toma a sostenere che l'agente Donatoni fu ucciso dai colleghi la sera della trappola tesa ai banditi sull'autostrada li luogo dove fu ucciso l'ispettore deNocs, Samuele Donaton

Luoghi citati: Pietrasecca, Roma, Toscana