Applausi e timori, Mirafiori in attesa

Applausi e timori, Mirafiori in attesa Applausi e timori, Mirafiori in attesa Gli operai: pensiamo ai posti. Impiegati più ottimisti Gianni Armand-Pilon Giorgio Baliario TORINO Tra gli operai prevale l'indifferen�za: «Italiani o americani, libici o tedeschi, sempre padroni sono» taglia corto Domenico Pacione ai cancelli della porta 18, quella della meccanica e dei motori diesel e torque, dove l'onorevole Dario Ortolano dei Comunisti ita�liani è venuto a tenere pratica�mente inascoltato un comizio pubblico. Tra gli impiegati, domi�na l'ottimismo: «Se l'accordo è nei termini che conosciamo, può funzionare» commenta Giorgio Cattarossi, ufficio acquisti, 30 anni di Fiat sulle spalle. Tra gli estemi dipendenti di quella miriade di aziende che praticano il «body rent», l'affitto di professionalità e forza lavoro alla grande industria che ha im�boccato la strada della terziariz�zazione le reazioni al patto che Fiat e General Motors si prepara�no a annunciare nel pomeriggio sono addirittura entusiastiche: «Og^i ripetono questi giovani tutti vestiti di nero e con gli occhiali da sole finisce un'epo�ca. Entriamo in un mondo nuovo: ci guadagneranno tutti»; Tutti? «Noi sì, sicuro». Luned�13 marzo 2000 davanti ai cancelli dello stabilimento Fiat Mirafiori, cuore e simbolo dal 1939 della produzione automo�bilistica italiana. I sorveglianti della Sirio («Ma fino allo scorso anno avevamo anche noi lo stem�ma Fiat, siamo passati alla nuova società mantenendo i diritti ac�quisiti: auto, stipendio, anziani�tà») smistano giornalisti e cameramen mandati a sondare gli umori che attraversano la pancia della più grande fabbrica me�talmeccanica d'Europa il giorno dello storico accordo. Si comincia dal marcipiede dei cancelli della porta 6, dove alle 13 si riversano per la pausa pranzo gli impiegati e gli esterni, i «body rent». Preoccupazioni? Paure? Macché. Per la maggior parte dei colletti bianchi, il nuo�vo patto «non ci toghe nulla, anzi contribuisce a rafforzare l'azien�da e a rilanciare la città». Spiega Sandro Bosco, da 10 anni all'uffi�cio acquisti: «Se le cose riportate sui giornali sono esatte, si tratta di un accordo che permetterà alla Fiat di irrobustirsi sul piano inter�nazionale senza cessioni strategi�che. E gli americani non porteran�no avanti nessuna ristrutturazio�ne per il semplice motivo che la ristrutturazione a Mirafiori è un processo già avviato. Potranno unificare o accorpare, ma ormai il più è fatto». Daniela Lacqua, impiegata Sava, il braccio finan�ziario dell'organizzazione di ven�dita, dice di aver visto molti cambiamenti nei suoi 20 anni a Mirafiori: «Ma tutti portati avan�ti in modo indolore. Speriamo sia cos�anche questa volta». Osvaldo Mazzarella e Vittorio Ruggieri, colleghi d'ufficio, commentano al volo: «Strategicamente, l'accor�do ci pare buono. Per il resto, vedremo». Sergio Magri e Marco Chini sono gli unici ad augurarsi che si tratti di «una scelta concer�tata con i sindacati, o almeno con il governo: sarebbe una bella garanzia per l'occupazione». Cià, l'occupazione. E' il chiodo fisso degli operai. Ai cancelli dove tra l'ima e mezzo e le due del pomeriggio entrano e escono le tute blu porta 2 per le carrozzerie, porte 18 e 20 per la meccanica si respira un altro clima. Pochi vogliano parlare, pochissimi lo fanno dando nome e cognome («Cerchi di capire. rientro oggi da un periodo di due settimane di cassa integrazio�ne...»). Ai cancelli della carrozze�ria, Rocco Murdocca, 20 anni tra Lancia e Fiat, 3 di cassa integra�zione quando lo stabilimento di Chivasso venne chiuso, la bulla sull'ironico: «Sì, questa mattina non si parlava d'altro. Ma a chi interessa ancora sapere cosa dico�no gli operai? Siamo noi i primi a pensare alla Borsa e a come speculare su questa operazione, anche se quasi nessuno ha i soldi per permetterselo e forse è trop�po tardi per tutti». Tomasina Fazio, 52 anni, è uno dei volti dell'indifferenza operaia. Racconta di aver sentilo parlare dell'alleanza alla televi�sione : un servizio seguilo distrat�tamente perché l'unica cosa che a lei interessa davvero è il traguar�do della pensione. Non ha nean�che bisogno di contare gli anni, conosce i numeri a memoria: «Me ne mancano 8. Non so giudicare l'accordo, e non mi interessa più di tanto la nazionalità dei miei padroni. Penso solo ad arrivare sana e salva a quel giorno. Per il resto, facciano loro». Emma («niente cognone, per favore») saluta positivamente la «ventata di novità» perchè, dice «ci vole�va». Ma è attraversata da mille dubbi: «Mi ha colpito in particola�re la posizione di Cofferati e del sindacalo: tutto bene, secondo loro. Sarà davvero così? E' facile dare un giudizio quando si sta in allo. Ma noi che siamo qui den�tro, in fabbrica, dobbiamo essere più cauli». Cauli come Gianni Montana�ro, ex Fiat passalo alla trasponi Tnl e ormai esterno a Mirafiori anche se ogni mattina varca i cancelli della porta 2: «Gli ameri�cani? Per quanto mi riguarda, non ho molto da temere: come molli miei colleghi, sono già stalo "terziarizzalo". Il vero rischio per chi è fuori, oggi, é restare schiac�ciati nella lolla per aggiudicarsi l'appallo». E cauli, sopraltullo, come gli operai che alla Fiat Mirafiori lavorano con un con�tratto a termine e oggi sperano che tra le piccole ricadute del grande patto ci sia anche la loro riconferma: «Il mio dice uno di questi giovani scade a maggio. Non m'importa chi sarà a rinno�varlo: la sola cosa che mi interes�sa è non perdere il lavoro».

Luoghi citati: Chivasso, Europa, Torino