Il Novecento fa sosta al «Caffè» di Simonetta Robiony

Il Novecento fa sosta al «Caffè» Gianfranco Mingozzi nel suo ultimo film si ispira alla «Dolce vita» di Fellini Il Novecento fa sosta al «Caffè» L'utopia del cameriere Citrati Simonetta Robiony ROMA C'è sialo un tempo, neanche tanto lontano, in cui i caffé erano luoghi dove incontrasi, posti per gli artisti, gli intellettuali, ma anche, banalmen�te, per i signori o lo signore di quella che ora allora la buona borghesia. Il caffi; Baralii e la gelaterìa l'opino di piazza Carignano a Torino, il Greco di via Condotti a Roma, il Sant'Ambrose a Milano, e poi il Ouadri o il Florìan di Venezia, Le giubbe rosso di Firenze, il Gambrìnus di Napoli, Il Pedrocchi di Padova non sono soliamo nomi di locali più 0 mono bolli, ma simboli di quella società scomparsa tra lo duo guerre, salo ormai preservate dai boni culturali nella loro aulica forma, do�ve si va por respirare l'aria do! tempo che fu e cho, proprio por questa ragione, oggi vengono frequentati sopratiu.iodai turisti sfuggili al mecca�nismo del viaggio «tulio compreso». A un caffi.' e al suo mondo sparilo ha dedicato l'ultimo film, adesso al montaggio, Gianfranco Mingozzi, da giovane uno dei collaboratori di «La dolco vita», film che colobrò i caffè all'aperto della via Veneto Anni Sessanta. Autore fuori da ogni corronlo, diviso ira il realismo di Cavallini o il simbolismo di Pellini, regista di film comi.1 «La vola incantala», «Il frullo del passero», «L'appassionata», Mingozzi, stavolta, invoco di scriversi un soggetto, ha scollo di mettere in immagini un libro di Marco Lodoli, «Tobia al caffo». E' il racconto dei cameriere Roberto Citran che si cre�sce il figlio orfano doi padroni del localo, il piccolo attore Nicola Russoe il giovano Federico Galante, finché con i suoi fremiti e le suo inquietudini non arriva una ragazza, Candice Hu�go, a portarselo via por sempre. «Mi interessava la storia di queste duo solitudini: quella doll'uomo che dopo una vita da sbandalo si ancora al suo localo come a una zattera, e quella del ragazzo senza famiglia che trasforma il caffé nella sua casa». I) progetto iniziale prevedeva le ripreso all'inlcrno della golaloriu Pas�si di Roma, mono illustre di altri caffè romani ma assai frequentala fino agli Anni Sellunla: salone e saloni in una palazzina inizio secolo con un cortile intorno dove si celebravano i le danzant i con tanto di orchestrina e iiffogali In coppa. Nonostante sia chiuso da anni al regista non è stato concesso, però, di poter girare là, quindi ha dovuto ripiegare su una villa doll'SOO con volle affrescate arredate per l'occasione con tavolini, poltrone, piccole lampade, portafiori, tonde di pizzo ai vetri e una scacchie�ra. «M'è piaciuto raccontare il secolo che si è appena chiuso attraverso la vicenda di un caffé, che già non è più cfuelloglorioso dei primi del Novecen�to, ma quello che rimanda gli ultimi bagliori prima della definitiva scom�parsa, quando il pomeriggio a sedersi ai tavoli andavano avvocati e colonelli, vecchie nobildonne e vedove ambi�zioso nell'illusione di rivivere i fasti della mitilo-Europa». Mingozzi ha previsto anche una battaglia musicale, nel film, tra gli anziani i clienti abituali che vorrobboro solo sentire lo noto doi valzer e un gruppo di giovani scatenati che se ne sono impossessati per giocare con i loro computer e guidali da un d.j. fanno andare a tulio volume il ritmo del rap, Concepito a scansioni di dieci anni in dieci anni, dall'ieri dei primi Anni Settanta quando il rito dell'an�dar al caffé a chiacchierare sopravvi�veva come un guscio in cui chiudersi per aver l'impressione di esser difesi dal fuori, fino all'oggi in cui i caffé sono stati sostituiti da birrerie e ludoteche dove i giovani vanno non per conversare ma per sentirsi grup�po insieme, «Tobia al caffé» non vuole essere un film sociologico ma una commedia sentimentale. «E' una sto�ria morale sul tempo che va. L'istitu�zione del caffé oggi è tramontata perché si va di fretta, l'espresso si beve in piedi, conlesse e gonorali non esistono, o non c'è più il modo né la voglia di alzare un paravonlo dienlro il quale nascondere lo nostro poche cortezze)). Vero protagonista di questo rac�conto corale è Roberto Cilran, mite camerire del Gran Caffé Quattro l'al�me, un uomo che assiste impolenlo alla decadenza del suo localo. :.'' Ivmm mmpi ■•■■. Roberto Citran protagonista di -Tobia al caffè»

Luoghi citati: Firenze, Milano, Napoli, Padova, Roma, Torino, Venezia