« Il Pontefice tra i Giusti » di Aldo Baquis

« Il Pontefice tra i Giusti » « Il Pontefice tra i Giusti » Proposta di un superstite dell'Olocausto Aldo Baquis TEL AVIV Fra (pianti in Israele attendono con ansia il pellegrinaggio di pa�pa Giovanni Paolo II vi è un ingegnere di Boor Sheba (Negov), lìhahu «Elek» Wajcor, un soprav�vissuto del ghetto di Varsavia. Nei giorni scorsi ha inviato al presidente del parlamento, Avraham Burg, una lettoni volu�minosa con le fotocopie di una vecchia rivista polacca e con il consiglio di proclamare Karol Wojtyla «Giusto fra le Nazioni»: il più alto riconoscimento dello sta�to ebraico a quanti, durante la seconda guerra mondiale, si sia�no prodigati per salvare ebrei dal genocidio. Nel giorno in cui a Roma il Pontefice si inginocchiava per recitare il Mea Culpa, Wnjcer osservava che «proprio Giovanni Paolo II, più di ogni altro in passato, ha operato per rappacifi�care la Chiesa con il popolo ebrai�co». «Riconoscergli 1 onorificenza di "Giusto" a suo parere consentirebbe di aprire ima nuo�va pagina fra ebrei a cristiani». Finora né Burg né il Museo del�l'Olocausto Yad va-Shem hanno commentato la sua iniziativa: la proclamazione di un «Giusto» ne�cessita approfondite ricerche sto�riche, testimonianze dirette, ri�chiede mesi. Weycer che nel campo di prigionia di Buchonwald spart�un povero capan�none con lo scrittore lille Wiesel e con Israel Meir Lau, attuale rabbi�no capo aslikenazita di Israele è rimasto legato alla cultura polac�ca. Quando può va in ima bibliote�ca dove sfoglia riviste di storia contemporanea, fra cui «Zank», segno, edita a Varsavia. «Nel nu�mero del maggio-giugno 1988 ha scoperto -lo scrittore Stanislav Krajewski descrisse con dovi�zia di particolari una storia relati�va a Karol Wojtyla»: informazio�ni dunque non nuove, ma che in Israele non erano di dominio pub�blico. Wiycer ha cosi appreso che nel 1942 una coppia di ebrei di Cracovia, sentendosi in pericolo di vita per l'aggravarsi delle per�secuzioni antisemite, affidò il fi�glio di due anni a conoscenti cattolici. Passata la guerra questi constatarono che i genitori natu�rali del bambino erano morti: nel frattempo si erano affezionati al piccolo, desideravano battezzar�lo. Chiesero dunque consiglio al loro sacerdote, Karol Wojtyla. Contrariamente alle loro aspet�tative prosegue Knyewsky questi osservò che i genitori del bambino avrebbero voluto che ricevesse educazione ebraica. In Polonia, non erano rimasti suoi parenti. Dopo difficili ricerche furono finalmente trovati dei con�giunti negli Stati Uniti che accet�tarono di riceverlo. «Mi risulta che quel bambino è diventato un ebreo ortodosso», afferma Wajcer. Secondo l'ingegnere, la grande umanità di Wojtyla fece allora impressione su im rabbino polacco, Israel Spira, detto «il giusto di Lubishev». «Dio ha vie misteriose per mostrare il suo volere commentò Rabbi Spira ai discepoli Chi salva un'anima di Israele é come se avesse salvato il mondo intero. Questo sacerdote è degno di diventare un papa». Adesso mentre trenta anziani israeliani si apprestano ad incon�trare al Museo doll'Qlocausto Yad va-Shem il loro compagno di infanzia del villaggio di Wadowice (Cracovia) Karol «Lolek» Wqjtyla Wajcer moltiplica gli sforzi per convincere le autorità a conferire al Papa il riconoscimen�to di «Giusto». Ieri, attraverso interviste al quotidiano Maariv, a riviste locali e alla radio di Stato, ha rievocato la vicenda nella speranza che qualcuno di�sponga ancora di informazioni sul caso. «Imped�che un piccolo orfano ebraico fosse battezzato come cattolico dai genitori adottivi»