Quel dito che si allunga in mezzo al Peloponneso

Quel dito che si allunga in mezzo al Peloponneso E' LA TERRA CHE BRUCE CHATWIN HA SCELTO PER ESSERVI SEPOLTO Quel dito che si allunga in mezzo al Peloponneso REPORTAGE Marco Fiojcchi | GRECI hanno riservato a Dio i posti migliori per costruirci I una chiesa», parola di Bruce Chatwin. E lui, che di luoghi se ne intendeva, non ha voluto smentirsi: per il suo ultimo viag�gio ha scelto una cappella bizanti�na del X secolo, San Nicola in Chora, a Kardamyli, in Grecia. Lo scrittore inglese c'è arrivato il 15 febbraio 1989, in un cofanetto di quercia. Ma, per non peccare di superbia, ha chiesto che le sue ceneri fossero interrate sotto un ulivo, che ombreggia la chiesetta da vicino. Senza lapide, né un'iscrizione. Questa volta, il fi�nale della sua storia ha preferito non spartirlo con nessuno. Ha poca confidenza con gli estranei anche la tene che lo ha accolto, la penisola di Mani, il «dito» di mezzo nel Sud del Pelo�ponneso. È una Grecia come non si è abituati a vedere. Il paesaggio è unico. Montagnoso (Ù Taigeto, m. 2520, il monte più alto della regione, è poco distante!, ma con la strada che guizza di continuo tra l'interno brullo e la costa a strapiombo sul mare, con panora�mi di grande effetto. E con una particolarità che non ha paragoni in Grecia: l'architettura dei pae�si, tante San Gimignano, sparse a un passo dalle spiagge o anoccate m cima a un colle. Dove le costruzioni tipiche, insomma, so�no le torri in pietra. A volte incastrate fra altre case in strette viuzze acciottolate, più spesso solitarie, sempre pronte a movi�mentare l'orizzonte sbucando dal paesaggio o dall'alto di una collma. Una vera ricchezza nazio�nale. A tal punto che lo Stato corteggia i proprietari con una proposta allettante: si accolla le spese di restauro e in cambio ne mantiene il possesso per vent'anni, trasformandole in alberghi che gestisce direttamente. TYascorso quel periodo di tempo, i legittimi proprietari possono de�cidere del loro futuro: fame la propria abitazione oppure mante�nerle come hotel. La porta d'ingresso alla peniso�la di Mani è Kalamata. Arrivarci per ora di pranzo significa avere il tempo per tuffarsi dalla spiag�gia che accompagna il lungomare e poi mettersi a tavola in uno dei ristorantini affacciati sulle onde. Il menù è il solito, dall'insalata greca al souvlaki d'ordinanza, ma con un ingrediente da non tralasciare: le olive, quelle nere, specialità rinomata di Kalamata. Il vero spettacolo, però, inizia a Kardamyli, Oltre che l'omaggio a Chatwin. È in questo paesino, infatti, che «La via dei canti» ha registrato i primi acuti: Chatwin cominciò a scrivere il celebre libro sugli aborigeni australiani a casa di Patrick Leigh Fermor, lo scrittore inglese che vive a Kar�damyli, in una villa immersa nel verde (che ha disegnato di perso�na) a qualchetehlinaio di metri dall'hotel Kalamilsi. La sua vo�glia di Grecia è tutta in un libro, «Mani. Travels in the southern Peloponneso», che trovate facil�mente in vendita da queste parti. D'ora in avanti le torri diventano le protagoniste assolute. Subito, ad Areopoli dove, in una di que�ste costruzioni diventata alber�go, la Tour Kapetanakou, ci si può fermare per la notte. La scelta è fra le stanze nel corpo centrale (quelle con il bagno in comune! e la camera doppia nella dépendance (l'unica con i servi�zi). Case e toni in pietra, due chiese (Aghios Ioannis e, soprat�tutto, Aghii Taxiarches, arricchi�ta da antichi affreschi!, negozietti e tre ristoranti nella piazza centrale, sono le attrattive mag�giori per chi vuole solo passeggia�re per le vie strette di Areopoli. Per i camminatori veri c'è il sentiero (3 km! che porta alla baia di Dyros. Con l'auto, si può fare di più. Per esempio, una deviazione ver�so l'interno da Areopoli porta a Flomochori (in tutto 16 km!, un paese turrito in cima a una colli�na che regala una vista superba, e a Kotronas (20 km!, questa volta in riva al mare. Continuan�do verso Sud lungo la costa, poi, la sosta obbligatoria è alle grotte di Dirou: si visitano su barche a remi, scivolando sull'acqua per 2 km tra sale arabescate da stalaltiti, stalagmiti e concrezioni mine�rali di mille colori. La summa di Mani è Vathia, ancora più in basso. Un groviglio di torri di pietra: cinque trasfor�mate in alberghi, una in ristoran�te, una nel Museo del folklore (il «paese» è chiuso da ottobre ad aprile!. Poi, viene il tratto eli costa più bello. La strada cono a picco sul mare, tagliata nella roccia delle montagne, e termina a Por�to Kagio. Letteralmente: il villag�gio, una decina di case, è sulla spiaggia (percorribile in autol, affacciato su una baia bellissima. Una scenografia con un punto di osservazione privilegiato nella chiesetta di Achillio, sopra il trat�to di costa di fronte. Lasciato Porto Kagio c'è una deviazione sulla destra, per raggiungerla im�boccando una strada stonata. Il viaggio sta arrivando alla fine. Passa per forza da Githio, una cittadina vivace, con il lungo�mare movimentato da ima lunga lista di ristoranti, locali, hotel, negozi. E ha come ultima tappa Monemvassia, sulla costa rivolta verso Atene del terzo «dito» del Peloponneso, il paese che non c'è. Si arriva a Géfira e non si capisce perché un ponte in asfallo colle�ghi il piccolo centro allo scoglio enonne (allo 300 m) piantato in mezzo al mare. Sul grande mono�lito non c'è niente. Almeno all'ap�parenza. Bisogna avere pazienza, coprire il breve percorso che gira intomo alla mpe maestosa e var�care a piedi le mura che sbanano il cammino. Al di là c'è Mo�nemvassia, adagiata sulla faccia nascosta della roccia. E allora, l'etimologia del nome spiega il ponte che sembra finire nel nul�la: moni emvasis, «unico acces�so». Il passaggio delle mura rega�la una sorpresa di quelle che riescono bene. Case basse e in pietra, affacciate su un vicolo lungo e stretto, dove sfilano botte�ghe, caffè e ouzerie, cascate di gerani e bouganvillee in fiore. Un labirinto fatto di stradine e piaz�zette improvvise, sottolineate dai dromiki, i sottopassaggi a volta che si intmfolano fra le case, dove bisognerebbe trovarsi il prossimo 30 aprile, per le pro�cessioni della Pasqua ortodossa. Anche Monemvassia ospita un letterato. Ha occhi profondi e un profilo acuto. Vi fissa se vi sedete da Matoula, il ristorante dell'anziana sorella. Da due foto in bianco e nero appese alle pareti. Perché lui, Yannis Ritsos, non c'è più. Poeta limo dei grandi contemporanei greci, alcune sue poesie sono state musicate da Mikis Teodorakis! e comunista (le sue opere orano bandite dm-an�te la dittatura dei colonnelli!, è morto nel 1990, a 81 anni. Riposa nel piccolo cimitero del paese: sulla tomba, una stele con impres�so il suo viso, rivolto verso il LA PENISOLA DI MANI E UNA GRECIA DURA: IL PAESAGGIO È MONTAGNOSO (COL TAIGETO POCO DISTANTE) E LA STRADA GUIZZA TRA L'INTERNO BRULLO E LA COSTA A STRAPIOMBO Per non peccare di superbia, lo scrittore ha chiesto che le sue ceneri fossero interrate sotto un ulivo, che ombreggia da vicino a cappella bizantina di San Nicola in Chora, a Kardamy. Senza una lapide, né un'iscrizione Immagini delle stupende torri di Vathia e delle basse case di pietra di Monemvassia. (Foto Fiocchi)

Persone citate: Bruce Chatwin, Chatwin, La Terra, Mikis Teodorakis, Patrick Leigh Fermor, Yannis Ritsos