Elena e il suo Vittorio la «strana coppia» di casa Savoia di Aldo Rizzo
Elena e il suo Vittorio la «strana coppia» di casa Savoia Elena e il suo Vittorio la «strana coppia» di casa Savoia RECENSIONE Aldo Rizzo IL 31 luglio 1944, alle sei del mattino, due anziani signori, un uomo e una don�na, erano intenti a pe�scare con la lenza, su una barchetta che si era allontanata di po�chi metri dalla riva, sotto Posillipo, a Napo�li. Un motoscafo inglese, di guardia nella zona, perché era arrivato Gior�no VI per ispezionare le truppe mtanniche d'occupazione, si acco�stò per controllare chi fossero i due pescatori. «Siamo il re e la regina d'Italia», rispose la donna. Non vole�vano crederci. Ad ogni buon conto, i reali italiani furono pregati di slog�giare da villa Rosebery, perché trop�po vicina a villa Emma, dove risiede�va Sua Maestà britannica. Vittorio Emanuele III non eserci�tava più le funzioni di re, anche se avrebbe abdicato solo due anni do�po: in sua vece agiva, nella Roma appena liberata dai nazisti, il figlio Umberto, come «luogotenente del regno». Vittorio curava da molti anni uno scarno diario, su cui quel giorno semplicemente annotò: «Ner�vi e a casa». Poi, col trasferimento RECENARi IONE o o in una villa nei pressi di Vietri, i nervi si pla�carono e lui ed Elena poterono tornare a pe�scare. Da allora, il dia�rio fu progressivamen�te e quasi ossessiva�mente dedicato ai risul�tati della pesca. Il 31 dicembre 1945 scrisse: «5 + 16 = 21 pesci». Furono le ultime parole del diario, prima del�l'esilio e della morte a Alessandria d'Egitto. Elena gli sarebbe soprav�vìssuta fino al 1952. Prima del dedino e della rasse�gnazione senile, Vittorio ed Elena erano stati non solo i più popolari (lei, ma anche lui, pensando all'im�magine del «re soldato» nella prima guerra mondiale! sovrani italiani, ma anche due personaggi di riferi�mento nella storia europea. Perso�naggi particolari (lei principessa di un regno minuscolo come il Monte�negro, sbalzata giovanissima alla ribalta di una delle grandi capitali, lui introverso, scorbutico erede del�la monarchia sabauda in un mondo drammatico!, ma non sprovvisti del senso della «missione». Un libro di Giovanni Artieri e Paolo Cacace, tra cronaca sociale e storia diplomatica, consente una nuova riflessione su ouesta «strana coppia» (però concorde e afiiatatal. Di Artieri, famoso giornalista, per vent'anni anche alla «Stampa», e autore fino al '95 (anno della morte! di saggi sulla storia d'Italia, è un ritratto-biografia di Elena, apparso nel 1950, mai più ripubblicato: pagi�ne molto godibili anche come affre�sco dei costumi della Casa reale e della classe politica dell'epoca. Di Cacace, pronipote di Artieri e pro�motore del libro a due voci (anche lui affermato giornalista e storico!, è un saggio su Vittorio politico e diplomatico. E se il giudizio su Elena è fondamentalmente positi�vo, quello sul «piccolo re» è natural�mente pieno di luci ed ombre. Le ombre, si sa quali siano: i rapporti col fascismo, l'enrore decisi�vo di aver ceduto a Mussolini, fino all'avallo ingiustificabile delle leggi razziali, premessa della guerra ac�canto a Hitler, fino ali opinabile, almeno, comportamento dopo l'B settembre '43. Ma il «piccolo re» era stato anche protagonista della svol�ta italiana del primo '900, in senso liberaldemocratico, accanto a Giolit�ti. E poi aveva osteggiato le punte estreme dell'avventura fascista, fi�no a porle fine, a guerra perduta. Certo, dopo molti cedimenti. 11 saggio di Cacace non è propria�mente «revisionista», nel senso che voglia rettificare sostanzialmente il giudizio storico, ma s'iscrive in que�sta corrente, richiede un'attenzione più spassionata alla vicenda di colui che è stato comunque un protagoni�sta di mezzo secolo italiano. Due ritratti in parallelo di Artieri e Cacace: il «piccolo re» protagonista con Giolitti della svolta liberale d'inizio '900, prima del colpevole cedimento al fascismo Giovanni Artieri Paolo Cacace Elena e Vittorio Luni.pp. 389. L. 36.000 SAGGIO
Luoghi citati: Alessandria, Egitto, Italia, Posillipo, Savoia
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