Ferrero, un profeta del potere globale

Ferrero, un profeta del potere globale Ferrero, un profeta del potere globale Genero di Lombroso, positivista e socialista avversato da Croce, esiliato dal fascismo: modernità di un intellettuale dimenticato in patria STRANA terra quella dei luo�ghi comuni : patria non di ban�diere e confini ma di parole (e silenzi! condivisi. Dissemina�ta di memorie che a volle stentano nel lasciarsi intravedere, nel trova�re ascolto e racconto. Ribalta dove, spesso, è salutare che a catturare attenzione non siano le luci ma le ombre. E le assenze, colte improvvi�samente nel loro non esserci, fini�scono cosi col marcare la memoria di un Paese ben più di assillanli presenze. In questa strana terra le vite sconfitte e obliate, i profeti misconosciuti in patria, i viandanti sfuggiti alle strade del potere e i vagabondi scivolali via dai viottoli del successo, non rappresentano solo uno spazio vuoto, un tassello dolorosamente mancante in una comune condivisione. Finiscono con l'essere ciò che come i semi della parabola evangelica è desti�nato a scomparire per poi fruttifica�re più generosamente. Con questo destino di seminato�re sottratto dolorosamente al suo Paese s'identifica la vita di Gugliel�mo Ferrerò, figura di inlellettuale che a fatica comincia ad essere tolto all'oblio attraverso la ricomparsa di alcune delle sue opere. A comincia�re da quella Ricostruzione che Wal�ter Lippmann alla vigilia del secon�do conflitto mondiale, consigliava vivamente di leggere a Churchill e a Roosevelt perché ne traessero coasiglio sulla rotta da tenere in un momento tragico della storia dei popoli. E infatti questo libro, dedica�to alla composizione da parte dei grandi artefici del congresso di Vien�na del difficilissimo equilibrio inter�nazionale dopo le tempeste napoleo�niche, è stato avvedutamente ripro�posto lo scorso anno dal Corbaccio. Forse, sulla difficoltosa riproposta dell'opera di Guglielmo Ferrerò, pe�sa proprio quel marchio di profeta sconfitto che finisce con l'abbraccia�re la sua vita. Quando muore esule, nel rifugio elvetico di Moni Pelerin, lutto quan�to ha sostenuto, e per cui si è battuto, apparentemente è stato spazzato via. Scriverà di lui Luigi Firpo: "E' morto il 3 agosto 1942 nel momento in cui poteva misurare nella brevità dell'arco dell'esisten�za umana il fallimento totale della propria vita, nel momento più bas�so della nostra storia nazionale, mentre tutti i valori in cui egli aveva creduto venivano duramente calpestali e sembravano destinati a sparire per sempre dal futuro del�l'Europa". La sua parabola inizia a Portici dove, nel 1871, nasce da una fami�glia di origine piemontese. Ferrerò studia legge scoprendo ben presto un vivissimo interesse per l'antro�pologia criminale portata in quegli anni ad un dinamico dispiegarsi da Cesare Lombroso. Ed è proprio con Lombroso di cui sposa nel 1901 la figlia Gina che Ferrerò nel 1893 pubblica uno dei suoi primi lavori, una ricerca sulla donna delinquen�te. Pur legatissimo a Lombroso e permealo, in tutta la sua parabola inlellelluale, da quella connotazio�ne di pensatore positivista che gli varrà l'ostracismo di Croce e di numerosi esponenti dell'idealismo, Ferrerò è di quelli che non amano sostare troppo all'ombra altrui, an�che se prestigiosa e carismatica. Cosi lascialo il cenacolo lombrosiano si dà ad un'intensa collabora�zione alla Critica sociale, compie proficui viaggi e ricerche in tutta Europa e s'impegna in una militan�za socialista che, durante la più forcaiola fase crispina, lo fa condan�nare ad un'onorevolissima pena di due mesi di domicilio coatto. Ferre�rò quindi approda a II secolo diretto dal futuro premio Nobel per la pace Ernesto Teodoro Moneta. Del giornale tanto amato dalla più dinamica borghesia milanese Ferrerò per quasi vent'anni è voce ascoltatissima e autorevole: i suoi articoli, pubblicati quasi ogni venerdì, finiscono col proporsi co�me una lettura non provinciale, capace di cogliere il nuovo e di mettere a nudo i mali antichi e le manchevolezze recenti dell'Italia di quell'inizio secolo. Il militarismo e l'emigrazione, l'instabilità del siste�ma politico italiano, la corruzione: questi alcuni dei grandi temi affron�tali nel corso della sua lunga naviga�zione giornalistica che dopo aver affrontato, e sciolto in chiave di interventismo democratico, la bufe�ra delle "radiose giornate" della pri�mavera del 1915 s'infrange contro i macigni liberticidi scagliati dal fa�scismo contro la liberta di stampa. E infatti con la direzione del Secolo affidata al nazionalista Bevione, indicato espressamente da Mussoli�ni in sostituzione di Mario Missiroli, dal quotidiano se ne vanno, oltre a Ferrerò, anche Borsa, Spinetti, Magrini e Russo. Sin dall'inizio del secolo Ferrerò, operosissimo, affianca all'attività giornalistica l'impegno di una ricer�ca storica che si dispiega' in tutti i decenni successivi, dando vita ad opere che conoscono un vastissimo successo di pubblico. I suoi libri, assieme a collaborazioni che fanno apparire i suoi contributi sulle più importanti testate giornalistiche d'Europa, degli Stati Uniti e del�l'America del Sud, ne fanno nei primi decenni del secolo uno dei nomi più conosciuti dell'intellettua�lità italiana nel mondo. Non solo: privo di mezzi di famiglia è solo grazie alla sua attività professiona�le che Ferrerò approda cosa piutto�sto inusuale per un intellettuale italiano aduna vita di sapienti agi. La bella villa dell'Olivello, nei pressi di Firenze, le giuste frequen�tazioni intemazionali, i grandi viag�gi sono alcuni degli aspetti più evidenti di un benessere nato non dal privilegio ma dal merito e dalla laboriosa intraprendenza. Circo�stanze queste forse non del tutto estranee alla sprezzante bollatura con cui gli accademici catalogheran�no come divulgativi i suoi lavori negandogli quella cattedra che inve�ce, una volta costretto all'esilio, gli viene riconosciuta dall'università di Ginevra. Eppure i libri di Ferrerò, affron�tati a decenni di distanza, offrono scorci sull'esplodere della moderni�tà degni ancora di attenzione: i^a due mondi, ad esempio, scritto nel 1913, frutto di un lungo viaggio nelle Americhe e dedicato al con�fronto tra la modernità quantitati�va americana e il carattere qualitati�vo dell'antica Europa può offrire filtri di lettura non banali sulla globalizzazione che ci sta investen�do. Altri suoi lavori si soffermino sulle vicende della Roma Antica o le tempeste della Parigi giacobina e termidoriana sono sempre signifi�cativi. Soprattutto per lo sguardo disincantato con cui vengono messi a nudo i meccanismi del potere, le dinamiche dell'agire politico, i prin�cipi di quella legittimità su cui riflette con tratti sintonici ai suoi Ortega y Gasset. Vale a dire un altro dei grandi d'Europa che s'accosta a Ferrerò quando questi viene obbli�gato a prendere la strada dell'esilio. DA LEGGERE Guglielmo Ferrerò Ricostruzione Corbaccio, Milano 1999 Guglielmo Ferrerò tra società e politica a cura di Rita Baldi Ec/g, Geno va 7986 Gugliemo Ferrerò La vecchia Italia e la nuova Ed. scientifiche italiane. Napoli 1997 laura Barile Il Secolo. Storia di due generazioni della democrazia lombarda Guanda. Milano 1980 Guglielmo Ferrerò nacque a Portici nel 1871 da una famiglia d�origine piemontese, mori esule in Svizzera nel 1942: insegnava a Ginevra, il fascismo gli negò la cattedra.