Cina: verrà il Papa e avrà i comunisti di Francesco Sisci

Cina: verrà il Papa e avrà i comunisti Intervista con il vescovo di Pechino: «Apriremo il dialogo con Roma, purché Taiwan sia isolata» Cina: verrà il Papa e avrà i comunisti Francesco Sisci PECHINO ERCOLEDI delle cene�ri: il vescovo di Pechi�no Fu Tieshan, capo dei cattolici patriottici ci�nesi, fedeli al governo, scuote la testa mentre risponde alle domande de La Stampa in questa intervista esclusiva. So�no circa settecento anni che il cattolicesimo è arrivato in Cina e a che punto è? Ha soltanto cinque milioni di fedeli. Non ha fatto tanto bene, anzi. Perché? Il vescovo non lo dice apertamen�te, ma lo indica con certezza. Il cattolicesimo, arrivato in Cina ai tempi dei Mongoli nel 1294, non prese piede perché si mise dalla parte degli invasori, e cosi scomparve. Ricomparve secoli dopo con Matteo Ricci, ma an�che stavolta ci fu un errore strategico. Il Papa proib�ai gesu�iti di predicare il Vangelo adat�tandolo ai riti cinesi, nonostan�te i grandi successi riscossi dai sacerdoti presso la corte impe�riale prossima alla conversione. L'errore di oggi è quello di esita�re, di essere indecisi al confine di questo grande continente. «I cinesi sono un quinto della popolazione mondiale, se la Chiesa non riesce ad avere un buon rapporto con un quinto della popolazione mondiale ne va del suo impegno di universaUtà», spiega il vescovo. Il futuro del cattolicesimo è qui allora, ma a patto che il Vaticano rinun�ci con fermezza ai suoi rapporti con l'isola di Taiwan. Questa la chiave della ripresa dei rapporti e qui anche le difficoltà. «Per quanto ne so il Vaticano non ha ancora chiarito il livello dei rapporti che deve mantenere con Taiwan dopo la normalizza�zione delle relazioni con Pechino» dice il vescovo. La questio�ne della nomina dei vescovi può essere risolta, dice. «L'Italia non ha avuto decine di anni di rap�porti difficili con il Vaticano dopo l'unificazione del Paese risolti poi con i Patti Lateranensi? E la Francia? Sono stato ad Avignone, il castello dove il papa era stato chiuso dai re era una vera prigione. Ho fiducia che una soluzione sarà' trovata rapidamente. Noi preghiamo ogni giorno per il Papa, bisogna solo trovare una soluzione equa». Funzionari del governo e del�la Chiesa cattolica sostengono che la Chiesa cattolica clandesti�na non è più un problema insor�montabile. Molti vescovi clande�stini hanno aperto canali di colloquio con emissari del gover�no e della Chiesa cattolica. At�tendono solo la normalizzazio�ne dei rapporti per tornare allo scoperto e unirsi alla Chiesa patriottica. Anche sulla nomina dei vescovi un accordo può esse�re raggiunto sulla base di consul�tazioni, «Ma non vogliamo che il Vaticano nomini dei vescovi vio�lentemente anticomunisti. La cosa ci metterebbe in difficol�tà». Un problema per la norma�lizzazione dei rapporti sono quelli che alcuni «patriottici» definiscono «teste di granito», convinti che la Cina di oggi sia preda di comunisti senza Dio come 40 anni fa. Negli Anni '80 il Vaticano ha infatti concesso alla Chiesa clandestina il per�messo di autonominarsi i vesco�vi per stato di necessità. Da allora si sono moltiplicati i casi di sacerdoti senza troppa prepa�razione e, come documenta il libro La Chiesa nascosta di Zorzi Adige, anche casi che sconfi�nano nell'eresia, specie del Nor�dest del Paese, già culla della setta dei Falun Gong. Costoro arrivano a dire sostengono alla Chiesa patriottica che se il papa riconoscesse il governo di Pechino non sarebbero più fede�li al Vaticano. Di contro a cpesti sacerdoti e vescovi ordinati fret�tolosamente, la Chiesa patriotti�ca vanta un'organizzazione im�peccabile: 115 diocesi, oltre 1200 sacerdoti, più di tremila suore, oltre 1700 seminaristi divisi in seminari minori, con corsi di due, tre anni, e seminari maggiori di quattro anni dove si studia con impegno teologia dog�matica, morale, spirituale, pa�storale,.. Accanto alla preparazione dei preti anche i singoli fedeli sono più preparati, spiega il vescovo. Chi voglia prendere il battesimo deve seguire tre mesi di corso di catechismo. Poi per i convertiti molte parrocchie or�ganizzano classi triennali di teo�logia. «Sulla nomina dei vescovi bisogna trovare un modello cine�se, perché la nostra situazione ò particolare spiega il vescovo che ha passato vent'anni della sua vita in campi di rieducazio�ne e in prigioni del governo -. Ma io ho fiducia che lo Spirito santo guiderà le due parti a trovare presto una soluzione accettabile». In palio ci sono folle di nuovi convertiti, specie gente di mez�za età, che vede sempre più nella Chiesa cattolica la risposta ai propri bisogni spirituali. «La Cina oggi ò diversa da quella che alcuni Dipingono. Trent'anni fa la propaganda diceva che la religione è l'oppio dei popoli, noi invece abbiamo tanta gente che si rivolge a noi. Noi preghiamo per il papa tutti i giorni e preghiamo che la normalizzazio�ne delle relazioni con il Vatica�no arrivi presto». Cina e Vaticano potrebbero ristabilire relazioni diplomatiche già entro quest'anno. Per la Santa Sede l'obiettivo è tornare in questo grande Paese. Per Pechino la posta in gioco è forse ancora più importante: provocherebbe l'ulteriore isolamento diplomatico dell'isola di Taiwan, la «provincia ribelle». Il Vaticano è lo Stato più influente che abbia ancora relazioni con l'isola. Inoltre, diplomatici americani ammettono che la normalizzazione delle relazioni con il Vaticano avrebbe un impatto positivo anche nei rapporti tra Cina e Usa. Che si sia a una svolta appare confermato anche dal prudente ambasciatore taiwanese presso la Santa Sede, Raymond Tal. il quale ha dichiarato che Pechino e Vaticano sembrano vicini alla ripresa del dialogo. A fianco la stazione di Pechino, sotto il vescovo Fu Tieshan

Persone citate: Matteo Ricci, Raymond Tal