la speculazione è nascosta su Internet di Ugo Bertone

la speculazione è nascosta su Internet LA NEW ECONOMY PUÒ' DECIDERE LA BATTAGLIA DEL GREGGIO La speculazione è nascosta su Internet Yamani: entro sei mesi si può arrivare a 40 dollari analisi Ugo Bertone AFFOGHIAMO nel petrolio». Proprio un anno fa, il 6 di marzo, r«Economist», il più prestigioso giornale economi�co del mondo, dedicava la sua copertina al crollo del greggio. E avanzava una provisione clamo�rosa: il prezzo del barile, già sceso a dieci dollari, sarebbe precipitato presto Tino a 5 dolla�ri. Dopo soli quattro giorni, il 10 di marzo, i ministri dell'Opec concordarono però a sorpresa di ridurre la produzione. Due setti�mane dopo il prezzo del greggio era già risalito del SO'/n. A dicem�bre, complice la ripresa economi�ca in Oriento e il boom della locomotiva Usa, era arrivato a quota 25 dollari. Ieri, nonostan�te il rimbalzo all'ingiù dei prez�zi, un barile (ovvero 158 litri di oro nero) veniva trattato sopra i 30 dollari. E gli esperti sono concordi: entro fine mese, prima del vortice dell'Opec fissato per l'ultimo week end di marzo a Vienna, si arriverà a 35-36 dolla�ri. Secondo lo sceicco Zaki Yama�ni, il «padre» dell'embargo petro�lifero del '73, i corsi del greggio potrebbero addirittura volare a 40 dollari nei prossimi sei mesi. Andrà proprio così? All'wEconomist», dopo aver pubblicato quella sincera e coraggiosa auto�critica che solo i giornali davve�ro seri possono permettersi («gra�zie al cielo ha scritto il direttore queste gaffos cos�evidenti e spettacolari sono rare...») non azzardano previsioni. Lo stesso sceicco Yamani, oggi autorevole presidente del Centro for Global Energy Studiesdi Londra, sostie�ne che i padroni del petrolio pagheranno a caro prezzo, nel tempo, questo boom dei prezzi; il «prezzo giusto», capace di con�ciliare gli interessi di consumato�ri e produttori, sostiene Yamani, non dovrebbe superare i 20 dolla�ri. Sopra questa cifra i consuma�tori vedono riaccendersi perico�loso tensioni inflattive, a scapito dello sviluppo e dei consumi di greggio. Il petrolio stabile a 30 dol ari significa un maggiore esborso di 80 miliardi di dollari per i Paesi consumatori dell'Ocso e un impatto dello 0,8^1 sul Pil. Certo, le economie dell'Occi�dente si sono emancipate, alme�no in parte, dalla spada di Damo�cle del greggio. «Ogni dollaro di spiega l'ex vicepresidente Pil della Fod Alan Blinder contiene oggi la metà di pil rispetto agli Anni Settanta». Merito delle nuo�ve tecnologie, Internet ma non solo, cui si deve il 3507o della crescita tra il 1995 e il 1998 negli Usa, e che producono ormai un'enorme cuantità di denaro (l'B'K) del prodotto interno lordo). Ma anche la «new cconomy» può essere ostaggio di un'industria centenaria quale quella dol greg�gio: '«01 non solo per l'impatto che «oro nero» può avere sulla cre�scita dell'infiaziono (e, di rifles�so, sui tassi di interesse), ma anche perché i benefici della Grande Rete, applicati al commercio di petrolio, possono gio�care brutti scherzi. Per cercare di spiegare i miste�ri del mercato del greggio (impre�sa quasi impossibile dati i segre�ti che circondano le scelte di alcuni Paesi, Arabia Saudita in tosta) occorre infatti distinguere tra i movimenti strategici di medio periodo sia sul fronte dei produttore che dei consumatori, dalle oscillazioni, violente e imDrovvise del mercato spot. Nel jreve periodo, soprattutto di qui alle decisioni del vertice Opec del 27 marzo, il mercato rischia di essere «completamente nelle mani della speculazione», come ha accusato il ministro iraniano Zangheneh. Anche Blinder sem�bra dello stesso avviso; «Si va verso un periodo di penuria dol greggio, che si presta ad impen�nate a danni delle imprese e, soprattutto, dei consumatori». Già, le improse possono contare su contratti di lungo periodo oppure possono correre ai ripari operando coperture finanziarie con i «futures» ma i privati, sono senz'altro i più esposti agli sco�stamenti di prezzo, sempre più rapidi (grazie a Internet). «Baste�rà ammonisce Irene King, capo economista di JP Morgan un banale incidente tecnico ad una raffineria per far salire il prezzo alle stelle». Accanto ai colpi della specula�zione a breve, però, c'è una partita diplomatica intensa, inaugurata dalle pressioni di Bill Clinton con la minaccia di usare le riserve strategiche Usa per deprimere i corsi dei prezzi. I produttori, per ora, rispondo�no in ordine sparso. Ci sono i falchi, Algeria e Libia in testa, che si dicono contrari a aumenta�re il tetto (in tal caso a luglio il greggio potrebbe valere 35 dolla�ri albanle, secondo l'agenzia per l'energia Usa); ci sono le «colom�be», come il Venezuela, disponi�bili ad aderire alla richiesta ame�ricana di aumentare le estrazio�ni di due milioni di barili (previ�sione di 25 dollari di prezzo entro agosto). In mezzo c'è l'asse Arabia Saudita-Iran che, a sor�presa, è emerso ieri tra Riyad e Teheran, fino a ieri leader dei falchi. I due colossi del Golfo, recita un comunicato, lavoreran. no per la «stabilità del mercato». Un compromesso, insomma, è possibile, anche perché è negli interessi di due Paesi. Ma non sarà facile. Ma lo sceicco arabo avverte: «Ai padroni del petrolio costerà carissima la continua salita dei prezzi» Lo sceicco Zack Yamani

Persone citate: Alan Blinder, Arabia, Bill Clinton, Blinder, Irene King, Yamani, Zack Yamani, Zaki