«Il nostro cinema muore» la denuncia di Gigi Magni

«Il nostro cinema muore» la denuncia di Gigi Magni Il regista, autore della «Carbonara», attacca lo strapotere delle produzioni americane «Il nostro cinema muore» la denuncia di Gigi Magni Ernesto Baldo ROMA L'ormai consolidata disaffezione che il pubblico italiano manifesta per i nosiri film preoccupa seriamente gli iiulori di prestigio e anche i giovani regisU. «L'altra soni racconta Gigi Magni ho incontrato un giovane autore, che da alcuni mesi ha realizza�lo il suo primo film, ora disperato, ([Uiisi urlava, perché non riesco a farlo uscire. Ed aveva ragione. Se non si mettono i giovani nelle condizioni di poter competere ad armi pari il nuovo cinema italiano non esploderà mai., li' umiliante esseri; scavalcali da una certa produzione, come quella americana di oggi, che non ci appartie�ne. Ben vengano i film d'oltre oceano, ma non devono invaderci come sia accadendo. Un conio e la suggestione che viene da uno spettacolo che li racconta in mondo r il costumo di una società che tu non conosci e un conio o ossore omologali dagli attuali film USA. E poi, diciamo la verità, sono veramente belli questi film ame�ricani che spadroneggiano sugli scher�mi italiani? Tra l'altro a ine sembra che di americano queste opere abbia�no poco, potrebbero svolgersi ovunque». Gigi Magni, che ha raccontato per immagini la Roma papalina ollocentesca, da «Nell'anno del Signore» a (La Carbonara», non nasconde la sua profonda amarezza. Tanto è vero che sembra deciso a ritirarsi a «vita priva�la». Non è soltanto una battuta: dopo quarant'anni, medila di abbandona�re la sua abitazione di via del Babuino, nel pieno centro di Roma, per trasferirsi a Venezia. «Esiste ancora questo cinema ita�liano?» è la domanda che Magni si pone. E stando all'andaniento della stagione la risposta non è meoraggiante. Rispetto al 98-99 la quota di mercato nazionale del nostro cinema si e dimezzala passando dal 28,50Zd al 14,40/» contro il 72,7(M) dei film di produzione americana e inglese. Dei sessanta nuovi film italiani usciti negli ultimi sette mesi soltanto quattro sono riusciti a rientrare delle spese sostenute per la realizzazione: «Il pesce innammorato» di Pieraccioni (18 miliardi e 695 milioni d'incas�so), «Vacanze di Natale 2000» di Vanzina (17 miliardi e 293 milioni), «Tifosi» di Neri Parenti (9 miliardi e 294 milioni) e «Amore a prima vista» di Salemme(7 miliardi e 867 milioni). Lo stesso Pieraccioni è ben lontano dai 74 miliardi del «Ciclone» (1996) e dai 70 di «Fuochi d'artificio» ( 1997). Degli altri titoli italiani della sta�gione 1999-2000 più di venti non hanno raccolto ai botlegliino 200 milioni e una decina neppure 50 milioni. 1 campioni americani sono usciti «a pioggia»; «Se scappi, ti sposo» in 215 città, «Tarzan» (in 209), «The BlairWitch Project» (in 197) e «Ameri�can Beauty» (in 200) a differenza delle 102 e 84 città che hanno concesso sale, rispettivamente, a «Liberate i pesci» di Cristina Comencini e «Cano�ne inverso» di Tognazzi, titoli italiani che nelle utime settimane figuravano tra i «più visti» nei week end. L'ultimo film di Gigi Magni, «La Carbonara» ha incassato in una venti�na di giorni 335 milioni, quasi tutti a Roma, perchè fuoti dalla Capitale è stalo programmalo soltanto a Cata�nia e Palermo. «La fatica che si fa per fare un film non è ripagata sostiene Magni -. Negli altri Paesi europei il cinema sta risorgendo tramile accordi lelevisi, da noi si propone soltanto fiction diseducativa, non sempre italiana, e nei Telegiornali si parla, come fossero eventi, di film americani che non sono ancora uscid a New York. Non esistiamo più nel mondo. D'altra par�te non basta a consolarci il successo intemazionale di "La vita è bella". Noi dobbiamo essere grati a Roberto Benigni, perù, un film non significa l'esistenza di una cinematografia». «A maggior ragione aggiunge Magni è indispensabile frenare l'ag�gressione americana, che oltre ad essere economica, è culturale perchè minaccia la nostra già fragile identi�tà. Inoltre oggi la circolazione del cinema italiano è ostacolata da forme di monopolio contro le quali non si fa niente. Perchè non si applica, come in altri paesi europei, una legge anti�trust? E'inutile ripetere che "non ci sono più idee" quando si sa che in Italia l'esercizio della memoria non è diffuso». «In un anno è passata dal 28 all4 per cento la quota di mercato e solo 4 film su 60 sono rientrati delle spese» Lucrezia Lante della Rovere, protagonista della "Carbonara", di Gigi Magni, sopra. Nino Manfredi; in basso, Claudio Amendola e Valerio Mastandrea

Luoghi citati: Italia, New York, Palermo, Roma, Venezia