Funerale comune per boss e vittima
Funerale comune per boss e vittima Crotone: le bare nella piazza gremita, una decisione che ha già scatenato polemiche Funerale comune per boss e vittima Le due vedove fianco a fianco Il parroco: mafiosi dovete convertirvi Rocco Valenti CROTONE Antonella e Carmela si abbrac�ciano e piangono. Si tengono Strette por quasi due minuti; i volli scavali, pallidi, provali da quaranta ore di lacrime. Ne sono passate laute, di ore, da quando i mariti, Francesco Are�na e Francesco Scerbo, 39 anni il primo 29 il secondo, sono slati ammazzali da quattro persone incappucciate in un bar del centro d�Isola Capo Kizzulo. A pochi passi da qui in piazza del Popolo, un rettangolo rivestito di cubetti di porfido e piastrelli�ne di marmo bianco e circonda�lo da fabbricati ad un piano, poco curali. E' il momento dello scambio del segno di pace, e loro si sorreggono l'un l'altra, abbracciale, disperalo, davanti allo bare sistemate sotto il palco dal (piale il parroco tuona con�no la 'ndrangheta che qui, da anni, semina morte e terrore. E non importa se Arena era consi�derato dagli investigatori uno delle cosche e sarebbe stato lui il bersaglio dei killer, mentre di Scerbo, un venlinovonno che passava il suo tempo anche aiutando (Usabili con un'asso�ciazione di volontariato, non si riesce a trovare una persona, in paese, che non ne parli come di un ragazzo a posto, innamorato della vita, della sua Carmela, dei suoi duo figli in tenera età e dell'idea che presto no avrebbe avuto un terzo. Adesso è solo temilo di disperazione, e le due giovani donne in quell'abbrac�cio cercano conforto, e per loro il resto non conta; forse non sentono neppure gli applausi delle cinquemila persone che stanno attorno a loro, immobili, davanti alle due bare, sistemate l'ima accanto all'altra, perché il parroco, don Edoardo Scordio, ha deciso così: «Celebriamo il funerale in piazza del Popolo con tutti, perché e questo popo�lo che è chiamalo a dare rispo�ste pubbliche a questa cultura di morte», E poi, «tutti e due. Arena e Scerbo, sono stati gene�rati da Dio e rovinati dagli uomini». Don Edoardo è stanco ed anzi «stufo», come dice lui di celebrare funerali di morti ammazzati. «Undici morti in un anno e mezzo... Vogliamo conti�nuare cosi?» Attacca deciso nel�l'omelia, pretendendo che il «no» che viene dal popolo, schie�rato sotto il palco, sia abbastan�za netto da essere udito da tutti. Don Edoardo si scaglia contro la cullura della morte, e lo fa senza mezzi termini: «A coloro che hanno deciso di dominare questo territorio, ai mafiosi, e anche in questa piazza tra di noi ce ne sono, a coloro che taglieggiano tutti, che non fati�cano, che hanno cento case e cinquanta automobili vorrei di�ro: convertitevi, fatelo per il bene dei vostri figli, ve lo chiedo per il bene di questo popolo». «Si può andare avanti cosi, con un bambino cho non conoscerà mai suo padre?»: quando don Edoardo pensa al figlio che Carmela porta in grembo si commuove. Scerbo lo conosce�va bene, come pure Arena. L'uno ammazzato por sbaglio, l'altro per scella. E Antonella e Carmela si stringono forte. Anto�nella ha ire figli e alla veglia di preghiera e digiuno voluta da don Edoardo alla vigilia del giorno dei funerali in piazza, in un giorno di lutto cittadino, c'era anche lei. »uuu ìkn «ttojjfno» Le due vedove tenute per mano dal parroco durante i funerali in piazza a Isola Capo Rizzino
Persone citate: Arena, Edoardo Scordio, Francesco Are, Francesco Scerbo, Rocco Valenti, Scerbo
Luoghi citati: Crotone, Isola Capo Kizzulo
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