«Con D'Alema intesa possibile E' la Quercia che non ci piace»

«Con D'Alema intesa possibile E' la Quercia che non ci piace» F^ll,^^i»P)gfi gAPIC^E^; SpnO ZERO LA POPOLARITÀDI.BERIUSCQNI «Con D'Alema intesa possibile E' la Quercia che non ci piace» la convention Maria Teresa Meli ROMA L m IDEALE inconfessabile del" la maggior parte dei radica�li? Allearsi con un centrosi�nistra che faccia la politica della destra (loro, però, non la definireb�bero così, la chiamerebbero politica «liberale e liberista»). O meglio, siglare un'intesa con un Massimo D'Alema orfano della Quercia, dei «sette nani» della sua coalizione, nonché del segretario della Cgil Sergio Cofferati. I maggiorenti del Pr non lo ammetterebbero mai, pubblicamente, nemmeno sotto tor�tura, ma nella platea, qualcuno lo sussurra. Marco S. di Roma, 27 anni, spiega: «Sono convinto che, se lo lasciassero fare, il presidente del Consiglio si comporterebbe in mo�do diverso, per esempio sul referen dum che riguarda i licenziamenti». Però, per come sono messe le cose, non se ne parla proprio; è un ideale, appunto, inconfessabile quanto ir�realizzabile. Dunque, si veleggia da soli, che quei due Poli, allo stato attuale sono indigeribili per questa platea. Ma qualche simpatia, di tanto in tanto, trapela lo stesso. Sergio D'Elia, radicale, ex Prima Linea, fa capùe che, tutto sommato, il leader della Quercia non è malissimo. Non gli dispiace «Veltroni l'Africano, che è tomaio angosciato dall'Afri�ca, benché si sia accorto un po' in ritardo di quello che succedeva lì». Senz'altro lo preferisce al «Veltroni "berlusconiano" ossessionato dal conflitto d'interessi». Mentre al Ca�valiere D'Elia non concede nulla; «E' convinto dice che le alleanze si facciano sommando la "roba", lo 0,5 di De Michelis, ai vod di Bossi. Per questo è rimasto sinceramente meravigliato quando non è riuscito a siglare l'intesa con noi». Intesa che, va detto, alla maggior parte delle persone che affollano la pla�tea dell'hotel Ergife, non andava assolutamente giù. E ora che quell'alleanza è sfuma�ta, qui, si tua un sospirone di sollievo. Per Beppe Caravita, radica�le a tutto tondo, Silvio Berlusconi, ad esempio, è un signore in «doppio petto che fa politica per non andare in galera». Già, le azioni del Cavalie�re, all'Ergife, sono in caduta libera. Non che lo abbiano mai amato, ma adesso, dopo che, come sottolinea D'Elia, gli è venuto in mente di «fare un fronte anticomunista co�me nel '48», lo guardano con ancor maggior sospetto di quanto lo guar�dassero un tempo. «Vogliamo "sfasciare" i fasci», è il motto di Marco Cappato, giovane promessa del pr. Già, la jarola d'ordine di Pannela «questa è una destra putrida» piace assai. E non dispiace affatto l'idea di far perdere il Polo. Osserva Marcello Crivellini, radicale di ri�tomo: «I diessini adesso dovrebbero aiutarci a raccoghere le firmo per pre�sentare le liste. In Pie�monte, per esempio, fac�ciamo loro un piacere, questo è un fatto indub�bio». Ma sarebbe un errore pensare che la Quercia attragga troppe simpatie da queste parti. Il Polo è inviso, però i Ds non se la cavano. Francesco Pintus, ex procuratore gene�rale di Cagliari, che lavo�ra nei comitati promotori dei referendum sulla giustizia, sem�bra avere le idee chiare in proposi�to: «Veltroni afferma su questi quesiti non ha detto una paro a. La verità è che esiste un collegamento tra il partito dei giudici e la sini�stra». E Giuseppe Micheletta, radi�cale dedito ai temi della giustizia, sbeffeggia la sinistra che descrive Haider, di quale, in realtà, è un politico belloccio e pure un po' mediocre», come la «peste dell'Eu�ropa», quando l'infezione vera, non viene dall'Austria, bens�da que�st'Italia, che «ha perso la cultura del diritto». E sempre Micheletta ironizza su «Veltroni che viene qui a dire tante belle cose» e poi sostie�ne un governo e una maggioranza che varano «provvedimenti alluci�nanti, come quello sulla sicurezza». . No, la Quercia corteggia (ecco�me se corteggia), però non convin�ce. Racconta l'economista Mario Baldassarri, un tempo a fianco di Segni, ora schierato con i radicali nelle loro battaglie; «Dopo aver ascoltato il suo intervento, ero ten�tato di chiedere a Veltroni; 'Per favore, d�qualcosa. Di sinistra, di destra, ma di qualcosa'». Morale della favola, sempre secondo Bal�dassarri: «In Italia ci sono due poli senza progetto impegnati in una sola cosa: nella corsa per arrivare primi a occupare il potere». E, allora, meglio, molto meglio, «schie�rarsi con U progetto radicale, senza poli, piuttosto che con i poli senza progetto». La pensano cosi tutti, all'Ergife. Certo, se D'Alema buttas�se a mare, possibilmente con una pietra al collo, l'intera sua maggio�ranza... Ma è un'utopia, questa, di quelle che, persino i radicali, che pure ne coltivano con amore e dedizione tante, ritengono irrealiz�zabile. Rivalutato anche il segretario Ds «Sia pure in ritardo si è accorto di ciò che succede in Africa» Il segretario diessino Walter Veltroni con Emma Bonino ieri alla convention dell'Ergile. A sinistra: Marco Pannella

Luoghi citati: Africa, Austria, Cagliari, Italia, Roma