Curzi: i miei primi settant'anni... di Guido Tiberga
Curzi: i miei primi settant'anni... DA RADIO PRAGA A LIBERAZIONE, PASSANDO PER IL TG3 Curzi: i miei primi settant'anni... «Rifarei tutto. Il comunismo?E' ancora meglio del resto» intervista Guido Tiberga L' m INVASIONE dell'Ungheria, * il reggiseno di Luciana CaBgg stellina «che sventolava su una barca, il giorno che a Praga ci sfidò lutti a buttarci nella Molda�va», le litigato con Craxi «che però alla fine mi ha lasciato al mio posto», la pattuglia di «ragazzetti» del Tg3 che croscè, il partilo «che aveva ragione» anche (piando ave�va torto. Cocchi (Jori che «confon�deva il mio telegiomalo a Telemontecarlocon la Fiorentina: ogni gior�no voleva cho mettessi fuori squa�dra qualcuno», Walter Veltroni «che studiava con mia figlia o cho forse ho contribuito a portare sulla cattiva strada del comunismo, quella che adesso fa finta di non aver mai percorso...». Sandro Curzi l'uomo di Radio Praga, il nocchiero di Telekabul, oggi direttore di «Liberazione», quotidiano di Kifondazione comu�nista compie settanl'anni e si racconta così. Un flash dopo l'altro tra privato e politico, insistendo sull'etichetta del «compagno sco�modo» che tanto gli piace. Sottant'anni che passano da un perso�naggio all'altro, «con mille dimenti�canze perché sono un po' emozio�nato»; la moglie «che è stata una grande giornalista e che ora fa la pensionata seria, non come me che continuo a giocare con i giomali». 11 nipotino «romanista, proprio a me che sono laziale». Navarro ValIs che manda gli auguri «a uno come me che non ha nessuna voglia di convertirsi». Lucio Magjri «che era tanto bravo sugli sci». Maurizio Ferrara «che era un gran�de maestro, anche se adesso tutti lo citano come il padre di Giulia�no», Rina Gagliardi, «che viene dal Manifesto e che ha conservato una certa capacità inventiva. Lei ha messo su questa cosa dei settant'anni. Io non ci pensavo, ho saputo la notizia da radio Radica�le». Ha saputo dalla radio che era il suo compleanno? «Ma dai, non sono mica rincoglionito. Dalla radio ho saputo dello scherzo: la pagina della posta but�tata nel cestino appena me ne sono andato dal giornale, sostituita da quel paginone pieno di auguri... C'erano proprio tutti; i compagni, i direttori, gli amici, Luciana Castel�lina, che conosco da una vita: donna bellissima, erano tutti inna�morali di lei, compresi i democri�stiani. Citto Masolli, che ha comin�ciato a scrivere con me, nel 1943». Nel '43 lei aveva 13 anni... «E con questo? Io sono sempre stato un cronista. Schierato, fin da ragazzino, ma sempre cronista. Il mio primo articolo lo scrissi allora, sull'Unità clandestina. Sulla morte di uno studente ammazzato in un liceo di Roma. Ho cominciato da ragazzino, forse per questo mi è sempre piaciuto scoprire i giovani. Lo sa chi è slato il primo?». Uno che avrà fatto strada, immagino. Sbaglio? «Uno che ha fatto la "sua" strada. Uno che quarant'anni dopo mi ha costretto a lasciare il mio partito, grazie alla sua "svolta"». Direttore, non starà parlando diOcchatto? «Proprio lui, il giovane Achille. Me lo ricordo bene, nel '56. Con Lucia�na Castellina, Saverio Tutine e Carlo Ripa di Meana facevamo il giornale dei giovani comunisti. Ro�ba da 400 mila copie, mica un giornaletto. Faceva ii liceo a Mila�no, mi portò un pezzetto contro l'intervento dei russi in Ungheria. Ebbi pure qualche problema con la segreteria. Il primo di una lunga serie.. Sa, eravamo gU unici a sostenere lo teorie di chi era con Mosca e di chi stava contro, stretti tra il partito e le nostre sensazioni. Io avevo persino una fidanzata ungherese. Chissà com'è oggi, che fa il primario a Budapest...». Qualche rimpianto? «Per la fidanzata o per quegli anni lontani?». Faccia un po' lei... «Parliamo di mia moglie Bruna, allora. Io sono stato un farfallone, e lei mi ha sempre aspettato. Mi ha aiutato molto, pure nel lavoro: ha corretto per anni i miei strafalcioni romaneschi. "Non parli a Tele Trastevere", quante volte me lo ha detto... Il passato? Non lo rimpian�go perché lo rifarei uguale». Uguale uguale? «Forse, se potessi tornare nel '56, avrei qualche dubbio in meno. Ma il resto no: non sono un comunista di quelli che dicono: "Noi non sapevamo". Certo che sapevamo di Stalin e di tutto il resto. Ma sapevamo anche che, in un mondo diviso com'era allora, la nostra parte era comunque la migliore. Tornerei a Radio Praga, a lavorare fianco a fianco con persone dure, ma vere; ex-partigiani che aveva�no dovuto fuggire dall'Italia, Gente che teneva testa ai russi; facevamo propaganda, certo, ma quella del Pei, non quella di Mosca. Tornerei al Tg3, quello che Giuliano Ferrara defin�"Telekabul" pensando di insultarci, regalandoci invece mi�lioni di spettatori che non ne pote�vano più dei socialisti...». Direttore, tra i colleghi che le hanno fatto gli auguri ci sono pure Montanelli, Fede e Fel�tri. Non è che lei, in fondo in fondo, non è più scomodo co�me vorrebbe essere? «No, no. Io sono sempre lo stesso». Allora dica qualcosa di pole�mico... «Potrei parlarle dei colori». Che c'entrano i colorì? «C'entrano, c'entrano. La politica sembra diventata tutta grigia. Per me, invece, chi è nero è nero. E chi è rosso è rosso». «Occhetto? Ho pubblicato io il suo primo articolo e lui, con la "svolta", mi ha costretto a cambiare partito» Sandro Curii, ex direttore del Tg3, ora alla guida di «Liberazione»
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