le ragnatele democristiane di Federico Geremicca

le ragnatele democristiane ELEZIONIREGIONAM E RESA DEI CONTI A PIAZZA DEL GESÙ V ; Le ragnatele democristiane Dietro la rissa la lunga mano di De Mita retroscena Federico Geremicca ROMA A conferma dell'impressione che trasmette la sua faccia da bravo ragazzo un po' invecchiato, Pierluigi Castagnet�ti è una persona perbene. Guai, però, a scambiare la sua disponi�bilità per arrendevolezza o, peg�gio, per ingenuità. E infatti, ades�so che è ora di pranzo e che se ne sta tranquillamente seduto nel suo ufficio di segretario dei popo�lari fumando il solilo sigaro, ammette di sapere perfettamen�te quali e quante partite si stan�no giocando intorno a quella che molti già definiscono la sfida del topolino (Gerardo Bianco) al leo�ne feroce (Antonio Bassolino). «Lo so, lo so che dietro alcuni passaggi di queste ore c'è chi scorgela mano di De Mita dice -. E so anche che c'è chi sostiene che se le cose dovessero andar male, in Campania e altrove, Ciriaco proverebbe a presentar�mi il conto. Non credo sia vero. Ma se anche lo fosse, le confesso di non esser preoccupato». Aspi�ra il sigaro, poggia i gomiti sulla scrivania e continua: «Vede, che De Mita non mi ami non è una novità. Nulla di personale, inten�diamoci: semplicemente non so�no stato eletto segretario grazie a lui. Detto ciò, io ho raccolto questo partito con il cucchiaino: ed era ridotto nello stato in cui l'ho trovato dall'operazione con la quale si sostitu�Prodi con D'Alema. Bene, io a quel passag�gio ero contrario, e comunque non c'ero: lui, Ciriaco, invece sì. E allora facciamoli pure i conti, se qualcuno intende farli.,.». Bene, potreste non crederci: ma dietro gli irrigidimenti e le complicazioni che avvelenano il caso-Napoli, probabilmente c'è anche l'ennesima resa dei conti democristiana. Una ragnatela di rancori antichi e nuove velleità che può far sorridere, se confron�tata agli epici scontri scudocrociali: ma che pure, secondo mol�ti, sta contribuendo non poco a ingarbugliare la già avvelenata partita napoletana. Districarsi tra i sottilissimi fili della ragnate�la non è facile, ma provarci da qui cioè dai grandi saloni semi�deserti di piazza del Gesù, pas�seggiando tra i corridoi e gli scaloni di quello che fu il palaz�zo del partito più potente d'Ita�lia provarci da qui, dicevamo, forse può aiutare. Ed ecco, dunque, Lapo Pistelli, vice di Castagnetti e occupan�te oggi la stanza che fu dello scalzato Franco Marini. Toscanaccio purosangue, non prova nemmeno a smentire l'esistenza dell'offensiva demitiana, tesa a drammatizzare la situazione e forse a rovesciare il segretario. «Sì, Ciriaco è il propugnatore della cosiddetta linea dura spiega Pistelli -. La differenza tra noi e lui non è tanto sul fatto che il Ppi non possa accettare le umiliazioni che vuole imporci Bassolino e che debba, dunque, tenere in campo la candidatura di Gerardo Bianco: è sulle riper�cussioni a livello del governo che non siamo d'accordo. Lui dice che dobbiamo ritirare i mini�stri, ma ragiona ancora come se avessimo il 30 per cento dei voti, e invece siamo al quattro, E soprattutto non si possono man�dare all'aria esecutivo e coalizio�ne per l'isolato caso campano. E' vero: dobbiamo mostrare ai Ds che senza il Ppi la coalizione non vince. La cosa surreale è che, per farlo, ci stiamo mettendo nelle condizioni di perdere davvero le elezioni in Campania». Sarà pure come dice Pistelli: e cioè che il governo D'Alema, comunque andranno le cose, non rischia la crisi per il duello Bassolino-Bianco. Ma è un fatto la circostanza che, ieri mattina, Sergio Mattarella sia dovuto sali�re al Quirinale per rassicurare il capo dello Stato circa le reali intenzioni del Ppi. Difendere l'onore e la dignità del Ppi è un imperativo categori�co per l'intero gruppo dirigente popolare. Ciò nonostante, nel'antico palazzo democristiano, non vi sia chi non veda quali e quanti pericoli possano nascere dall'improvviso attivismo di lea�der del peso di De Mita e D'Anto�ni, e dalla ripresa di iniziativa di Giulio Andreotti. Dario Franceschini, ex delfino (tradito) di Franco Marini e sottosegretario di D'Alema, accusa: «Non se ne può più delle velleità di gente come D'Antoni e De Mita. Per fortuna, a maggio il referendum elettorale spazzerà via ogni ipo�tesi di terzo polo con buona pace di tutti». Intanto, però, «De Mita vuol far cascare il governo annota Lapo Pistelli -, D'Antoni sta a casa di Berlusconi una sera s�e l'altra no e Andreotti sta cominciando a intessere rappor�ti con quelli del Polo». In verità, il governo al mo�mento sembra non correre alcun pericolo: e i fili della ragna�tela dovrebbero non allungarsi fino ad avviluppare anche il già provato palazzo Chigi, La linea dura propugnata da De Mita, infatti, è stata discussa e boccia�ta nel corso di una cena offerta due sere fa dal presidente del Senato, Mancino, allo stato mag�giore del Ppi. «Una crisi di gover�no per far che?», avrebbero iro�nizzato alcuni dei partecipanti al convivio. E molto avrebbe pesato il ponderato invito alla prudenza rivolto a tutti dalla seconda carica dello Stato. Ma che la ragnatela democri�stiana rispanni, per ora, il gover�no di Massimo D'Alema non vuol dire, naturalmente, che la situazione sia tranquilla o sotto controllo. «A partire dal braccio di ferro in scena a Napoli lamenta Castagnetti rischiamo di mandare in frantumi la coali�zione». E non meno preoccupata è la valutazione del saggio Man�cino: «Se la vicenda di Napoli si conclude male avverte il presi�dente del Senato lascerà un segno. Non sarà oggi, non sarà tra un mese: ma magari tra due o tre le conseguenze arriveran�no. La verità è che qui si sia mettendo in pericolo tutto ciuci�lo che abbiamo faticosamente costmito dal 1994 in poi... Qual�cuno, De Mita per esempio, so�spetta che dietro le mosse di Bassolino ci sia D'Alema e un nuovo sgambetto del premier ai danni del Ppi. A quel che ne so, mi sento di poterlo escludere. Quanto sta accadendo, invoce, mi pare soprattutto il fratto di un ulteriore impazzimento della politica italiana». Questo c'en�tra di certo. Ma quanto sta contribuendo a questo impazzi�mento l'invisibile e insidiosa ragnatela che parte da piazza del Gesù? Castagnetti: il braccio di ferro a Napoli rischia di mandare in frantumi la coalizione

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