Hollywood, boicotta l'Austria

Hollywood, boicotta l'Austria Un appello del regista Costa-Gavras agli artisti e agli intellettuali Hollywood, boicotta l'Austria Costa-Gavras L5 IDEA di boicottare l'Au�stria non ha solo un signifi�cato simbolico. È anche un appello a chi soffoca la memoria per interesse politico, economico, o per indifferenza ed egoismo. Infi�ne, e soprattutto, è un richiamo alla nostra volontà di costruire e di vivere in una Europa certo senza frontiere e con un'unica moneta, ma soprattutto con i valori umani fondamentali che hanno le loro origini nelle culle della nostra civil�tà: Alene, Gerusalemme e Roma. Di fronte alla riapparizione e alla salila al potere dei neofascisti di Jòrg Haider, l'in�dignazione non è sufficiente e il boicottaMio è uno dei possìbili atti con�creti. Tutti �segna�li lanciati da Hai�der e dai suoi sono lontani, assai lon�tani dai valori uma�ni europei che i mo�vimenti d'estrema destra fascisti e ne�onazisti hanno de�riso, combattuto e affogato nel sangue ogni volta che sono arrivati al potere. Haider e i suoi celebrano questi movimenti e adulano, con l'immaginario nazista, gli istinti pangermanisti dei loro eleltori. Ci troviamo oggi di fronte a una realtà austnaca che già da tempo era slata paventata. Grandi artisli austriaci come Poter Handke, Elfriede Jelinek, Thomas Bernhard e altri hanno gridato la loro disperazione per questa rinascila della xenofobia, dell'antisemitismo e del nazionali�smo ottuso, riflessi usciti diretta�mente dal nazionalsocialismo di Hitler. Questi uomini, le cui quali�tà artìstiche sono universalmente riconosciute, sono stali condanna�ti come «artisti degenerati» dagli haideriani. È la stessa terminolo�gia usata da Goobbels per Thomas Mann. Già qualche anno fa Tho�mas Bernhard faceva dire a un personaggio della sua pièce Heldenplatz: «Questo pìccolo Stalo è un mucchio di letame... abitato da sei milioni e mezzo di imbecilli pazzi furiosi... di nazisti inveterati». Ci avvertiva, con l'eccesso ne�cessario ai grandi tragici, di ciò che covava nel suo Paese e che era accettato dalla maggioranza e com�battuto solo da una minoranza. Non ha smesso d�gridare la sua disperazione fino alla fine della sua vita. Mentre l'Europa e l'umanità intera si trovano di fronte alla rivoluzione del vivente, altrimenti detta rivoluzione genetica o biolo�gica, mentre essa affronta i proble�mi ecologici del pianeta che non possono essere risolti se non por vìa democratica e umanista, gli Haider, i Lo Pon, i Gerard Frey, i Mario Borghezio, i Philippe Doxinler ecc. preparano il terreno alle idee di Fukuyama, di Sloterdijk e di altri «neo-ponsatori» che sognano la fine dell'epoca umana e 1 inìzio di un mondo in cui «... comincerà una nuova storia, aldilà dell'uma�no», popolala, senza dubbio, da superuomini e da subumani. Ed eccoci tornati alle fondamen�ta del regime hitleriano, anche stavolta per via democratica. Sen�za alcun dubbio Haider non è Hitler, e non si capisce come po�trebbe diventarlo. Si dice democra�tico e si scusa per i suoi «eccessi verbali», cioè per le sue celebrazio�ni, plurivontennali, in favore del nazismo. Quali lo ragioni che lo spingevano a tanto? A chi si rivolge�va, e perché? Haider a questo non ha risposto, ma aveva già risposto Thomas Bernhard. Quanto alle scu�se, alle ritirate e agli altri metodi prudenziali di Haider, Stephen Zweig, «artista degenerato», aveva già detto quel che valgono, e quel che bisogna pensarne, nel suo libro Il mondo di ieri, scritto nel 1942 e riferito alla Germania del 1933-34. Ripeto: nessuno pensa che Hai�der possa essere un altro Hitler. Ma allora perché tutta questa agita�zione? Perché il boicottaggio, che per di più, mi dicono molti, non si basa su alcuna base giuridica? In ragione dello paure che ho appena esposto, che creano osse stesse, automaticamente, un diritto politi�co od etico, un dovere di difendere le libertà. Per la memoria delle milioni di vittime che il fascismo ha fatto. Perché gli artisti e gli intolloltuali possono essere una forza di resistenza. Per mandare un messaggio forte, spettacolare al 7007o degli austriaci e al signor Schussel, che si adattano o accetta�no Haider e le sue idee. E infine per dare argomenti tangibili agli au�striaci che si oppongono a Haider e per dire che siamo al loro fianco, onnai, invece di essere spettatori un po' inquieti e abbastanza diver�tili come in passalo. A questo proposito sarebbe uti�le che Hollywood mandasse un segno forte eli sostegno, rifiutando, ad esempio, di distribuire i film americani in Austria. Quando i bambini domanderanno perché non c'è più Disney o Schwarzeneggor, ciò inciterà, forse, i cittadini e gli uomini politici a cominciare finalmente il diballilo analitico o la critica inlellottuale e morale del programma di Haider che, sembra, nessuno ha finora portalo avanti in Austria. Se, per caso, i distributo�ri americani non capissero il per�ché di questo boicottaggio, Steven Spielberg potrebbe ricordar loro ciò che significano le idee naziste, e ciò che i silenzi dogli anni Trenta dovrebbero far pesare sulle nostre coscienze. Per me è ovvio che il boicottaggio che abbiamo deciso non può essere definitivo, dove essere costantemente ripensalo, adattalo alle circostanze e perché no trasformarsi in visito frequen�ti di gruppi d'artisti in Austria per dire tutto il male possibile di Hai�der e delle sue idee. Copyright Le Monde Contro Haider non basta l'indignazione. Rifiutarsi di distribuirei film Usa è un segnale forte: quando i bambini viennesi domanderanno perché non c'è più Disney, forse comincerà il ripensamento