IL PAPA processo ai «mea culpa»

IL PAPA processo ai «mea culpa» Una commissione vaticana ha studiato le basi storiche e dottrinali per poter chiedere perdono IL PAPA processo ai «mea culpa» Marco Tosatt�CIHÀ DEL VATICANO 1 vescovi francesi hanno «bruciato» il Vaticano, ed hanno presentato, con quasi una settimana di anticipo I sulla conferenza stampa uffi�ciale, il documento su uno dei gesti più discussi di Giovanni Paolo II IN questo anno giubilare: il «mea cul�pa» della Chiesa per tutto ciò che i suoi uomini hanno commesso di male in passato. Una forma di «purificazione della memoria» for�temente voluta dal Pontefice, che nel 1994 l'ha annunciata a un concistoro di cardinali, alcuni dei quali hanno subito sollevato per�plessità e obiezioni. Ma il Papa è andato avanti nel suo progetto, e ha incaricato una commissione di teologi di studiare le basi storiche e dottnnali per poter chiedere perdo�no, ed entrare nel nuovo Millennio con una coscienza collettiva limpi�da. Giovanni Paolo II compirà que�sto gesto il 12 marzo, prima dome�nica di Quaresima, nella Giornata del Perdono. La presentazione ufficiale del documento era prevista per martedi prossimo in Vaticano con una presenza di grande rilievo: i cardi�nali Ratzinger ed Etchegaray, il teologo della Casa Pontificia Geor�ges Cottier, mons. Piero Marini, il teologo Bruno Forte. Ieri la Confe�renza Episcopale Francese ha pre�sentato le novanta pagine di «Me�moria e riconciliazione: la Chiesa e gli errori del passato» a Parigi. Uno scherzetto che non è piaciuto per nulla in Vaticano. Anche perché a quanto pare l'esempio gallico sarà imitato dai vescovi tedeschi. Il te�sto, una novantina di pagine di piccolo formato, è diviso in sei capitoli, che rispondono alla do�manda principale, formulata ieri dal teo ogo domenicano JeanLouis Brugues: «può la coscienza attuale farsi carico d'una colpa legata a fenomeni storici unici, come le crociate o l'Inquisizione? Non è troppo facile giudicare i protagonisti del passato con la co�scienza d'oggi, come se la coscienza morale non fosse collocata nel tem�po? E d'altra parte, si può negare che il giudizio etico è sempre in gioco, per il semplice fatto che la verità di Dio e le sue esigenze morali restano valide per sempre»? La commissione teologica ri�sponde di si, alla proposta del Pontefice; si può e si deve chiedere perdono, anche se nasce il proble�ma di «definire quelli che sono gli errori del passato»; perché questo gesto può lasciare «i fedeli sconcer�tati, perché la loro lealtà verso la Chiosa se ne trova turbala». I teolo�gi giudicano che l'iniziativa di Wojtyla «non trova corrispondenze univoche nella testimonianza bibli�ca», ma «raccoglie lo spirilo autenti�co del Giubileo biblico». Da un punto di vista teologico invece nolano che «alla santità della Chiesa deve corrispondere la santità nella Chiesa»; inoltre «la santità e il peccato nella Chiesa si rifletlono nei loro efletti sulla Chie�sa intera, anche se è convinzione di fede che la santità è più forte del peccato». E allora la Chiesa «che non è soggetto di peccato», può «con solidarietà materna assumer�si il peso degli errori dei suoi figli, per aiutarli a superarli nel cammi�no della penitenza e della nuova vita». E allora il «Mea culpa» può essere pronuncialo. Ma attenti: per prima cosa biso�gna interrogare gli storici, perché la contrizione «non può appoggiar�si su immagini del passato veicola�te dall'opinione pubblica, sovracca�riche di emotività pasionale». Si può chiedere perdono per una re�sponsabilità perennale, oggettiva o soggettiva; e in certi casi la colpa «può diventare un fardello pesante sulla coscienza e la memoria dei discendenti». In questo caso «si può parlare di una solidarietà che uni�sce il passato e il presente». Purifi�carla vuol dire «eliminare forme di violenza e risentimento». La commissione presenta quattro casi concreti. La divisione dei cristiani, seguita ai due grandi sci�smi. «La lacerazione sembra essere stala causala da una mancanza di amore sovrannaturale, comune al�le due parti, una mancanza di agape». La violenza al sei-vizio del�la verità: i teologi raccomandano di «stabilire la verità slorica, perevitare ogni memoria mitica». Cristiani ed ebrei: «l'ostilità ola diffidenza di numerosi cristiani verso gli ebrei è un fatto storico doloroso». Ma nel caso della Shoah, «risultalo di un'ideologia pagana», i teologi cita�no la rifiessione «Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah», pubbli�cala due anni fa, chiedendosi se i pregiudizi anti-ebraici non l'abbia�no facilitata, e se a fianco ili molli cristiani che rischiarono la vita per salvare degli ebrei altri abbiano mancato. Ateismo e indifferenza religiosa: «i credenti portano an�ch'essi una certa responsabilità». Infine i teologi ricordano che il «mea culpa» e«un atto di lealtà e coraggio, che apre un domani nuo�vo per tutti». la presentazione del documento avverràmarted�alla presenza dei più reputati teologi Ma i vescovi francesi hanno anticipato il Pontefice: quegli atti li hanno resi noti ieri Giovanni Paolo II in una tappa del suo viaggio in Senegal, nel febbraio 1992, mentre visita la «Casa degli schiavi

Persone citate: Bruno Forte, Cottier, Etchegaray, Giovanni Paolo Ii, Piero Marini, Quaresima, Ratzinger, Wojtyla

Luoghi citati: Parigi