Sequestrato un imprenditore a Milano di Paolo Colonnello
Sequestrato un imprenditore a Milano Sequestrato un imprenditore a Milano Manca da marted�sera, chiesto un riscatto di 600 milioni Paolo Colonnello MILANO Sua moglie Stefania lo aspettava per cena, intomo alle 8 dell'altra sera, nella bella casa di Milano 3, comune di Basiglio, il viUaggio dei vip a sud della metropoh costruito da Paolo Berlusconi. Invece Fabio Tacchinardi, 34 anni, contitolare insieme al padre Pierluigi della società di autotrasporti Cappellet�ti, a casa non ha più fatto ritomo. Dopo una notte d'angoscia, ieri mattina una voce anonima ha chiamato il telefono dei suoi geni�tori e ha annunciato che l'uomo era stato rapito, aggiungendo, ma sulla circostanza non c'è alcuna conferma, anche una richiesta di riscatto di alcune centinaia di mi�lioni (5-600), comunque non supe�riore al miliardo. E nella notte si sono diffuse altre voci sull'awenuto pagamento del riscatto. Una somma troppo bassa per un sequestro di persona in grande stile e che ha fatto subito pensare ai carabinieri incaricati delle inda�gini, a un rapimento «anomalo», ad opera cioè non di una banda di professionisti dell'anonima seque�stri calabrese o sarda ma di un gruppo di balordi, non si esclude composto anche da slavi (questa una delle tante voci che circolava�no ieri), che potrebbe aver agito con l'obiettivo di un sequestro lampo. Forse una parte degli sles�si uomini che da mesi stanno terrorizzando con le rapine-seque�stro le ville delle campagne intor�no a Milano, oppure un gruppo di improvvisati entrati in contatto con un «basista» intemo alla socie�tà di trasporti di Tacchinardi e decisi a realizzare un rapido gua�dagno. O ancora, un gruppo mino�re della 'ndrangheta, essendo il territorio tra Basiglio e Pieve, tra�dizionalmente in mano alle orga�nizzazioni criminali calabresi. Ogni ipotesi allo stato può essere plausibile e gli inquirenti non dan�no alcuna conferma. E' passalo ancora troppo poco tempo per avere un'idea precisa sul tipo di personaggi che possono aver deciso di dare il via a una nuova stagione dei sequestri. Ed è per questo che per tutta la giornata di ieri il pm Ilda Boccassini, che coordina l'inchiesta, ha imposto il silenzio stampa più assoluto, in attesa di sviluppi che sembravano imminenti per le indagini. Di certo per la città è stato come ripiombare in un incubo che si sperava definitivamente allon�tanato dopo la liberazione, nel settembre di due anni fa, di Ales�sandra Sgarella, l'imprenditrice perii cui sequestro, sinistia coinci�denza, proprio ieri mattina é ini�ziato il processo. Come la donna, anche Tacchinardi è titolare di un'azienda di autotrasporti con sede nell'hinterland, a Pieve Ema�nuele. Ma le sincronicità finisco�no qui. Perchè sia le modalità del rapimento di Fabio Tacchinardi, sia la richiesta del riscatto, al momento paiono lontani anni lu�ce dalla vicenda capitata a Sgarel�la. Ed ecco il film del sequestro che si consuma in pochi minuti e senza testimoni. Come faceva tut�ti i giomi, Tacchinardi, uscito dal�l'ufficio della filiale di Pieve Ema�nuele, sarebbe dovuto arrivare puntuale per sedersi a tavola insie�me alla moglie, al figlio piccolo di appena un anno e al fratello. L'ave�va annunciato al telefono prima di lasciare l'azienda e di salutare il padre Pierluigi, l'ultima persona che lo ha visto prima della sua scomparsa. «Sto arrivando», ha detto al telefono alla moglie. Ma dopo mezz'ora d'attesa, via via sempre più snervante, i famigliari hanno iniziato a preoccuparsi. Pri�ma ima telefonata in azienda per sapere se Fabio si fosse fermalo li. Ouindi un tentativo sul suo che però rispondeva muto. Poi un giro di chiamate sempre più angoscia�te a suoceri e genitori. Infine la decisione di uscire a cercarlo, nel timore di un incidente con l'auto, ripercorrendo le strade che l'im�prenditore era solito seguire per il ritorno a casa. Strade che da Basiglio-Milano 3 per arrivare a Pieve, in via Moro, dove ha sede la Cappelletti, s'inoltrano per le cam�pagne del parco agricolo MilanoSud, restringendosi sempre più e costeggiando rogge e fossati. Ma le ricerche non danno alcun esito. E' tomando a casa che i fami�gliari, proprio vicino alla loro abi�tazione, ima villetta inserita nel complesso «Al Bosco» di Milano 3, nolano il Cherookee Chief di Tacchinardi fermo sul ciglio della strada: le portiere sono aperte, si vedono i segni di ima coliutazione e sull'asfalto sono rimasti 3 o 4 mozziconi di sigaretta. Un partico�lare che potrebbe risultare fatale ai sequestratori, grazie alle analisi sul Dna della saliva che potrebbe portare a delle prime identificazio�ni. E' a questo punto che scatta l'allarme con una telefonata della moglie Stefania ai carabinieri di Abbialegrasso. L'allarme rimbal�za al comando operativo eh Mila�no e in pochi minuti, erano le 20,45, decine di pattuglie di carabi�nieri vengono mobilitate. 1 posti di blocco vengono organizzati su di�verse autostrade fino in Calabria: l'ipotesi che ci si trovi davanti a un nuovo sequestro di persona è la prima ad essere presa in consi�derazione. Ma di Tacchinardi non si trova traccia. Fino alle prime ore dell'al�ba, non giunge alcuna richiesta da parte dei sequestratori. Verso le 7 del mattino a squillare è il telefo�no della mamma di Tacchinardi, la signora Cappelletti, l'unica del�la famiglia presente con il proprio numero sidl'elenco telefonico di Basiglio. Una seconda telefonata giunge poco più tardi sempre allo stesso numero, e la voce anonima dopo aver annunciato il rapimen�to, detta adesso le condizioni del riscatto. Anche questa una procedura considerala insolita per una banda di sequestratori esperti. Il resto della giornata passa tra l'ac�cavallarsi di voci e i «no commenl» degli int[uirenii. Intanto in casa Tacchinardi regna la paura. Ha un'azienda di trasporti Rapimento anomalo, forse compiuto da un gruppo di balordi dell'ex Jugoslavia Trovata l'auto, tutto intorno segni di lotta e mozziconi di sigaretta. Ieri mattina la prima chiamata alla madre
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