Nel Novecento di Baldacci naufraga Gadda, eccelle il moraviano «stile di plastica»

Nel Novecento di Baldacci naufraga Gadda, eccelle il moraviano «stile di plastica» Nel Novecento di Baldacci naufraga Gadda, eccelle il moraviano «stile di plastica» Pagine di critica militante L'Italia divisa, tra il manzonismo banalizzato del Nord e l'opzione tragica de! Meridione RECENSIONE " ' Piero Geli! SI potrebbe comindare al tito�lo. Novecento passato remo�to, o addirittura dal�la copertina, non co�me perìtest�editoria�li, ma vere e proprie indicazioni d'autore; quell'aeroplano di Siron�rimanda a un periodo lette�rario che Luigi Baldacci ìndica come il migliore dentro il Nove�cento, ma forse allude, con quello spettrale paesaggio urba�no in basso, al silenzio d�un'av�ventura culturale che oggi sem�bra non coinvolgere più. E cos�il titolo ha connotazioni equivo�che, per lo meno anfibole; se una è referenziale e rinvia ai primi decenni del secolo e a un universo popolato di ombre an�che care, anche virgiliane, la seconda è tematica e insieme esistenziale, come autorizza l'epigrafe: il timore che tutto appaia preistoria agli occhi di lettori travolti dai media e ada�giati sulla contemporaneità; e la consapevolezza che «il mara�sma agonico che ormai caratte�rizza» la letteratura sia un per�corso irrimediabile. Chi abbia letto II male nell'or�dine, pubblicato nella stessa collana due anni fa, potrà con�statare che il pessimismo leo�pardiano sia ancora una volta una guida legittima per un'epo�ca che il conte poeta avrebbe Siudicato assai brutta «fuori alla natura come dalla ragio�ne». E dalla realtà aggiunge ora RECEN" ' PiGe IONE o ! Baldacci in questo denso, gremito sag�gio, quasi testamentale nel bilancio del secolo appena chiu�so, e lo studioso nel�la giustificazione prefattiva inedita che por me costituisce sostanzialmente la prima parte chiarisce l'ordine e l'ordito di un pensiero di lunga militanza, coerente, percussivo; e isolato, perché davve�ro pochi sono gli amici di strada (Mengaldo, Raboni) rispetto agli incontri casuali (Asor Rosa, Fortini). Il saggio dunque si articola i due o tre sezioni, le quali come scatole cinesi si contengono l'una dentro l'altra; e se la premessa anticipa le «Idee gene�rali», queste verranno argomen�tate e suffragate di esempi nel�l'ultima parte, la più ampia, «Persone». Adesioni e ricuse, idiosincrasie e propensioni ven�gono rigorosamente documenta�te nei sei capitoli della zona centrale, all'interno di una per�tinace linea storico-crìtica che rifiuta la formalizzazione esa�sperata dell'indirizzo semiologico come di ogni ideologismo coatto, per un'indagine analiti�ca che parte dal reale, sentito come fondamento di tutto, e in modo particolare della invenzio�ne e della finzione. In questa prospettiva, distan�ziata come una specola, si con�fermano e si precisano le scelte: il primo quarto di secolo, den�tro cui si muovono Papini scrit�tore e il Soffia .di Scoperte e massacri, il Marinetti distrutto�re inventivo, il Palazzeschi di Perelà e de La Piramide ma non quello più tardo, il Bontempelli de La vita operosa, l'Ungaretti di Allegria di naufragi. E a quegli anni corrisponde l'attivi�la narrativa di Svevo e quella di Tozzi, che, anche se qui non ha una sua casella nominale, da tempo lo studioso indica come uno degli scrittori massimi del Novecento e Con gli occhi chiu�si la sua opera più significativa. E sono anche i decenni di più intensa operosità creativa di Pirandello, personaggio scomo�do alla cultura italiana, al quale Baldacci dedica pagine di pene�trantissima acutezza, che puni�scono il letterato spesso scaden�te, pur sottolineando l'impor�tanza di romanzi come I vecchi e i giovani o de II fit Mattia Pascal, a vantaggio della geniali�tà teatrale: Igiganti della mon�tagna è un potente capolavoro che racconta in termini di mito quella tragedia della cultura che George Simmel defin�in modi filosofici. Un'altra messa a fuoco di questa sezione è l'opposizione tra Nord e Sud. tra il manzoni�smo banalizzato della letteratu�ra settentrionale e l'opzione tragica di quella meridionale, ottusamente inaccetta a buona E arte della critica: «Non è somrato forse, a un certo punto, che il Cagna di Alpinisti ciabat�toni meritasse più attenzione di De Roberto?» suggerisce mali�gno Baldacci evocando Contini e le sue inclinazioni per le devianze espressioniste. Ed è chiaro, le predilezioni dell'auto�re vanno altrove, verso i testi�moni di naufragi, come Mora�via e il suo «meraviglioso stile di plastica» o il Pasolini di Petrolio, verso gli scrittori di aderenza realista e di scrittura reale, come Borgese, Loria, Sol�dati, Cassola, il primo Calvino (e solo quello) il dimenticatissimo Cavani; mentre le frecce più acuminate sono contro la prosa d'arte e il romanzo di poesia, da I pesci rossi di Cacchi alla Manzini, dall'Ortese a Consolo. Deciso è anche il ridimensiona�mento di Gadda e la sua tra�sgressione linguistica, la sua espressività paraelica che tende a non esprimere. Nei limiti imposti alla recen�sione, non rimane lo spazio neppure per segnalare, i nume�rosi mirabili ritratti dell'ultima parte, né di controbattere a qualche giudizio troppo mortifi�cante (come per Gadda, di cui non si citano i capolavori «reali�sti» Adalgisa e Pasticciaccio). Contro i pastoni manuahstici «pieni zeppi di vivi e non vege�ti», questo volume di saggi, sparsi nel tempo e nei luoghi, in articoli militanti, atti di conve�gni, introduzioni a, e riviste fantasma, resituisce a una lettu�ra serrata e omogenea un discor�so maturato coerentemente ne�gli anni; e appare oggi come una sorta di contro-canone novecen�tesco italiano di travolgente speculazione e di inquietante perspicacia. Oggi che vige un'al�tra legislazione, tutta contemporaneistica, la modernità inat�tuale di leopardiana consonan�za che Baldacci nel suo risentito isolamento persegue, desta un'ammirata commozione nel lettore, e gli ricorda la possibili�tà di opporsi, di non integrarsi in un mondo nel quale non è dato riconoscersi. Luigi Baldacci Novecento passato remoto. Pagine di critica militante Rizzoli, pp. 520. L. 36.000 SAGGI

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