Il colpo di scena di Haider «Basta, mi faccio da partey»

Il colpo di scena di Haider «Basta, mi faccio da partey» Lascia la carica di presidente del partito: «Non voglio più apparire come il cancelliere-ombra, ma continuo a fere politica» Il colpo di scena di Haider «Basta, mi faccio da partey» Tiio Sansa VIENNA Joerg Haider, l'uomo politico più temuto ed esecrato dell'ultimo mese, si è dimesso ieri sera dalla carica di presidente del Partito liberale austriaco (Fpoe), al termi�ne di una drammatica riunione del suo partito. «Voglio evitare ai nostri ministri ha detto Haider di sentirsi rinfacciare in continua�zione che per ogni decisione van�no prima a sentire cosa ne pensa il "Cancelliere-ombra" in Garinzia. Non sono marionette». Il suo ritiro ha assicurato Haider non è una rinuncia a fare politica, e anche dopo le sue dimissioni «ap�poggia con tutte le sue forze l'alleanza con i cristiano-popola�ri». Haider non ha escluso una sua candidatura a cancelliere alle prossime elezioni nazionali, ma non ha escluso neanche una can�didatura di Susanne Riess-Passer, vicecancelliere nel governo nero-blu designata ieri sera an�che per succedere a Haider alla guida del partito. «Se questo go�verno lavora bene ha detto Haider non avrà bisogno di me». Nonostante le dimissioni, gli Stati Uniti terranno l'Austria sot�to osservazione. Il portavoce del dipartimento di Stato James Rubin ha rilevato che «Haider è ancora nel partito. È ancora go�vernatore» della Carinzia». La voce delle probabili dimis�sioni di Joerg Haider era comin�ciata a circolare negli ambienti giornalistici della capitale già do�menica sera, ma era stata smenti�ta con tale decisione («assoluta�mente escluso», «impossibile») dal capo del gruppo parlamenta�re della Fpoe Peter Westenthaler e dalla vicencancelliera Susanne Riess-Passer, che i giornali non avevano ritenuto opportuno pub�blicarla. Del resto ieri mattina a Klagenfurt il capo del partito della libertà e capo del governo regionale della Carinzia si era pjesentako tutto pimpan^ alla stampa, fugando ogni residuo dubbio circa una sua rinuncia. Aggressivo come al solito, Hai�der aveva ripetuto che l'euro è un «aborto», constatando che il suo forte ribasso nei confronti del dollaro «conferma le mie criti�che», che la robustezza di una moneta non si basa sulla politica ma sull'economia a lunga scaden�za e aveva criticato l'indisciplina�ta Italia che si era allineata ai criteri di Maastricht mediante uno Schlupfloch, lo sportellino aperto nelle porte per fare entra�re i gatti. Era, insomma, il gladia�tore di sempre. Fino a quando un giornalista non l'ha interrogato sullo scottante tema del tetto per gli stipendi dei politici del partito della libertà, fissato a 60 mila scellini netti (meno di 9 milioni di lire) al mese dallo stesso Haider. Contro questo tetto si era ribella�to il giovanissimo (31 anni) mini�stro delle Finanze Karl Heinz Grasser, che ha uno stipendio lordo di 200 mila scellini (28 milioni di lire) e per obbedire al capo del partito dovrebbe rinun�ciare a più della metà. «La regola vale per tutti, anche per Gras�ser», aveva detto Haider alla tele�visione. A Klagenfurt, quando ieri mat�tina gli è stata posta la scomoda domanda, Haider ha reagito uritato, ha detto che il tetto dei 60 mila scellini vale soltanto per i pohtici Fpoe che hanno un'altra attività ma non per coloro che sono «solo e tutto pohtica». Non accettando di ammettere di esse�re stato sconfitto proprio dal gio�vane Grasser, Haider ha detto «abbiamo raggiunto un compro�messo, coloro che ritireranno lo stipendio intero si impegnano a versare ogni mese 10 mila scelli�ni; (un milione 400 mila lire) a un fondo sociale del partito». Haider è poi patito per Vien�na,' visibilmente 'di malumore, per partecipare alla riunione del suo partito il cui tema principale era proprio il discusso «tetto» dei 60 mila scellini sul quale il giova�ne ministro delle Finanze, appog�giato da tutti i ministri «liberta�ri», aveva battuto Joerg Haider, da sempre padre-padrone della Fpoe. Con le voci delle dimissioni nell'aria, si diffondeva intanto un po' di paura tra coloro che aveva�no brontolato per i 60 mila scelli�ni ed erano insorti contro il capo. Scoprivano d'improvviso che, se davvero Haider si fosse dimesso da capo del partito, la Fpoe sareb�be rimane orfana. Perché lo fa?, ci si domandava intanto a Vienna. Per alleggerire la pressione che dall'estero viene fatta sul gover�no del cancelliere Schuessel, at�teggiandosi a «vittima sacrifica�le» per il bene dell'Austria? Oppu�re, come fece De Gaulle che si ritirò sdegnato a Colombay-LesDeux-Egbses, per tornare, poi come un salvatore? Si ricorda a Vienna che almeno tre o quattro volte l'anno Joerg Haider si è dimesso nell'ultimo decennio e poi, richiamato a gran voce dai suoi accoliti, spaventati, ha ritira�to le dimissioni, dopo avere otte�nuto quel che voleva. Due le ipotesi: sacrifìcio per alleggerire la pressione intemazionale o uno stratagemma tattico per piegare la fronda intema e ritomare più forte Joerg Haider nel giorno del suo trionfo lo scorso 3 febbraio, mentre firma l'accordo di coalizione con il popolare Schuessel

Luoghi citati: Austria, Italia, Klagenfurt, Stati Uniti, Vienna