Berlusconi: «Niente guerra ai radicali» di Ugo Magri

Berlusconi: «Niente guerra ai radicali» Berlusconi: «Niente guerra ai radicali» EPannella riapre uno spiraglio: basterebbe una notte... Ugo Magri ROMA «A questa storia della rottura coi radicali eroderò solo quando sa�rà davvero definitiva», confida�va ieri agli amici uno scettico Pierferdinando Casini. In effetti, nonostante il naufragio delle trattative finite contro lo scoglio del sistema elettorale maggiori�tario, non si sono viste tutte quelle scene riprovevoli che di solito accompagnano la fine di un amore. Nessuno scambio di accuse e tantomeno di insulti tra gli sposi mancati. Minacce, ripic�che? Neanche a parlarne. Anzi, all'indomani dello strappo fra radicali e Polo, è stato tutto un susseguirsi di segnali distensivi dall'una parte e dall'altra. Tanto da far dire a un ex-dc di lunghis�simo corso, come Publio Fiori, che Berlusconi e Pannella hanno messo su «una sceneggiata», una «pseudo-rottura che punta ad una riconciliazione di tipo tea�trale all'ultimo momento». I sospetti di Fiori vengono liquidati in casa radicale con l'appellativo di «scemenze». Identico giudizio viene espresso nella sede berlusconiana di via del Plebiscito. Entrambi i conten�denti garantiscono che «la rottu�ra è autentica»: salvo clamorosi e imprevedibili colpi di scena, il lungo negoziato non avrà una coda nei prossimi giorni. Kntro il 15 marzo Emma Bonino presen�terà le suo liste in tutte le regioni dove si vota, e il Polo rischierà di perdere le elozioni dopo aver accarezzato il sogno di vincerle. Sennonché i toni, come Fiori ha colto immediatamente, non so�no quelli di un addio senza ritorno. Al massimo, di un arrive�derci. Ha cominciato di prima matti�na Silvio Berlusconi, chiarendo di non nutrire mai rancori perso�nali, e tantomeno verso il tan�dem Bonino-Pannella. E' vero che «non si è trovalo un accordo politico per le elezioni regiona�li», riconosce il Cavaliere, «ma non cadremo nell'errore dell'au�tosufficienza, tantomeno in quel�lo della rissa». In altre parole, il Polo non scatenerà contro i radi�cali quella «guerra totale» che le reazioni a caldo dell'ex ministro Giulio Tremonti, sfortunato ne�goziatore dell'intesa coi radicali, avevano lascialo presagire. Gli obici dello tivù berlusconiane si dirigeranno altrove, non vedre�mo manifesti di Forza Italia con l'effigie della Bonino, regnerà dunque un certo fair play. Lei, Emma, ne ha preso alto piacevol�mente sorpresa: «Credo che Ber�lusconi abbia fatto un gesto positivo», è slato il primo com�mento, «anche perché io avevo capito che la "guerra totale" era contro lo schieramento "comunista" e non pensavo do�vesse essere contro di me.,.'». Poco dopo, in piena sintonia con Berlusconi, ha fatto udire la sua voce Gianfranco Fini. Per prima cosa ha «bacchettato» Ma�rio Segni che aveva espresso plauso a Pannella e biasimo al Cavaliere. «Non corrisponde al vero che se non ci sarà accordo Ira Berlusconi e Pannella ciò sia imputabile alla presunta scelta conservatrice e proporzionalista di Forza Italia», è la precisazione del presidente di An. Quindi, soppesando con cura le parole. Fini ha aggiunto: «Al momento i radicali sembrano interessati più a differenziarsi dal centrode�stra piuttosto che a conseguire l'obiettivo, impossibile col per�manere delle sinistre al governo, di riformare le istituzioni e la società». Insomma, «al momen�to» i radicali non ci stanno per loro calcoli di convenienza. Ma la forza di gravità finirà per sospingerli di nuovo dalle parti del Polo, pronto ad accoglierli, E' solo questione di tempo. Già, quanto tempo? Se si crede a Pannella, «una notte sarebbe sufficiente» per rimettere le cose a posto lecco perché Casini, in camera caritatis, allarmatissimo commenta: «Dai radicali ci si può aspettare di tutto...»). Basterebbe, insiste Pannella, «fare un patto sui refe�rendum». E quanto alla legge elettorale regionale, pomo della discordia, Berlusconi non do�vrebbe far altro che accettare la proposta d�legge da lui stesso firmata il 7 luglio 1994 insieme con Urbani e Speroni, dove si diceva che il presidente e i consiglieri regionali sarebbero stati eletti con il sistema unino�minale a un turno. Un piccolo sforzo ancora, sembra dire Pan�nella, e l'accordo si può ancora fare. Tutto sta a vedere se Berlu�sconi è pronto a compiere il sacrificio chiesto dai radicali. Chi ha tastato in queste ore il polso del Cavaliere, risponde di no. La tesi prevalente, nel ristret�to circolo dei consiglieri berlusconiahi, è che a questo punto conviene rimandare di un anno l'intesa e darsi appuntamento coi radicali alle politiche del 2001. Un po' per realismo, un po' per calcolo: «Se oggi gli diamo quello che loro pretendo�no, chissà cos'altro s'inventeran�no di qui ad allora». Meglio congelare tutto e, nell'attesa, evitare di rompere i ponti. Sinto�matico un commento dell'azzur�ro Franco Frattini: «Non è impos�sibile pensare per il futuro a un coinvolgimento nella "casa delle libertà" di coloro che oggi hanno rifiutato l'accordo...». Naturalmente, la sinistra non starà a guardare. Già ieri, e proprio sulle colonne di questo jiomale, il senatore Franco De�benedetti ha invitato a riprende�re il dialogo coi radicali. Elio Veltri è andato oltre, suggerendo di appoggiare la Bonino in Pie�monte già dalle prossime regio�nali (candidata del centrosini�stra è Livia Turco), Massimo D'Alema invece si è astenuto da ogni commento. Il premier sa che qualunque parola potrebbe ottenere l'effetto opposto. «Quando le pedine saranno a posto mi pronuncerò», ha pro�messo, con giusta prudenza. Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi con Marco Pannella

Luoghi citati: Fiori, Roma