L'insostenibile vino dal gusto «globale»

L'insostenibile vino dal gusto «globale» Tra ansia di perfezione tecnica e voglia di conquista L'insostenibile vino dal gusto «globale» Franco Piccinelli P Franco Piccinelli ER nostra fortuna vivia�mo liberi, in democrazia, perciò ci sarà consentila una domanda: «Perché il vino deve avere il sapore che ha, che gli si dà, in una corsa a imitare, a globalizzare?». Sappiamo bene che è una domanda sacrilega. Lo è più ancora di quella dell'in�genuo bambi�no che interro�gava il suo prevosto con una supposta impertinenza, risul�tandogli oscuro o non del lutto chiaro un concetto del catechi�smo di Pio X che doveva indot�trinarlo. Di conseguenza, re�stando in tema, ci attendiamo gravi scomuniche per attenta�to alla scienza enologica che, unica fra le scienze, in questo caso s'identificherebbe con la fede. Fede nell'arte di vinifica�re, transitala nei secoli attra�verso sommi pensieri. Ciò che noi oggi classifiche�remo ciofòca era, per Romani, Etruschi, teutonici feudatari, transalpini illuministi, una prelibatezza. Ognuno avendo un personale concetto della quintessenza, non avrebbe baraliato le sue botti con nessun'altra bolle. Anche in tempi recenti, rispetto alla dimensio�ne dei millenni, si è sostenuto che i difetti delle agresti canti�no superavano le virtù, per l'incapacità del produttore di uve di esserne buon trasforma�tore. Oh, impagabile contadino Teresio: un nettare era la tua Barbera. E, tulio accelerando�si nel mondo, fra cinquant'anni le nostre bottiglie come saranno giudicale? O bisogna credere che solo il vino sia sottratto a evoluzioni, a even�tuali ripensamenti, da oggi in poi? Correttivi sempre più perfe�zionati quali si imponevano, nuocendogli, all'oraziano faler�no. Imitazioni galliche nel pre�supposto che ad esse guardino i grandi mercati tradizionali o sul punto di schiudersi. Baltesiini altisonanti, secondo il costume di chi non ha troppe risorse con cui gratificare il neonato (non dimentichiamo che i battesimi hollywoodiani, dopo breve fortuna, sono di�ventati basto). Chi lo stabilisce che il vino deve essere fermo, muto, inani�malo nel bicchiere? Metti che a qualcuno piaccia d'un poco vivace: a noi piace cosi. Andre�mo, tanti (i pochi, alla gogna? E se aumenteremo nel numero? I Grandi diranno che sono buoni tutti a elettrizzarlo, il vino. Comunque nessuno teina. Le nostre preferenze le colti�viamo in privato. Pubblica�mente, ma non per sfuggire agli anatemi, facciamo atto ili sottomissione. Senza abdicare alla legittimità dell'iniziale do�manda. Senza perdere il son�no. Franco Piccinelli

Persone citate: Barbera, Franco Piccinelli, Pio X