Kosovo, rimosso il vicecomandente italiano di Francesco Grignetti

Kosovo, rimosso il vicecomandente italiano Kosovo, rimosso il vicecomandente italiano Aveva criticato la politica estera del governo Francesco Grignetti ROMA Si è risolta in un repentino cambio al vertice, la crisi politica militare e diplomatica scatenata ieri da un'in�cauta intervista del generale Silvio Mazzaroli, vicecomandante del con�tingente Nato in Kosovo. Al posto del generale Mazzaroli si insedia per «an�ticipato avvicendamento» un pari gra�do dell'esercito, Salvatore Carrara. La decisione arriva dopo una serie di consultazioni tra vertici militari e politici italiani, tutti preoccupati che da questo infortunio possano aversi ricadute su un obiettivo a cui l'Italia aspira da tempo : la guida della missio�ne Kfor, promessa da tempo, slittata di sei mesi, e ora finalmente in agenda al comando generale della Nato. La bufera si è scatenata immediata per le parole del generale Mazzaroli, ottimo militare in procinto di lasciare Pristi�na per andare al comando della Regio�ne militare Friuli. Parole troppo fran�che, aspre, al limite dell'offensivo. Sul «Corriere della Sera» ne aveva un po' per tutti, il generale italiano. Per il governo: «Siamo stati lasciati soli. Non abbiamo dietro di noi un sistemaPaese». Per la nostra pohtica estera: «Un tempo, parlo da triestino, i Balca�ni erano zona di influenza nostra. Quando alla Farnesina c'era De Michelis si progettava un rilancio dell'intera area adriatica». Ma soprattutto il gene�rale ce l'aveva con gli alleati. Gli è sfuggita qualche parola d�troppo sui tedeschi «che hanno una politica più furba», per l'atteggiamento «strafot�tente» degli americani, per gh spagno�li «che vogliono rubarci spazio» e persino per i francesi che a Mitrovica «creando quella linea di divisione han�no sbagliato». Una catastrofe. Si rac�conta di telefonate bollenti sulla linea Pristina-Roma-Bruxelles-Washington con diramazioni verso Madrid, Parigi e Berlino. Il primo a saltare sulla poltrona è stato Luciano Violan�te. Dice di buon mattino il presidente della Camera: «Vorrei capire meglio. Il generale non dice che sono abbando�nati, ma che non ha dietro un sistemaPaese. Francamente voglio vedere quale sarà la risposta del governo italiano, perché io ho visto molte imprese italiane e molti operatori istituzionali impegnati in Kosovo». La «risposta» dell'esecutivo, comunque. non tarda. Il sottosegretario alla Dife�sa Paolo Guerrini, cossuttiano con delega sull'esercito, è lapidario: «E' un giudizio che non condivido. L'Italia ha la sua politica estera. Se il generale non la condivde, è un altro discorso». Ma sono i vertici delle forze arma�te che si sentono di colpo tirati dentro una polemica che proprio non si aspettavano a mostrare un diavolo per capello. Il generale Francesco Cer�voni, capo di stalo maggiore dell'eser�cito, a margine di un'iniziativa cultu�rale della sua forza armata (una tra�smissione radiofonica con Rtl e un master post-universitario in «PeaceKeeping» con l'ateneo Roma Tre), li�quida brutalmente il generale Mazza�roli: «E' censurabile. Ha sbagliato doppiamente: sulla forma, perché un comandante non può esprimere giudi zi di quel tipo; sulla sostanza, perché è gratuito nei confronti degli altri con�tingenti». A quell'ora la sorte del generale italiano è già segnata. Il capo di stato maggiore della Difesa, il gene�rale Arpino, decide l'avvicendamenlo. E dirama un comunicalo per annun�ciare che il sostituto sarà Carrara, già addetto militare a Washington-e con ampie esperienza di missioni umanita�rie. Sarà lui il vice del tedesco Klaus Renhardt e poi dello spagnolo Juan Ortuno, che prenderà il comando di Kfor ad aprile. Resta lo strascico di polemiche in Parlamento. Il sen Vincenzo Manca, Forza Italia, aveva dato ragione al generale Mazzaroli. L'on. Adolfo Urso, An, definisce «una reazione incon�sulta la rimozione, ulteriore segno di un regùne che non tollera il dissenso». Avvicendamento anticipato per Silvio Mazzaroli Duro il governo Solidali Fi e An Il generale Silvio Mazzaroli, vicecomandante del contingente Nato in Kosovo che ha scatenato la bufera politica e militare