Venditti: «Me ne vado. O forse no» di Gabriele Ferraris

Venditti: «Me ne vado. O forse no» FALSE PARTENZE E ULTIMATUM ANNUNCIATI Venditti: «Me ne vado. O forse no» Canta due canzoni nuove, «non per promozione» retroscena Gabriele Ferraris Inviato a SANREMO CANTA? Non canta? Ma cer�to che canta. Sanremo è un teatrino dei pupi, e le tem�peste sono, per necessità sceno�grafica, in un bicchier d'acqua. Cos'i sia del tiramolla tra la Rai e Antonello Venditti, che ha simpaticamente animato la vi�gìlia della materializzazione di Core de Roma sul palco dell'Ariston. Insomma, la Rai che ha invitato Antonello come superospite... s'è messa in testa che i superospiti devono cantare, tut�ti, una canzone vecchia e una nuova. A dire il vero, Fazio a margine dell'«affaire Jovanot�ti» aveva invocato l'assoluta libertà creativa degli artisti... Comunque, Antonello ha deciso di cantarne due, «Che tesoro sei» e «Su questa nave chiamata musica», dell'album nuovo. Che non sta andando benissimo. Ne è scaturito un nobile dibattito. Antonello s'appella all'urgenza artistica di esegui�re proprio quelle due canzoni, «perché voglio fare uno spetta�colo, e le due canzoni sono legate, fanno parte di un'azione teatrale, e questo mi sento di fare oggi: insomma, se non mi va di cantare una mia vecchia canzone, mica la posso cantare a comando». Ci tiene a spiegare che non ne fa una questione di promozione, lungi da lui simili calcoli. «In Italia c'è libertà di espressione. Potrei anche non cantare. C'è una scella di liber�tà anche in questo». Duro duro: «O facciamo un regolamento anche per i superospiti? Non è che devo adeguarmi, posso an�che prendere un treno e andare via. Sareste più contenti se me ne andassi?». Figurarsi. Il risul�tato del titanico scontro l'avete visto tutti, ieri sera in tivù. Che poi, fin da subilo Anto�nello tradiva una voglia danna�ta di esserci: «Il Festival è cambiato: una volta era troppo diverso da me, a Sanremo non entrava il mondo reale, c'era un muro di apparenza voluto dalla classe politica allora domi�nante. C'erano due Italie, una finta, quella del Festival, e una reale, fatta di gente reale. Pian piano, c'è stata una svolta: Sanremo s'è aperto alla vita, ai problemi delle persone. Quello che è successo in questi giorni ne è la prova. E poi, il Festival non propone più un'idea negati�va della sconfitta, una tragedia come quella di Tenco non avrebbe... voglio dire, adesso qui vincono lutti, tutti sono consapevoli che è un grande gioco, che può dare gioia alla gente». E' un peccato dover sintetizzare l'oratoria vendittiana, seconda soltanto a quella di Renato Zero. Ma lo spazio è tiranno. In sostanza, sembra di intuire un'apertura dello slorico Cantautore Impegnalo al Festival dei fiori: avvisaglia di una futura partecipazione in gara? «Ci sono problemi miei, di carattere... la timidezza, la paura della gara... Però rispetto artisti come Tozzi e Morandi, che si mettono in gioco; e non vorrei che la mia presenza co�me ospite urtasse delle sensibi�lità. Non è questo lo spirito del mio essere qui. E non vorrei pentirmi di essere venuto». Pantomime a parte, Venditti tiene a sottolineare il suo coin�volgimento in Jubilee 2000: si profonde nei complimenti a «Jovannotti» (lui lo chiama co�si...), dice che «non si poteva far meglio di come ha fatto lui, però...». Però adesso non fer�miamoci alle baracconate. Det�to con più diplomazia, e più parole: «E' importante che do�po la deflagrazione si porti avanti l'idea, tranquillamente: al di là degli incontri al vertice, c'è una realtà che ci interessa. Serve un'azione costruttiva. perché alle luci dello spettacolo non segua un buio più profondo di prima. Fra un mese dovremo verificare che alle promesse di D'Alema seguano i fatti». Va da sé che gli spiriti me�schini gli slessi che lo sospet�tano di interessi promozionali nell'impuntarsi sulla faccenda delle due canzoni nuove sono in agguato, smaniosi d�dipinge�re un Antonello spiazzato dal clamore suscitato dal più giova�ne collega. Niente di più prete�stuoso. Antonello si sforza di vincere la sua timidezza pur di chiarire a fondo il concetto: «Ci sono cose che la musica può aiutare, affiancare... ma sono cose serie, che poi bisogna por�tare avanti seriamente, con atti concreti». Anche lo sguardo è serio. Determinato. E, a suceel lo di un impegno autentico?non epidermico, Antonello Venditti dice qualcosa di sinistra: tDobbiamo agire così, affinch* Ber�lusconi non abbia ragione». «La rassegna è cambiata una volta era troppo diversa da me, non entrava nel mio mondo» Complimenti per «Jovannotti»: «Nessuno poteva fare meglio di lui, ma adesso bisogna che alle promesse seguano i fatti» Tempesta in un bicchier d'acqua fra Venditti e la Rai per la scaletta delle canzoni

Persone citate: Antonello Venditti, D'alema, Renato Zero, Tenco, Tozzi, Venditti

Luoghi citati: Italia, Roma, Sanremo