Cossiga accusa: c'è chi soffia sul fuoco di Ugo Magri

Cossiga accusa: c'è chi soffia sul fuoco Cossiga accusa: c'è chi soffia sul fuoco Ma per l'ex Presidente la nuova legge è solo un inizio Ugo Magri ROMA «Ma certo che dobbiamo volare a favore», tuona Francesco Cossiga al telefono, quasi stupito che dall'al�tro capo del filo gli venga sottopo�sto un dubbio del genere, «questa è la riforma dell'arma che la polizia vuole affossare. Nessuna esitazio�ne, bisogna appoggiarla...». E' sera, ormai, e le schermaglie mattutine col ministro Bianco che non avreb�be abbastanza polso per occupare la poltrona del Viminale apparten�gono al passalo. L'ex Presidente della Repubblica e il titolare dell'In�terno si sono sentiti al telefono, scoprendo di pensarla allo stesso modo, addirittura di risultarsi reci�procamente simpatici. Quindi pace falla e polemica chiusa. Rosta però la sostanza: sulla rifonna della Benemerita, scandisce Cossiga, «è stata aizzata un'indegna cagnara, che offende non solo i carabinieri, ma in primo luogo il senso di lealtà e di servizio della wlizia di Slato». In giro ci sono dogli «aizzatori», dunque, «ben noti personaggi che. rilenendo di poter vantare copertu�re politiche e procuratoriali, hanno allevato e manovrato i dirigenti di queste pseudo-organizzazioni di funzionari di polizia». Personaggi che il Picconatore, con una citazio�ne tratta dal repertorio melodram�matico nazionale, equipara senza nominarli a «figure di sbirro tipo Scarpia». Ma il Cossiga della sera è, soprat�tutto, il grande conoscitore dei nostri apparati di sicurezza, della loro storia, cui preme spiegare co�m'è accaduto che polizia e carabi�nieri si ritrovino oggi a svolgere gli stessi compiti, ad avere le stesse competenze, in una sovrapposizio�ne di ruoli e funzioni indescrivibi�le. «Da sempre o fipo al fascismo», ricoida l'ex Presidente, «la polizia non era veramente tale, nel senso di un corpo gerarchicamente ordi�nalo. Era, piuttosto, l'amministra�zione della pubblica sicurezza, in�caricala di assicurare l'ordine, la tranquillità nelle strade e l'incolu�mità dei cittadini, cui venne poi aggiunto un nucleo di investigatori strappali ai ranghi dei carabinieri». Insomma, avverte Cossiga, fino al�l'avvento della Repubblica la vera forza armata di polizia erano i carabinieri, mentre la polizia attua�le aveva essenzialmente funzioni più limitate. Tutto si rovesciò nel dopoguer�ra, quando «da un lato l'ammini�strazione di pubblica sicurezza fu trasformata in corpo di polizia, e dall'altro lato l'arma dei carabinie�ri divenne a sua volta un corpo di polizia a carattere generale». Nac�que in questo modo un bel viluppo di funzioni e competenze, su cui Cossiga spende oggi amare parole di autocritica: «Nessun governo e nessun ministro dell'Interno, me compreso, ebbero il coraggio o l'op�portunità di riordinare finterò si�stema, dandogli nuova armonia». Si trattava di riconoscere che i carabinieri, per i nuovi compili e le dimensioni assunte, «non poteva�no più essere considerati semplice arma dell'esercito, ma dovevano acquistare autonomia al pari della gendanneria francese, o della guar�dia civile spagnola. I carabinieri dovevano diventare la quarta forza armata, a fianco di esercito, mari�na e aeronautica, in grado di svolge�re anche compili specifici nel cam30 militare nelle missioni di peace :eeping o di peace erjorcing*. Il discorso fu finalmente avvialo du�rante il settennato cossighiano, e «quando a capo della polizia c'era, ahimè, un uomo di grande lungimi�ranza come Parisi». Ora la riforma è matura. Ma c'è un nodo allrettanto grosso che va ancora sciolto: quello riguardante la Polizia di Stato. Secondo l'ex Presidente, è la madre di tulle le questioni. Se non verni affrontata una volta per tut�te, scontri come quelli sotto i nostri occhi si ripeteranno in futuro. Di che cosa si tratta? Ancora una volta, secondo Cossi�ga, tutto va inquadrato nelle vicen�de dell'ultimo mezzo secolo, duran�te il quale l'amministrazione della pubblica sicurezza, rivolta a garantire l'incolumità dei cittadini, è venuta sempre più a identificarsi con la polizia di Slato, cioè «con un corpo che, solo per far piacere ai sindacati, non definisco paramilita�re». Per questa via, «si è creata di fatto una posizione funzionalmen�te sovraordinata di una polizia generale, la polizia appunto, su un'altra polizia generale, l'arma dei carabinieri». Un'egemonia che, punta l'indice Cossiga, nella mente di alcuni «si è trasformata in una frenesia di egemonia». Ecco per�ché, al punto cui siamo arrivati, rifonnarc la Benemerita non basta più: «Qui ci vuole un riassetto completo del settore» che tocchi l'ometto vero del contendere, vale a dire il Dipartimento della Pubbli�ca sicurezza, avrebbe essere il luogo in cui si esprimono le strate�gie del governo, «e invece è al tempo stesso organo di vertice del�la polizia di Stato e organo di coordinamento tra le varie polizie, carabinieri compresi». Insomma, se si vuole mettere fine alle «guerre di polizia», la strada da fare è ancora lunga. «E' stata aizzata una indegna cagnara da ben noti personaggi Ci sono in giro figure di sbirro tipo Scarpia» Nella foto a sinistra, l'ex capo della Polizia Vincenzo Parisi «Un uomo di grande lungimiranza-, dice di lui Francesco Cossiga

Persone citate: Cossiga, Francesco Cossiga, Parisi, Vincenzo Parisi

Luoghi citati: Roma, Rosta