Polizia e Arma, 50 anni di divergenze parallele di Filippo Ceccarelli

Polizia e Arma, 50 anni di divergenze parallele Polizia e Arma, 50 anni di divergenze parallele Filippo Ceccarelli MATliKlA di barzellette crolinr; o di sconlri di potere, di continui di�spetti o anche di tragiche ineffi�cienze, la rivalità tra polizia e carabinieri dura come minimo da mezzo secolo e non sarà certo la riammala di questi giorni a mettergli fine. Oliando un fenomeno dura cosi tanto non solo finisce per ossero pienamente accollalo dal�l'immaginazione del popolo per cui, ad esempio, nell'indi�menticabile «Fracchia la belva umana» (1981), Villaggio viene arrestalo e liberalo due volle, prima dai poliziotti e poi dai carabinieri ma forse è anche funzionale a chi governa, questo conflitto. Divide et impera, dunque, secondo le più veluslo tradizio�ni del potere che fin qui caso da manuale ha privilegiato e uti�lizzalo ora la l's, ora l'Arma, in base alle fasi storiche e allo esigenze del momento. Dello questo, e passando alla lunga storia antagonistica, con�verrà iniziare dallo scontro pri�migenio, avvenuto in Sicilia, at�torno al bandito Salvatore Giu�liano, tra il 1949 e il 1950. Oui c'è una struttura, l'Ispelloralo Generale di Ps, per il banditi�smo. Lo comanda senza grandi risultati l'ispettore Ciro Verdia�ni: ma da tempo ha alle costole il colonnello «dagli occhi di ghiac�cio», Ugo Luca. Dopo l'ennesima strage, da Roma, sciolgono l'Ispelloralo e affidano al carabiniere il Corpo Forze Repressione Banditismo, Luca fa più o meno quello che faceva Verdiani, cioè cerca di agganciare il bandito, tentando anche di far leva sulla mafia. E intanto entra in rapporti con il luogotenente di Giuliano, Pisciolla. L'ispettore, però, che tutti credono a Roma, non si dà affallo por vinto. E' in Sicilia, invoco, riesco a incontrare Giu�liano, portandogli addirillura un panelloho e dello spumante; con la collaborazione della magislralura e in cambio di un memo�riale farà liberare la madre e la sorella del bandito. I carabinieri di Luca, nel frat�tempo si semplifica un po' fanno ammazzare il bandito da Pisciotla, che poi lasciano anda�re. Ebbene: chi lo arresta (nel solaio di casa sua)? La polizia. E cosa dice Pisciolta, una volta condannalo all'ergastolo? Dice: «Banditi, mafia e carabinieri eravamo lutti una sola cosa come la Santissima Trinità: Padre, Fi�glio e Spirilo Santo». Passano quattro anni è il 1954 e in qualche modo i conti tra i due corpi si saldano, stavol�ta attorno al cadavere di una ragazza trovala un giorno piovo�so, anzi burrascoso di aprile sulla spiaggia di Torvaianica: Wilma Montesi. Il questore di Roma, Saverio Polito, non ha dubbi: la povera Wilma è morta mentre faceva un «pediluvio», cioè mentre passeggiava nell'ac�qua, ad aprile, in un giorno di burrasca. Il capo della Polizia, Pavone, conferma la versione. E' Fanfani, allora ministro dell'Interno, ad affidare un sup�plemento di indagini ai carabi�nieri. Il colonnello, stavolta, si chiama Umberto Pompei e le sue ricerche passeranno alla sto�ria dell'annosa rivalità come gli «scavi di Pompei», destinati a indirizzare e concentrare la più malevola attenzione su un certo marchese (tinto) Montagna, ami�co di De e figli di De rivali di Fanfani, e a capo di una brigata di personaggi che si ritrovano a Capocotta per orge (allora dette «festini» o anche «partite di pia�cere») e droga. La storia dell'affare Montesi è terribilmente complicata, ma certo contiene in sé anche que�sta specie di doppio registro investigativo per cui i carabinie�ri mettono sotto la polizia (Poli�to finisce male. Pavone si dimet�te), suscitando «nella gente asse�tata di giustizia ha scritto Silvio Bertoldi in Dopoguerra un entusiasmo tale da esplodere in abbracci ed evviva ai militi dell'arma quando passavano per la strada». Come al solilo, più sono lonta�ne le storio, e più sembrano chiare, anzi nitide le dinamiche dell'eterna concorrenza. Per cui gli ultimi episodi, gli ultimi mi�steri soprattutto siciliani, o l'au�toparco milanese, o la risoluzio�ne di alcuni sequestri in Sarde�gna, ecco, l'allualilà appare pra�ticamente impossibile da inter�pretare o decifrare alla luce di quella logica cosi chiara negli anni cinquanta. Ma non per questo, nel lento svolgersi delle cronache anche minute, si smarrisce il filo della rivalità. Succede cos�che, davan�ti a una banca in cui si sono asserragliati dei banditi, i tirato�ri scelli della Ps e dei carabinieri si prendano a spintoni per gua�dagnare le migliori postazioni. Come pure può capitare che nelle indagini agenti e militari si pestino i piedi, o che una perqui�sizione, o un ostaggio appena liberato diventino un traguardo da raggiungere per primi, anche a costo di fare posti di blocco. Il coordinamento tra le forze dell'ordine è sempre stalo un problema, cui non di rado fini�scono per aggiungersi le interfe�renze dei vari servizi segreti, della Guardia di Finanza, delle piccole o grandi faide interne, o beghe di loggia, sposso con riferi�menti e referenti nel mondo politico. Da questo punto di vista il periodo del terrorismo non fa purtroppo eccezione. Dif�fidenze e ostilità, per intendersi, hanno reso più che problemati�ca, in un periodo delicatissimo, l'immediata applicazione della legge del 1977 sui servizi segre�ti, soprattutto per la guida del Sisde, dove erano candidali un grande poliziotto, Emilio Sanlillo, e un grande carabiniere, Car�lo Alberto Dalla Chiesa. La spuntò un generale, però non Dalla Chiesa, e con un grado inferiore al generale del Sismi. La polizia protestò, allo�ra venne crealo l'Ucigos, con diramazioni periferiche a no�me Digos. Insomma, un bel caos. Anche perché Dalla Chie�sa, nel frattempo, si era messo in azione, lavorando sui primi pentiti, sgominando (dopo aver rifiutalo un'operazione coordi�nata) la colonna genovese e conquistando il covo di via Monlenevoso. La polizia rispo�se con l'arresto del brigatista Gallinari e la trionfale liberazio�ne di Dozier. Tempi ormai lontani, per fortuna. Ancora più lontani se si pensa che fino a qualche giorno fa la competizione, o se si vuole questa specie di equili�brio all'italiana aveva trovato una pacifica proiezione nella fiction televisiva. Per cui la Ps si beava con «Linda e il brigadie�re», mentre l'Arma poteva sem�pre inorgoglirsi con «Il mare�sciallo Rocca». Il potere ha usato in molti casi le loro divisioni, dalla mafia al caso Montesi al terrorismo L'equilibrio all'italiana è stato poi sancito in tv con il brigadiere di Linda e il maresciallo Rocca ^-'■■-;;V::-v A sinistra «Fracchia, la belva umana», sotto il bandito Salvatore Giuliano . A destra Wilma Montesi

Luoghi citati: Pavone, Pompei, Roma, Sicilia