Vendetta nel nome della fidanzatina

Vendetta nel nome della fidanzatina Milano: nel mirino Tamico di una delle due studentesse. Picchiato con le catene dello scooter da una baby gang Vendetta nel nome della fidanzatina Spedizione punitiva dopo una lite tra ragazze Brunella Giovata MILANO Traditi dagli oggetti simholo dei loro anni il telefonino perso durante la rissa, la targa del motorino usato per fuggire hanno infine ammesso le proprie responsabilità e se ne sono tornati a casa con una denuncia por lesioni aggravate. Cinque, e tutti mi�norenni, protagonisti di una spedizio�ne punitiva andata a segno all'Istitu�to commerciale Moreschi, una scuola praticamente nel centro di Milano, da gioved�scorso sorvegliata dalla poli�zia «per scongiurare nuovi raid». Nel�l'ultimo, un ragazzo se l'è cavata con un ceffone, l'altro si ó preso una catenata in faccia e sette giorni di prognosi. 11 perché lo spiegano gli studenti che ieri uscivano da lezione: «Uno scazzo tra due ragazze di prima. Due che non si potevano vedere, che han�no litigato e poi hanno informato i fidanzati». Cosi, per vendicare l'onore ferito di una quindicenne, dal quartie�re Giambellino sono partiti i cinque. Niente nomi, solo le sigle: G.M, 16 anni. W.K. e T.M., 15 e 16 anni, studenti in un altro istituto. D.K.P., 15 anni, e l'amico W.B. diciassnllonne, ex studenti e senza occupazione. Un gruppetto che «gira» per corso Vercelli, e si divide tra il Me Donald's e i giardinetti di piazza Imerio. Una «baby gang» individuata da tempo: uno, D.K.P., è stato identificato come partecipante ad un'altra bravata, la rapina ai danni di due coetanei in corso Vercelli, all'inizio dell'anno, Racconta il commissario Claudia Bib�bi) che «sapevamo il suo nome di battesimo, ma allora non eravamo riusciti a trovarlo. Questa indagine ci ha permesso di fare chiarezza anche su quella rapina». Gioved�invece non c'era niente da ra )inare. Solo botte. Le due ragazze litgano a scuola nell'intervallo, si mandano a quel paese, telefonano ai rispettivi fidanzati e raccontano. Una chiama Andrea, che frequenta la quin�ta nella stessa scuola, l'altra il fidanza�to W.B. Questo non ci pensa su due volte, raccoglie quattro amici e il gruppo arriva in via San Michele del Carso in tempo per l'uscita. La fidanzatina gli indica il ragazzo della sua nemica, Andrea, che sta dscendo as�sieme a Marco. Il primo ceffone è per Marco, che non reagisce. Il gruppo si azzuffa, poi M. G. stacca la catena antifurto dal suo scooter e mena con quella. Risultato: Andrea se la prende in testa, cade, e gli aggressori scappa�no. Chi ha visto? Tutti i radazzi che stavano uscendo. Alcuni genitori, uno o ci uè insegnanti (gioved�molti docen�ti erano in sciopero), un bidello. La preside Gabriella Aquilini e nel suo ufficio, sente gridare, scende lo scalone ed esce in strada. Andrea sanguina, si chiama un'ambulanza e si avvisa la polizia. Sul posto arriva una volante del commissariato Fiera, che raccoglie le prime testimonianze, la targa di un motorino che un genito�re è riuscito a segnare, e un telefonino rimasto l�per terra. Un primo nome c'è, ma quando il ragazzo viene convo�cato, nega, «con atteggiamenti da duro anche verso noi poliziotti». Si individuano anche gli altri, uno ad uno finiscono in commissarialo. Dico�no tutti che non c'erano, che non Sono slati loro. «Non volevano fare la spia, sono siali molto omertosi», spiegano in Questura. Alla fine, raccontano la verità, ma solo davanti all'evidenza: la targa, il cellulare, i riconoscimenti. E solo dopo, quando arrivano i genito�ri, qualcuno spreme una lacrima di quasi pentimento. E i genitori? «Ceto medio, commer�cianti, nessun pregiudicato. Famiglio normali. Per loro sono tulli bravi ragazzi dice il commissario Bibbò Non li hanno sgridati, almeno davan�ti a me. Li credono innocenti e se li sono riportati a casa con questa cer�tezza. D'altra parte, gli slessi aggres�sori non si rendono assolutamente conto di quello che hanno fatto. Non si sentono responsabili, ecco». Si sente invece responsabile la preside Aquilini, che nel giro di poche ore convoca insegnanti e collaborato�ri e scrive una circolare che finisce in tutte le famiglie: «Nessun processo a chi può aver fatto dei nomi, e nemme�no a chi può essere stalo la causa dell'aggressione». Cioè le due ragazze, «colpevoli» di aver messo in molo un meccanismo che neanche immagina�vano. E gli studenti che hanno testi�moniato sulla rissa. Molti hanno pau�ra, «torneranno e si vendicheranno», dicono. La preside, preoccupata da una «generazione in cui prevale la logoca del "mi faccio giustizia da solo'», ha chiesto una «presenza della polizia», ed è stata accontentata. Ades�so ha la ronda fuori. Denunciati in 5 per l'aggressione a colpi di catena. Uno di loro era già accusato di una rapina

Persone citate: Ades, Aquilini, Bibbò, Gabriella Aquilini, Moreschi

Luoghi citati: Milano