Teheran, la caduta dei turbanti neri di Mimmo Candito

Teheran, la caduta dei turbanti neri Teheran, la caduta dei turbanti neri La società civile avanza, a spese del potere dei mullah Mimmo Candito inviato a TEHERAN Quando sarà finalmente termi�nata la lunga trafila della conta dei voti fatta a mano, e poi la loro rilettura, e poi i ballottag�gi, e la verifica delle schede, l'autenticazione dei risultati, la nomina degli eletti roba di almeno un mese, insomma, e però finalmente il nuovo Parla�mento potrà presentarsi al�l'inaugurazione ufficiale var�rà la pena di «leggere» con attenzione la foto di quel gior�no. Sarà un documento molto diverso dalle foto dei cinque Majlis che l'hanno preceduto. Ma non per Ife facce, che di nuova ce n'è sempre state e questo non conta; è alle teste, che bisognerà guardare. Si, le teste. I turbanti bianchi e neri, che sempre hanno affol�lato la gran parte degli scanni dell'emiciclo marcando ogni schieramento, da destra a sini�stra, quei turbanti presenti do�vunque, questa volta saranno una minoranza. La rivoluzione è quella, che i mullah dell'Islam vanno cedendo il loro posto alla società civile. Ogni «prete» in meno, ogni testa libera in più alla luce del giorno, sarà un guadagno per il processo d'aper�tura politica di questo Paese, Un vecchio proverbio delle campagne persiane, che qui si è poi imparato a mormorare sot�tovoce, diceva che una volta che un mullah è montato su un asino, muore l'asino ma il mul�lah non scende di sella. Forse è arrivato il tempo per tornare a ripetere il proverbio a voce alta, senza troppo timore di finire in galera. La vecchia società contadina è mutata pro�fondamente, si va inurbando ad un ritmo impressionante; e nel�le città, Teheran, Isfahan, Mashad, Tabriz, Shiraz, Ahwaz, la vittoria dei riformi�sti è addirittura schiacciante, il 70-75 per cento dei voti dovun�que, fino addirittura air87 per cento qui, nella capitale. Sono diventate riformiste persino le due città sante, Qom e Mashad, che è qualcosa che somiglierebbe abbastanza ad un sindaco comunista votato per il Vaticano. Ma il sindaco in Vaticano non c'è, li continua a comanda�re il Papa. E forse anche qui non è che poi tanti turbanti in meno vogliano dire che davve�ro il potere si sia trasferito di mano. Avranno ancora il tur�bante in testa la Guida Supre�ma, naturalmente, e il Capo dello Stato, il capo del Potere Giudiziario, il capo del potente Consiglio dei Guardiani, il capo del Collegio degli Esperti. Pro�babilmente, anche il nuovo ca�po del Parlamento (si fa già il nome dell'hojatoleslam Mazjid Ansari, neo eletto). La teocra�zia, insomma, è assai più della composizione a testa nuda di un nuovo Majlis, Il potere della rivoluzione islamica ha i suoi pilastri fon�danti nella lotta che i grandi predicatori intrapresero contro lo Scià, facendo della religione lo strumento di recupero di una identità, individuale e colletti�va, che veniva travolta dalla rapidità della modernizzazio�ne. Tornare alla religione, e alle sue rassicuranti tradizioni, era anche un modo per opporsi alla repressione feroce della Savak, e ritrovare forme, stili di vita, processi culturali, che l'inurba�mento e l'industrializzazione accelerata avevano cancellato, I mullah, che sempre erano stati con il popolo «preti» ma anche amici, consiglieri, confidehti diventarono presto la guida della rivolta. Furono con�siderati abbastanza affrettata�mente autentici rivoluzionari. Comunque si guadagnarono il potere. Le quattro grandi radici del�la rivoluzione stanno cos�nelle moschee di Qom (da dove veni�va Khomeini) e Mashad, e an�che di Isfahan, e di Tabriz. E' partita da sotto quelle antiche arcate di marmi candidi e di intarsi blu la lenta occupazione dei gangli vitali dello Stato, con la creazione di una struttura parallela alle istituzioni civili: un Consiglio dei Guardiani che bilancia il Majlis, un Potere' Giudiziario chebilancia il mini�stero della Giustizia, un Consi�glio degli Esperti che bilancia il governo, un corpo armato di Pasdaran che bilancia le forze armate, e una Guida Suprea che bilancia in realtà la sovrasta la Presidenza della Repubblica, In più va messa in conto una rete capillare di mullah «com�missari del popolo» (il loro no�me ufficiale è di Rappresentan�ti della Guida), che stanno ovun�que, in ogni ufficio, ogni istitu�zione, ogni organismo. Il soviet dei mullah è fatto jerò di uomini, famiglie (i mulah s�sposano, fanno figli), di clan. E se si legge la lista dei nuovi eletti, con e senza turban�te, si trovano contiguità familia�ri che segnano comunque un impressionante filo di continui�smo con il passato, Mohamed Reza Khatami è fratello del presidente della Repubblica (imparentato a sua volta con Khomeini). Ali Reza Nouri è fratello del ministro degli Inter�ni, un religioso anche lui natu�ralmente. Hadi Khamenei, hojatoleslam, è il fratello (sia pure «eretico», cioè riformatore) del�la Guida Suprema. Ali Ahbar Mussavi Khoeiniah è il figlio del procuratore generale dello Stato. Jamileh Kadivar è la moglie del ministro della Cultu�ra; Vahideh Taleqani è la figlia del carismatico ayatollah Mahmud Talehani, E fermiamoci qui. Il ricambio, insomma, non intacca ancora le casse del pote�re tradizionale, anche se il vec�chio principe di Salina vede già le forze nuove che si stanno avvicinando ai grandi saloni del Gattopardo. La musica che archi e fiati cominciano a suonare ha armo�nie nuove, uno spartito profon�damente mutato; la voglia di democrazia, di modernizzazio�ne, di libertà di espressione, è un vento forte. Travolgente, Scambio di battute tra II presidente Mohammad Khatami (a destra) e il ministro dell'Interno Abdolavahed Nousavi Lari all'inaugurazione del metrò di Teheran

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