LUCIA DI LAMMERMOOR
LUCIA DI LAMMERMOOR LUCIA DI LAMMERMOOR DI Oro i «Diavoli» novecente�schi di Penderecki, il Regio torna all'Ottocento più con�clamato, con la «Lucia di Lammermoor», che va in scena marted�il 22 febbraio, come sempre alle 20,30 (fino al 5 marzo). Dalla Francia alla Scozia, dall'esaspera�to erotismo delle suore dannate del convento di Loudun, al tragico amore vissuto nel Castello di Ravenswood, dove i sentimenti più lirici di Lucia ed Edgardo si con�trappongono all'ira e all'avversio�ne politica di Lord Enrico Ashton. «Lucia di Lammermoor», capolavo�ro di Gaetano Donizetti, fu rappre�sentata per la prima volta al San Carlo di Napoli il 26 settembre 1835 ed è tratta dal romanzo «The Bride of Laimnermoor» di Walter Scott. Sicuramente è l'espressione più autentica dell'anima donizettiana, fondata sui canoni bellinìani del Bel Canto e al tempo stesso anticipatrice per molti aspetti del Verdi più autorevole. Una sorta di miracolo musicale in cui gli accen�ti lirici, le pagine accorate ed intense si legano ai concertati, alle cabalette che appunto saranno ap�pannaggio del genio verdiano. L'amore fra Lucia e Edgardo è contrastato. Lucia è costretta dal fratello Enrico a sposare Lord Arturo, un giovane nobile che non ama. Enrico con l'inganno fa crede�re alla sorella che Edgardo l'abbia tradita. Durante la festa nuziale Lucia, impazzita dal dolore, ucci�de il marito ed Edgardo piange sulla sua tomba l'avversa sorte, fino all'estremo sacrificio. Sintesi d'un amore, di un dramma che ha visto impegnati nella storia artisti del calibro di Enrico Caruso, Benia�mino Gigli e, facendo un salto generazionale, soprani come Maria Callas, Joan Sutherland; barito�ni come Tito Gobbi, Gino Bechi, ed in tempi a noi più vicini. Renato Bruson. Tralasciamo altri nomi pur importanti della storia del teatro donizettiano, ma non possia�mo tacere di Giuseppe Di Stefano che ne aveva fatto un capolavoro personale, né di Alfredo Kraus, che l'aveva interpretata con eccelso stile. Il Teatro Regio mette in scena un nuovo allestimento affidando la regìa a Francesco Esposito,gio�vane artista con un'esperienza alle spalle di mimo e di attore, profon�damento convinto che l'artista liri�co dev'essere non meno smaliziato attore. Esposito, emiliano, già col�laboratore di Alberto Lattuada, con cui aveva allestito «Le prezio�se ridicole», ha lavorato moltissi�mo al Comunale di Bologna, al Massimo di Palermo. Sul podio si alterneranno Keri-Lynn Wilson, al suo debutto al Regio e Fabrizio Maria Carminati che «Lucia» ha già diretto diverse volte, non sol�tanto in Italia. L'opera, di grunde respiro, ha arie famose come «Cruda funesta smania», il cui il baritono esce dai canoni «leggeri» donizettiani per indossare panni di maggior spesso�re drammatico, «Regnava nel silen�zio», «Tombe degli avi miei» che sottolinea gli accenti lirici di Ed�gardo il quale, infine sacrificherà la sua vita sorretto dalle lamenta�zioni del Coro con «Tu che a Dio spiegasti l'ali». Interpreti dell'opera: Roberto Servile, Patrizia Ciofi, Giuseppe Filianoti, Andrea Papi. Le scene sono di Italo Grassi, maestro del Coro, Bruno Casoni. Armando Caruso LUCIA DI LAMMERMOOR A sinistra una scena della «Lucia» in programma al Regio. A destra Patrizia Ciofi protagonista nella serata del 22 febbraio
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