Che fare con la laurea in biologia?

Che fare con la laurea in biologia? UNIVERSITY Che fare con la laurea in biologia? vani lai UALI prospettive profes�sionali apre la laurea in Scienze biologiche? I gioàureali trovano facilmen�te lavoro? E in quale misure il lavoro svolto corrisponde poi alla laurea conseguila? Questi i principali interrogativi ai quali doveva rispondere l'indagine svolta la scorsa estate tra i giovani laureati di Scienze biolo�giche usciti dall'Università di Torino. «Volevamo capire se quel che a volte si dice, e cioè che i laureati in biologia restano a spasso, corrisponde alla realtà, sapere che fine avevano fatto i ragazzi, raccogliere dati per cor�rispondere al meglio alle aspetta�tive di chi sceglie questo genere di studi» dice il professor Gior�gio Gilli, ordinario di Igiene e presidente del consiglio del cor�so di laurea in scienze bilogiche dell'università torinese, che ha curalo personalmente il sondag�gio. Sono stati inviati 540 que�stionari ad altrettanli laureati negh anni dal '94 al '98, ne sono ritornati 299 (di cui 244 di don�ne) e le risposte sono per certi versi sorprendenti, cioè migliori di quanto ci si aspettasse. Il 34 per cento dei giovani ha un'occu�pazione stabile, il 40 un impiago a tempo determinato; se si ag�giungono i giovani che hanno contratti di formazione lavoro e quelli che hanno un'occupazio�ne saltuaria resta appena un 12 per cento di disoccupali (ed è possibile che si tratti di coloro che si sono laureati più di recen�te). E ci sono anche alcuni ( 11 persone, per la precisione) che riescono a fare una doppia attivi�tà. Chi sono i datori di lavoro? L'Università è quella che offre più posti (68), seguita dall'indu�stria farmaceutica (38); un certo rilievo hanno anche l'industria alimentare, la scuola, la ricerca pubblica e quella privala; la voce "altro" (52) comprende la libera professione di biologo (in ilalia l'ordine dei biologi ha cir�ca 40 mila iscritti), le attività di consulenza ma anche lavori che non hanno nulla a che fare con la laurea in scienze biologiche come l'operaio, la commessa o la segretaria. La posizione di preminenza che assume l'università come fonte di impiego suscita vari interrogativi; circa un quarto dei giovani laureati resta nelle aule e nei laboratori per ottene�re il dottorato, per conseguire la specialità o perchè ha avuto una borsa di studio; qualcuno intra�prenderà la carriera universita�ria ma per la maggioranza que�sto tipo di occujjazione va proba�bilmente considerala tempora�nea, una sorta prolungamento del curriculum scolastico in atte�sa di trovare la strada definitiva. In un'indagine eslesa ai lauretai degli ultimi 7-8 anni invece che limitata a 5 probabilmente l'Uni�versità avrebbe un ruolo meno rilevamle. Altro dato significativo: oltre il 61 per cento degli interpellati dichiara che la laurea in scienze biologiche ha avuto un ruolo "rilevante" nella scella del lavo�ro svolto ma il 19 per cento dichiara il contrario. «Tutto som�mato commenta il professor Gilli la laurea in scienze biologi�che potrebbe non essere cosi specifica per quello che si farà "da grandi"; piuttosto appare come una "carta di credilo cultu�rale" che apre un ventaglio mol�to ampio di opportunità», in particolare nel campo della ricer�ca. Tuttavia la riforma universi�taria impone ora agli atenei di stabilire un più stretto contatto con il mondo del lavoro per valutare la rispondenza dell'in�segnamento alle necessità emer�genti dalla società; l'indagine torinese può dunque servire, come dice Gilli, «a migliorare il tiro». E c'è da dire che qualche idea, piuttosto interessante, il professore già ce l'ha. Vittorio Ravizza

Persone citate: Gilli, Vittorio Ravizza