Il futuro viaggia in onde medie di Maria Giulia Minetti
Il futuro viaggia in onde medie Passata da 30 milioni di ascoltatori (nel 1990) agli attuali 36 milioni Il futuro viaggia in onde medie Il direttore diRadiorai: «Sul mercato? Forse» Maria Giulia Minetti Milano. «La radio? Ha un grande futuro». Sembra convintissimo e entusiasta, Maurizio Bracciaiarghe, direttore della divisione ra�diofonia della Rai, mentre impu�gna il microfono sul palco dell'Alcatraz. La discoteca milanese ha ospitato una serata dedicata alle magnifiche sorti progressive di Radio 1, Radio 2 e Radio 3 in jarlicolare e della radio in generae, che nel trascorso decennio è passata da 30 milioni di ascollatori (nel 1990) agli attuali 36 milioni.CLa fella della radio di stato è cospicua, dice Braccialarghe enu�merando le cifre: «Otto milioni e 114 mila persone sintonizzale su Radio 1, 5 milioni e 540 mila su Radio 2 e 1 milione 792 mila su Radio 3». Ma non bastano: «Ab�biamo deciso di dare una svolta al mondo dell'etere, di definire e qualificare la fisionimia, l'identi�tà di ciascun canale». Notizie sul primo, intrallenimento sul secon�do, cultura sul terzo come linee portanti, ma in contenitori vivaci dove sia sempre presente la musi�ca, per esempio, e affidabili: «Mol�ta attenzione alla puntualità del�la programmazione, al ritmo com�plessivo, alla riconoscibililà delle sigle sicché chi si mette in ascolto capisca subito di essere nella "sua" radio». Impresa encomiabilissima e ardita, a quanto pare, quella di impegnarsi a riprogrammare le trasmissioni radiofoniche di sta�to. L'ha detto Pierluigi Celli, diret�tore generale, il quale ha parlato di «fiore all'occhiello di questo consiglio d'amministrazione, che ha avuto il coraggio di buttarsi in cose che da veni anni non veniva�no toccato». Un consiglio d'ammi�nistrazione, s'è lascialo andare Celli sullo slancio, «che ha vissu�to questi anni di corsa e anche pericolosamente, meritevole di riconoscimento, con l'orgoglio di chi non deve nascondere nulla». Però neppure rivelare nulla pre�maturamente, a quanto pare. In�terrogato sulla battuta del presi�dente della Camera Violante, che ha accennato alla riconferma del consiglio di amministrazione Rai come garanzia per la futura priva�tizzazione. Celli s'è schermito con risolutezza. Più sfumato Braccialarghe. Alla domanda se il rilancio della radio s'ac&mpajnerà a un'offerta sul mercato, la scello un escamotage: «Sono convinto che la radio abbia gran�di prospettive, tali da consentire qualsiasi tipo di scella». Salvo restando, beninteso, che «la radio ha spazi da servizio pubblico» non si può negare che «il bacino e il potenziale d'ascolto ne possono fare area di business. Gruppi editoriali come Espresso, Rcs, Sole 24 Ore ci credono»! Alla fine, premesso che «nel mio mandato attuale questo (della privatizza�zione, ndr)è un problema inesi�stente», Braccialarghe si spiega un po' di più:«Io credo che ci sia spazio per il servizio pubblico e per una joint venture con quote di partecipazione di privali in .ma delle tre radio». Per esempio Radio 3? «Potrebbe essere». Consi�derato che ha l'ascolto più basso e si occupa soprattutto di cultu�ra, dire che la Rai si muove con cautela è davvero un eufemismo. Il direttore Rai Pierluigi Celli
Persone citate: Braccialarghe, Camera Violante, Celli, Consi, Maurizio Bracciaiar, Pierluigi Celli
Luoghi citati: Milano
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