«Dateci la possibilità di sperare»

«Dateci la possibilità di sperare» CONDANNATO A 27 ANNI DI CARCERE «NON TOCCATE QUELLA LEGGE) «Dateci la possibilità di sperare» Un ergastolgno: oppure è -1 a. ota Giovanni Bianconi DOMA PRENDA il mio caso: senza la legge Gozzini oggi saroi un deunquehte incallito. La di�sperazione di uno che entra in carcere a trent'anni e sa che ne uscirà quasi a sessanta li porta a calpestare qualsiasi regola, non hai più niente da perdere». Invece? «Invece, grazie a quella legge, dopo dieci anni di galera ho la possibilità di ricominciare a vi�vere. Una possibilità, non chie�do di più, perché se dovessi sbagliare ancora... Però già ades�so se sgarri una volta hai chiu�so». Paolo Educato è un assassino. Dicci anni fa, il I ' settembre 1990, ha ucciso dui.' uomini a colpi (li calibro 38 special, Lucia�no Accardo («nolo nel mondo degli usurai porgli ingenti pre�stili di soldi che era solilo evol�vere», scrissero i poliziotti nel primo rapporto) e Andrea Ferra�ra. I due cadaveri furono trovali carbonizzati, dentro una mac�china, cinque giorni dopo il delitto. Li identificarono con molte dilricolta. Educato che di mestiere faceva il commer�ciante fu arrestato il giorno stosso del ritrovamento delle sue vittime, e confessò il dupli�ce omicidio: aveva ammazzalo lo strozzino che gli slava rovi�nando la vita, che gli stava portando rvia tutto. In primo grado lo condannarono a 29 anni e 4 mesi di carcere, ridoni a 27 in appello. Il suo fine pena arriverà nell'anno 2017. Dopo sei anni e mezzo di carcere ha avuto il primo permesso pre�mio, neirotlobrc del '98 è stalo ammesso al lavoro esterno. Ogni mattina esce da Rebibbia alle 7,30, va nel negozio di Fiano Romàno, e rientra la sera allo 22,30, «ma arrivo sempre un po' prima, per paura di fare tardi ed essere accusato di evasione». Grazie alla leggo Gozzini. Adesso c'è chi vuole mettere un freno a quelle norme, ren�dere più difficile la concessio�ne dei benefici. Che ne pensa? «Che la Gozzini non va toccala, per non togliere la speranza alla stra�grande maggioranza dei detenuti. Ormai dopo dieci anni ho imparato a conoscere il carcere, e le posso assicurare che almeno il 70 per cento dei detenuti sono delle persone assolutamente normali alle qua�li è capitata la disgrazia di sbaglia�re, che devono pagare per quello che hanno fatto ma che non vedono l'ora di ricominciare a vivere e accettare le regole, quelle che impo�ne la legge e quelle della società». E il resto? «Il resto sono un 5 per cento di boss o presunti tali, maiali di malavita, abituati a entrare e uscire in conti�nuazione, coi quali i benefici non c'entrano niente, e l'altro 25 per cento sono i tossicodipendenti. Lo�ro vedono solo la droga, recuperali è difficile, ma anche in quel caso bisogna almeno provarci. Perché tanto questi non hanno l'ergastolo, prendono sei mesi o un anno per i reali che commettono, e dunque dopo un po' escono comunque. Se non hanno alternative è chiaro che torneranno a rapinare le vecchiet�te». Lei parla da detenuto che ades�so sta fuori, ma che cosa ha da due ai cittadini che rischiano di incappare in persone già arrestate e condannate che tornano a commettere delitti? «Che capisco la loro reazione: chi sta in galera ci resti, punto e basta. Prima della mia disgrazia anch'io la pensavo così. Ma è sbaglialo, per�ché l'errore di commettere un reato anche grave, gravissimo com'è suc�cesso a me, può capitare a chiun�que, anche ai benpensanti che oggi si scandalizzano per i falli che leggono sui giornali, e non è giusto negare anche una sola possibilità di recupero. Altrimenti è meglio ritor�nare alla pena d�morte, ammazza�re subito i colpevoli e non pensarci più». Ma lei ha ucciso due persone, è stato condannato a 27 anni di carcere e ne è uscito anche se per adesso solo di giorno dopo nemmeno dieci. Dov'è la certezza della pena? «A parte che dieci anni di carcere ne valgono almeno venti trascorsi fuo�ri, la certezza della pena sta nel fatto che prima d�avere un benefi�cio bisogna dimostrare di essere cambiali al magistrato, al direttore del carcere, all'educatore, allo psico�logo... A un sacco di gente, insom�ma. Fuori si ha l'idea che uno chiede il permesso e glielo danno automaticamente, ma io dalla pri�ma domanda presentala quando ho maturalo i termini (cioè dopo aver scontalo un quarto della pena) ho aspettalo un anno e mezzo prima di rimettere il naso fuori. Ho commes�so un reato gravissimo, certo, ma non avevo precedenti né contatti con la criminalità». E a Milano, dove c'è quel Con�cardi che ha sparato ai poli�ziotti, che è successo? «E' successo che forse in quel caso bisognava valutare meglio. E se vogliono introdurre questa regola delle motivazioni più stringenti lo facciano, ma per favore non toccate il resto. I controlli e le valulazion�ci sono già, non si può buttare via la vita di migliaia d�persone quando quelli che ne approfittano si conta�no sulle dita d�una mano. E' vero che i magistrati di sorveglianza lavorano soprattutto sulle carte, io il mio l'ho incontrato una o due volle, ma sono pochi e devono seguire moltissimi detenuti. Allora aumentino i giudici, aumentino gli educatori. E chi brucia la possibilità che gli viene concessa è giusto che paghi, questo lo vogliamo anche noi». Come vengono vissute in car�cere le discussioni di questi giorni sull'emergenza crimina�lità? «Con preoccupoazione, è ovvio, an�che se poi sappiamo che c'è la campagna elettorale alle porte e dietro molli proclami ci sono moti�vazioni politiche. Perché è chiaro che la gente, fuori, vuole sentirsi dire certe cose. L'altro giorno una suora che lavora in carcere mi ha detto che dopo aver visto il telegior�nale con le sue sorelle, ha impiegato mezz'ora a spiegare loro che non era giusto levare la speranza a chi sta dietro le sbarre. E quelle erano suore, figuriamoci gli altri. Però ognuno deve sapere che quello che è capitalo a me e a tanti altri, può capitare anche a lui. Basta un atti�mo d�follia, d�disperazione per commettere un errore. Pensateci». «Commettere un reato grave può capitare anche ai benpensanti che si scandalizzano Non è giusto negare occasioni di recupero» . Fra maggioranza e opposizione è duro scontro sull'utilizzo degli sconti di pena

Persone citate: Accardo, Andrea Ferra, Giovanni Bianconi, Gozzini, Paolo Educato

Luoghi citati: Fiano, Milano