Apparenze Sei artisti in cerca di identità

Apparenze Sei artisti in cerca di identità Apparenze Sei artisti in cerca di identità CHE stia diven�tando di moda, come al cinema, per sciccheria, attribuire alle mostre dei titoli stranieri che sono poi traducibilissi�mi anche nel nostro idioma? Il cos�esotico Appearance vuol poi dire soltanto «apparenza» proprio come in italia�no. Attenzione: non «apparire» nel senso di fenomeno ottico, o di «attori in ordine di comparizione». Ma semmai di fatua apparenza, di fantasmatica manifestazione vuo�ta, di fragile narcisistica superficialilà. E non vuol essere ovviamente un'etichetta dispregiativa: ma l'in�dicazione di un genere, l'individua�zione di una moda. Sei artisti di differenti culture convocati per suffragare una lesi, il diffondersi «di un travestimento mimetico» come scrive Danilo Eccher, che sancisce «il riconoscimento di un'identità assente» «una fisiono�mia in cerca d'identità». Ancora?!. LA MODSETTMarco A Duemila inoltrato? Si. Ecco che Mariko Mori, un'ex-indossatrice di ricca famiglia giapponese, ren�dendosi «quasi subilo conto che il lavoro di modella non le consente di esprimersi liberamente» (cosi nel catalogo diaria, anche se fa tanto Miss-Salsomaggiore) prende a far pianare sulle sue immaginette ceralaccate dei folletti in stile Say-Baba o saponetta Sayonara e vi disloca dei piccoli extraterrestri da fumetto tonkinese, quasi fosse�ro dei plasticati gadget-origami, da mercatino povero delle missioni. Il non meno ricco ed accidiato Yasu�masa Morimura decide di cambiar sesso almeno nelle foto, come del resto fa qualsiasi attore di teatro No: e sceglie qui di travestirsi da Liza Minelli in Cabaret, o di appari�re come Greta Garbo in Cristina di Svezia, di passare dalla buneuleiana parrucca bionda della DeneuveSTRA LLA ; MANA allerà Belle do jour sino al tailleurino-cara-madamina di una Sophia Loren annegala in un campo di girasoli. Pas�sando in Francia, e parodiando lo stileStudio Voinquel da at�tori ritoccati e fatali anni Quaranta (tipo Jean Marais o Michèle Morgan) con dichiarata ironia e ludibrio profuso del Kit�sch, Pierre BGilles giocano all'idil�lio posticcio con il loro «scatto a due»; marinaretti dagli occhi stella�ti, rimmel piangente e cuoricini di rose. Adoni con i sussulti tascabili e finti Marcantoni, pronti a lascia�re la spada per il galoppante preser�vativo. Loro sì, schizzano coerente�mente fiele sarcastico, non c'è dub�bio. Ma nel caso di Mariko Mori e del solilo «camp» (inleso come kit�sch furbescamente ribaltatol il dub�bio rimano: e se quel gusto da portacipria di vu cumprà nipponi�ca fosse proprio il suo? In questo clima di vetrinismo imprestato al museo, di pseudo-artisti al massi�mo visagistes TV di maquillagos d'avanguardia, dubitare non nuo�ce al pensiero. Del resto: «La vita viene neutralizzata dall'assunzio�ne del suo stereotipo, la moda» teorizza Bonito OUva, ma non sai se ne sia felice o preoccupato (an�che perchè, quale maggior genu�flessione alla moda-Praoa che con�vocare Mariko Mori?) e disturba comunque i nomi di Frazer, Nietz�sche, Feniche!, Merloau e Poniy (quasi fossero due persone alla Alighiero Er Boetti) ed evoca i fanta�smi di Pontormo e Duchamp, del furor molancholicus e dello macchi�ne di Bioy Casares, per portare poi in scena soltanto questi spettri del déjà vu. (A proposito, i più penaliz�zati, per favorire Ontani, sono Tony Ousler, il più geniale, e Serra�no, il più estraneo, che con l'appa�renza ha poco a che fare: lui è tutta carne, obitorio, incredulità di San Tommaso. Più cattolicesimo Scor�sese che non sciocchezze alla Lyn�ch!). Vuol essere dunque un censi�mento, questa Appearance, o una proposta di rottura? Ma si sa: lo choc della trasgressione (posto che questa sia davvero trasgressione) dura lo spazio di un vernissage, e qui, se guardiamo le date, risalia�mo ad oltre trent'anni fa, quando Ontani nel '65 (!) immagina le sue Poesie Adulescentiae (virando in modo un po' pruriginosa la poeti ca pascoliana del Fanciùllino, in un 'aura post De Pisis, da collegio le macilento che fa nel granaio degli arditi giochini del dottorele Pierre ùGilles incominciano ad inflazionare il mondo delle cartoli�ne gay, mentre Barthes osa scende�re nelle discoteche per scrivere Mifi d'Oggi. Archeologia, insom�ma: annilùce! Però è significativo: un Mondrian, o un Klee o anche un Licini si possono rivedere all'infini�to, ma questi manager della trovatina, una volta che hai scoperto il trucco, come invecchiano subilo! Come il rosolio di Nonna Speranza! E poi si sa, lo maschere fan subilo carnevalo e noia e non c'è bisogno di attendere Freud o Hofmannstahl o Pirandello, per ricordarsi che l'arte è luna disseminata di doppi, di mascheramenti, di «appe�arance». Altnono da quando Plauto ha immaginalo Anfitrione. O senza disturbare Bronzino o Ensor, che non fece altro, che baloccare ma�schero. Ma poi anche Guido Reni o il Bernini, non si travestivano pure loro da David o San Sebastiano, per veicolare il proprio autoritratto? E che cos'è l'Arcadia o la pittura niitologica-pompier, se non trave�stimento? Oggi, semmai, c'è subito questo sentore da tinello, che ti domandi: siamo più dalle parti di Rembrandt o di Alighiero Noschese? Quando vedi Morimura spula�ta Marylin o Audrey ti par proprio di vedere il ragionier Carletii che approfitta delle feste aziendali per sbocciare in Sylvie Vartan o in Patty Pravo. Appearance, Bologna. Galleria d'Arte Moderna Tutti i giorni dalle 10 alle 18 Chiuso il lunedì. Finoal26marzo DA MARIKO MORI A LUIGI ONTANI, DA YASUMASA MORIMURA A PIERRE E GILLES, LE MASCHERE E I TRAVESTIMENTI D'OGGI IN VETRINA A BOLOGNA APPAIONO TRASGRESSIONI DATATE Yasumasa Morimura in un autoritratto nei panni di Audrey Hepburn, 1996 LA MOSTRA DELLA ; SETTIMANA Marco Vallerà

Luoghi citati: Bologna, Francia, Pierre, Stra, Svezia