Busi : le vendette postume dell'ultimo Casanova

Busi : le vendette postume dell'ultimo Casanova Busi : le vendette postume dell'ultimo Casanova RECENSerORMAI è anche superfluo sotto�linearlo, ma tant'è: per Aldo Busi la scrittura inte�sa come inondazione irrefrenabile di pensie�ri, parole ed opere, sen�za omissioni è la ne�cessità biologica primaria. Ancor più lo diverrà, crediamo, adesso che candidamente confessa i suoi primi cali di tensione affettiva o sempli�cemente fisica dovuti più ad una umana ricerca di sagge solitudini che non a un vero e proprio addio alle armi di catalogazione naturale. Una necessità che nei casi meno felici, almeno dal nostro punto di vista di lettori pazienti tende a esorcizzare con un flusso di rifles�sioni onnivalenti l'esile struttura portante di soggetti destinati alla misura ideale di un racconto o di un discreto pamphlet; una necessità, tuttavia, in grado di rendere utile anche il superfluo quando ispirazio�ne «romanzesca» se mai Busi abbia scritto un vero, totalmente inventato romanzo e interventi diretti sulla quotidianità sociale, politica; mondana, culturale e altro 'ancora del nostro tempo, si amalga. mano in una fucina di^ godibili speculazioni: il tutto reso scoppiet�tante da un'ironia che quando invece latita appesantisce ogni disquisizione. I Osservatore di costume, ma non solo, attento critico all'arma bianca di ogni fallimento epocale e di molte fasulle invenzioni socio-culturali at�tente unicamente all'ondeggiare delle masse, presumiamo che potrà essere riletto fra un secolo sarà felice per questo augurio di lunga IONE io sopravvivenza antolo�gica come un protago�nista in diretta del suo tempo, sfacciato e sco�modo fin che si vuole, ma sostanzialmente onesto nel rifiutare cer�te comode finzioni che danno purtroppo oggi più che mai un'impressione esclu�sivamente «di facciata» alla nostra quotidianità. Più che alla nostra, a dire il vero, a quella di chi cerca di illuderci che sia l'unica necessaria in una pseudo-cultura politica e mediatica in cui tutti sono alternati�vamente nemici da sopprimere o fratelli di utile alleanza. A conti fatti, questo dirompente e a tratti malinconico Casanova di se stessi è uno dei più felici risultati in assoluto del Busi «narratore». Un Busi consapevole del tempo che passa e lascia nel pettine i riccioli del Barbino di Seminario sulla gio�ventù; un Busi, anche, impotente ma non certo domo di fronte all'ipocrisia con cui si cerca di farci credere che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Le sue sferzate polemiche, in questo caso, sono sorrette da proforicte e spesso condi�visibili convinzioni anche «morali», e non intralciano; affatto il corso intrigante e beh strutturato del versante romanzesco. Interventi sulle svolte politiche del vecchio comunismo, sulle guerre e sulla sub-cultura ^mondana, ma anche sul valore dei sentimenti, sulla diffi�cile figura del padre-padrone, sulle preoccupanti mutazioni generazio�nali verso una possibile indifferen�za al valore stesso della vita e degli affetti. E poi, ovviamente, c'è anche il romanzo che si dilata e si avviluppa in una consequenzialità tutta parti�colare, a ritroso in un passato che si ricrea su se stesso e si conclude, beffardamente, nel gioco di vendet�te postume di un presente quasi surreale. La morte per suicidio del�l'avvocato Eros Torellino e del suo eterno amico-vittima Amato Per�che (senza accentol, maestro ele�mentare, trovali in uno chalet sulle sponde di un lago, scatena una caccia alle supposizioni che dissep�pellirà decine di altri cadaveri psico�logici disseminati nella grassa talvolta viscida vitalità della terra padana. A dividere per l'eternità i due suicidi, il dodicesimo volume delle «Memorie» di Casanova, con una frase sibillina scritta a suo tempo dal parroco spretato Gioac�chino Starace: «Casanova di se stes�si...» La verità ma quale delle molte possibili in cpieslo universo di finzioni collettive verrà a galla anche con l'intervento perenne�mente in diretta del Sommo Scrit�tore Aido «Subi», che segue la storia accanto all'evolversi un po' incasi�nato del destino di Carità Starace, figlia del parroco dissoluto nonché moglie di Amato Perche (senza ac�centol e amante pluridecennale del�l'infingardo Torellino. Entrano in gioco figli più o meno regolari, la moglie in coma da dieci anni di Torellino nonché sorella di Amato donne in fregola e conladini nerboruti, eredità e morti sospette quel�la della figlia di(Carilà, Ekjlores, torbida lolita pàda'na addiriltura i fratelli e la madre del Sommo Scrit�tore, per coinvolgerci in una narra�zione invadente ma non invasiva, misteriosa al punto da accalappiar�ci davvero come un giallone da cronaca provinciale coniprensivo di coma, incesti, delitti e qualche casti�go. Un pulsar di tempie e di tentazio�ne genitale assale il Subi nell'appen�dice un po' posticcia all'epilogo vero e proprio: ma è un fuoco di paglia subito spento da sagge osser�vazioni sul tempo impietoso e sugli affanni di vivere. E poi, un Busi che augura ai lettori buon millennio in chiusura di un suo libro, bè, ci fa quasi tenerezza. In assoluto, uno dei più felici risultati del narratore Due suicidi e decine di cadaveri psicologici disseminati nella grassa talvolta viscida vitalità della terra padana Aldo Busi: osservatore di costume, attento critico all'arma bianca di ogni fallimento epocale e di molte fasulle invenzioni socio-culturali ^ssfe Aldo Busi Casanova di se stessi Mondadori, pp. 511. L 33.000 ROMANZO RECENSIONE Sergio