Parà morto, sedici indagali di Chiara Carenini

Parà morto, sedici indagali Pisa: verso la conclusione l'inchiesta sulla morte del soldato Parà morto, sedici indagali Sotto esame una macchia di sangue trovata su una scarpa della vittima Chiara Carenini PISA Le lacrime, il silenzio, e poi, final�mente, qualcosa che si muove. Po�trebbero essere una ventina gli inda�gati per la morte di Emanuele Scieri, il giovane para siracusano morto il 15 agosto dello scorso anno per essere precipitalo (spinto?) da una scala di ferro della torretta di asciu�gatura dei paracaduti alla scuola militare di paracadutismo di Pisa la «Gamerra». Una ventina di indagali, forse 16. Ci sono mille parole che circolano, che passano, che girano. Si parla di indagali e poi no, forse solo di «sospettati». Sono 20, più o meno, comunque un numero ristret�to. E' il giorno in cui Siracusa, il suo vicesindaco, il padre e la madre di Emanuele Sceri, i parlamentari sici�liani tornano alla caserma Gamerra, calpestano l'impiantito sul quale ha trovato la morte Emanuele, E dalla procura di Pisa, silenziosa da sem�pre , che esce del refolo di novità. «Omicidio preterintenzionale» si di�ce, per «un gruppo ristretto di perso�ne». Quelle «poche persone che si trovavano a quell'ora e in quel luogo»; la torretta d'asciugatura, più o meno un patibolo. «In quella caserma ci solo solo 300 persone dice il padre di Ema�nuele, Corrado non possono tenere in scacco un'intera procura. E la magistratura è la so a forza dalla nostra parte. Non possiamo dire la slessa cosa della caserma». Si toma a calpestare quel maledetto piazza�le, ma la Gamerra fa muro. E non passa lo striscione con su scritto «A Lele l'onore, a voi il disonore»; perché si sa, con la parola onore dentro le caserme dei paracadutisti non si vuole e non si può scherzare. Eppoi tutti insieme in Municipio, a chiedere ancora che si faccia luce su quello che è, l'omicidio di un giova�notto siciliano che aveva scello la carriera militare. Omicidio preterintenzionale. Ma il brullo gergo burocratico significa che -c'è" stato qualcuno che l'ha spinto giù ma non voleva? Che,l'ha cóStrèffo'a'salire'dàll'feste'rnó in quella maledetta scala e poi, una volta che Emanuele è caduto di schiena, sono scappati tutti per sal�vare «l'onore»? La procura lavora in silenzio. Continueranno, gli interrogatori, l'esame delle mille perizie, le lacri�me, le richieste di verità e i viaggi tra Siracusa e Pisa. E continuerà anche l'omertà di chi ha visto cade�re Emanuele e che non parlato, per paura. La cerchia è di sospettati, ma non di indagati, ha precisato in serata il procuratore Enzo lannelli, «ci sono elementi di fatto tali da qualificare come sospetto il dato, ma che non consentono ancora che il dato assurga al livello di indizio». In ambienti invesligativi si ammet�te invece l'importanza di una mac�chia di sangue trovata su una scarpa di Scieri e al centro di una perizia ancora in corso. «Le parole attribuite al procurato�re lannelli non possono che essere accolte con soddisfazione dal colle�gio difensivo; sin dal primo momen�to abbiamo pensalo che Emanuele Scieri non fosse rimasto vittima di un incidente e, men che meno, di un progetto di morte cercata e voluta. Il suo era stalo un omicidio e sapere oggi dal procuratore che esiste una "ristretta cerchia di persone sospet�tate" ci lascia sperare che alla fine si giunga alla verità e con questa alla giustizia». In questa maniera Enzo Randazzo, uno dei legali che assiste la famiglia del giovane militare di leva siracusano, ha commentato le indiscrezioni filtrate oggi dal palaz�zo di giustizia di Pisa. Notizie che per l' avvocato rappresentano una conferma «dell' intenso lavoro che si sta svolgendo per fare luce su que�sta vicenda che presenta ancora troppi lati oscuri». Randazzo aggiun�ge di ritenere «incomprensibile co�me qualcuno, magari uno dei giova�ni commilitoni di Lele, possa conti�nuare ancora sei mesi dopo a tenere dentro di sé questo pesantissimo fardello, questo tremendo peso, il peso della verità».

Persone citate: Emanuele Scieri, Enzo Randazzo, Randazzo, Scieri

Luoghi citati: Pisa, Siracusa