BUDDHA il sorriso di dio ragazzo

BUDDHA il sorriso di dio ragazzo Per la prima volta al cospetto del 170 «karmapa», un mese dopo la sua avventurosa fuga dal Tibet BUDDHA il sorriso di dio ragazzo Frangoise Chipaux DHARAMSALA IT N'IMMENSA statua do�rata di Buddha, un trono su cui è poggiato un ritrat�to del dalai-lama e una IsempUce panchetta da�vanti* un tavolo basso. Nella sala quasi nuda dalla piastrellatura glaciale, pitture reUgiose l«tanka») ornano le colonne. Me�no di duecento tibetani e, per la prinw volta, sei stranieri, aspetta�no in silenzioso raccogUmento. La maggior parte di loro ha in mano una sciarpa di seta bianca accuratamente piegata. L'ingres�so di Doqjyen Tnnley Dorje provo�ca istantaneamente la prosterna�zione generale, e un mormorio fervoroso attraversa la sala. Testa bassa, mani tese che danzano dall'alto in basso con gestualità studiatissima, i suoi fedeli gli offrono simbolicamente le sciarpe il cui biancore è sinoni�mo di buon auspicio. Scortato da due monaci come lui, in abito monastico color granata su cui hanno gettato imo scialle del me�desimo colore, il diciassettesimo «karmapa» sembra conscio della sua carica. Terza autorità spiri�tuale del buddismo tibetano, il karmapa è il capo d'una delle sue quattro scuole, quella dei «kagyu)a», che hanno diretto il Tibet per unghi anni prima d'essere sop�piantati dai «gelugpa», ramo cui appartiene il dalai-lama. Alto, bien piantato, il «Buddha vivente» dimostra più dei suoi quattordici anni, ma ostenta sur�rettiziamente un sorriso birichi�no non appena riconosce fra i suoi discepoli, vicini all'estasi, un viso noto. A un segnale dei suoi assi�stenti, i fedeU corrono letteral�mente verso di lui, anzi verso le corde gialle disposte a cinque metri dalla panchetta su cui si siede. Un canto rauco s'innalza prima che il diciassettesimo kar�mapa salmodii una preghiera ri�presa dai suoi discepoli. Si alza e, sempre accompagnato da due mo�naci, scompare nello stesso modo in cui era apparso. La scena è durata appena cinque minuti ma, per questi fedeli, sono cinque minuti d'eternità, l'adempiersi di un sogno. All'uscita, un assisten�te distribuisce dei nastri rossi per tenere a distanza i demoni. I discepoli se li mettono religiosa�mente al collo. Festeggiato il 6 febbraio, il capodanno tibetano è cominciato bene per il karmapa che dal suo arrivo ufficialmetìte imprevisto a Dharamsala, sede del dalai-la�ma e del governo tibetano in esilio, il 5 gennaio, era rimasto quasi segregato, dapprima in al�bergo, poi m questo monastero gelugpa a una quarantina di chilo�metri da Dharamsala. Finita l'udienza, il diciassettesi�mo karmapa si mostra ancora sul terrazzo del monastero gial�lo e bianco, su cui sventola la bandiera blu-giallo-rosso-bian�ca buddista. Si direbbe che al ragazzo, ormai più disteso, fac�cia piacere rispondere con la mano al saluto dei rari stranieri non buddisti che si permettono di salutarlo. Sorridente, dà del�le pacche amichevoli sulle spal�le d'uno dei monaci che lo circondano. E per un fuggevole attimo, è il bambino a riemerge�re, un bambino vistosamente contento d'essere lì. Un mese dopo il suo arrivo in India, l'odissea della sua fuga dal monastero di Tsurpu 60 chilometri a Nord di Lhasa rimane un mistero ben protet�to. Il suo ontotourage si rifiuta di rivelare il menomo dettaglio sull'itinerario seguito e sul mo�do in cui ha potuto sfuggire alla polizia cinese che monta la guardia a Tsurpu. E' nella notte del 28 dicembre che il diciasset�tesimo karmapa, dopo aver te�nuto a comunicare alle sue guardie che iniziava un ritiro spirituale divenendo quindi inaccessibile per tutti salvo il suo tutore e il cuoco personale, è saltato dalla finestra della sua cella per raggiungere la sorella una monaca di 24 anni e cinque altri compagni, tre mo�naci e due assistenti. In Tibet, il gruppo avrebbe viaggiato per 36 ore in automo�bile (il karmapa scendeva pri�ma dei posti di blocco, aggiran�doli a piedi), quindi a piedi per superare la montagna che se�gna la frontiera con il Nepal, da cui il gruppo è passato senza difficoltà in India. Non essendo richiesto alcun visto d'ingresso, il confine indo-nepalese è sorve�gliato, in effetti, solo da doganie�ri. Il gruppo si è diretto dappri�ma a Gorakpur, poi in treno a Lucknow, infine in tass�a Delhi e a Dharamsala, una località di montagna a dodici ore d'auto dalla capitale. All'alba del 5 gennaio, il drap�pello giunge a Dharamsala. Rac�conta Karma Ngodup, vicediret�tore dell'Hotel Chonor, ammini�strato da un trust tibetano: «Il karmapa è arrivato da noi verso le 10.30, dopo essere stato rice�vuto dal dalai-lama. Sembrava sfinito e, nei quattro giorni che ha trascorso nel nostro albergo, è uscito dalla sua camera solo per andare dal dalai-lama. I pasti se li faceva portare da un suo assistente». «Aveva mani e piedi scorticati» testimonia un intimo del karmapa. Che cosa ha fatto durante il soggiorno? «Ha guardato la tv» afferma Karma Ngodup, sottolineando che i suoi assistenti avevano fatto sopprimere le reti che trasmettono film o varietà. Pro�segue: «Le misure di sicurezza, messe in opera da indiani e tibetani, erano particolarmente severe». Nessuno poteva pene�trare nell'albergo. Se l'arrivo del karmapa l'unica autorità religiosa ricono�sciuta sia dal dalai-lama che dal governo cinese ha entusiasma�to la comunità tibetana, per il governo indiano ha costituito motivo di imbarazzo nei con�fronti di Pechino, imbarazzata a sua volta per la fuga. Da allora New Delhi tace. Ma il monaste�ro di Gyuto Rimpoce è circonda�to da forze di sicurezza indiane, polizia e agenti dei servizi segre�ti. Le persone ammesse in pre�senza del karmapa devono depo�sitare tutti gli oggetti in loro possesso: orologi, penne, borse. Malgrado il freddo glaciale, bi�sogna inoltre togliersi giacca e calze. Le autorità indiane devono inoltre tenere conto della scis�sione avvenuta fra i kaguypa. Uno dei quattro reggenti (figli spi�rituali ricono�sciuti dal karmapai, lo «shammarpa» ha designato come autentico karmapa un al�tro bambino giunto dal Tibet nel 1994. Vivono entrambi a Delhi. Da quando Dorgyen Trinley Dorje è arrivato inlndia, loshammarpa i cui fede�li sono più nume�rosi in Occidente che fra i tibetani propala la tesi di un complotto cinese. La scissione è intervenuta alla morte a Chicago, nel 1981, del sedicesimo karmapa. Tradi�zionalmente, i suoi pari lascia�no una lettera che permette ai reggenti di assicurare le loro funzioni amministrative e, nel contempo, di scoprire il nuove, karmapa. Ma questa lettera non è stata trovata dal dodicesi�mo «taisitupa» uno dei quattro reggenti che nel 1991. Si trovava in un «gao» (reliquia�rio), che il sedicesimo karmapa consegnò al taisitupa dicendo�gli «Lo tenga con sé, sarà molto importante in futuro». E' pulen�do l'oggetto sacro che il gao si è aperto: conteneva la lettera, autenticata dai quattro reggen�ti. Una delegazione fu inviata in Tibet e, grazie alle indicazioni della lettera, Dorgyen Trinley Dorje, rampollo d'una povera famiglia di nomadi del Tibet Orientale, fu «riconosciuto» a sei anni come la reincarnazione del sedicesimo karmapa. Consultato, il dalai-lama die�de la sua benedizione e fatto straordinario il governo cine�se inviò una delegazione alla sua intronizzazione, nel plenilu�nio del settembre '92, lalrice di una lettera che affermava: «L'autorizziamo a essere il di�ciassettesimo karmapa». Salvo lo shammarpa, che aveva boi�cottato la cerimonia, gli altri reggenti avevano ottenuto il visto per recarsi a Tsurpu per assistere all'intronizzazione. Dietro questa disputa sulla successione si nasconde una volgare questione di soldi e la lotta per il controllo del mona�stero di Rumtek, in Sikkim, sede indiana del sedicesimo kar�mapa dopo la sua fuga da Lhasa nel 1959 in compagnia del dalailama. Il Sikkim era, nel 1959, un regno himalayano indipen�dente, ma nel 1975 l'India l'in�globò con un'annessione peral�tro non riconosciuta da Pechi�no. E' a Rumtek che si trova il simbolo del potere karmapa, il berretto nero fatto secondo i fedeli con i capelli di centomi�la fate e che simboleggia il risveglio spirituale incarnato dal karmapa. Teoricamente, il berretto ò inseparabile dal kar�mapa stesso. Ecco perché, nella prima reazione cinese alla fuga di Dorgyen Trinley Dorje, Pechi�no sostenne che si era recato a Rumtek per recuperarlo. Ru�mtek contiene peraltro migliaia di tesori: tappeti, lanka, oggetti sacri portati o ricevuti dal sedi�cesimo karmapa nei suoi viaggi in Occidente lungo i quali grazie al suo carisma aveva fatto numerosi adepti. Ma il governo indiano vieta ai reggen�ti l'accesso a Rumtek, e sembra improbabile che il diciassettesi�mo karmapa possa prendere possesso in tempi brevi della sua sede in esilio. A fine gennaio, al termine d'una riunione di lama di rango eleva�to, il dalai-lama ha designato come suo tutore Trago Rimpo�ce, divenuto supremo «abate» della scuola kagyupa sotto il sedicesimo karmapa. Secondo un intimo, il giovane ò già appassionato di tiiosofia, storia e grammatica. «Gli manca la trasmissione delle conoscenze religiose, ma può riceverla solo dai maestri che si trovano in India» dice, aggiungendo: «Vuo�le imparare l'inglese e l'hindi». Il ministro tibetano dogli Affari religiosi, Tashi Wangcu, spiega come il karmapa, che legge mollo, sia anche uno scrittore e sopra tutto un poeta prolifi�co. Il diciassettesimo karmepa avrebbe giustificato la fuga con il desiderio di studiare, visto che le autorità cinesi gli aveva�no impedito di recarsi in India e non avevano risposto alle do�mande di visto inoltrate dai suoi maestri, in particolare il taisitupa. «Non voglio essere strumentalizzato politicameni e» ha detto ai suoi fidi, arrivan�do. Dopo l'intronizzazione, il karmapa era apparso in diverse circostanze alla televisione cine�se. Ma si era già distinto schiaf�feggiando nel 1996 a soli IO anni il lama che presiedeva la cerimonia d'intronizzazione del pancen-lama designato dai Cinesi. Quello riconosciuto dal dalai-lama è scomparso nel 1995. Nel corso di una seconda udienza, il 4 febbraio, il karma�pa è uscito dal riserbo che avrebbe voluto imporgli il go�verno indiano: «Il dogma più importante nell'insegnamento del buddismo tibetano è la com�passione. Ma questa pratica esige la libertà. Spero il popolo tibetano sarà presto capace di conquistarsela». La fuga del karmapa sogna la fine della presenza in Tibet d'una autorità religiosa ai mas�simi livelli. I quattro capi delle scuole del buddismo tibetano senza contare il dalai-lama sono ormai in India. «Tenuto conto della situazione che re�gna in Tibet, non ritengo che la sua jartenza cambi granché il quadro» afferma Wangdi. «Per il popolo tibetano, ò meglio averlo all'estero. In Tibet, per valoroso e coraggioso che sia, non fa la differenza». I tibetani in esilio, di cui circa 125 mila vivono in India si rallegrano degli echi mondia�li della fuga. «E' il regalo del millennio per la comunità tibe�tana» dice uno di loro. Alcuni giovani tibetani, che non na�scondono la propria disillusio�ne davanti alla politica di com�promesso del dalai-lama, già riversano le loro speranze su un ragazzo di quattordici anni, di cui si sa ancora troppo poco, ma che si augurano mostri maggio�re audacia del loro capo supre�mo. Copyright Le Monde Una pacca sulla spalla Dovrà studiare inglese e hindi Il «Buddha vivente», un ragazzo di 14 anni alto e robusto, unica autorità religiosa riconosciuta sia dalla Cina sia dal dalai-lama. Qui accanto il percorso della fuga dal monastero di Tsurpu, in Tibet, fino in India: un viaggio compiuto in autompbile e soprattutto a piedi

Persone citate: Chipaux, Dorgyen Trinley Dorje, Dorje