Trapianti cPartì possibili anche in Dalia di Daniela Daniele

Trapianti cPart�possibili anche in Dalia Vìa libera dal Consiglio superiore della Sanità, già trecento in lista d'attesa Trapianti d'arti possibili anche in Italia S�all'impiego di mani prelevate da cadaveri Daniela Daniele ROMA L'Italia apri; al Irapianlo di.^li arti. In tempi brevi sarà emana�to il prowediinentorhe auiorizza l'ospedale San Gerardo, di Monza, ad avviarn uno studio multicentrico sulla tecnica chirurgica. Ne ba dato l'annùncio il ministro della Sanità, Rosy Hindi, dopo il via libera del Consiglio Superiore di Sanità che ha espresso, sottolinea il ministro, «un parere equilibra�to». «Siamo sempre stati pronti sostiene il ministro a introdur�re nella sanità italiana le inno�vazioni e i progressi scientifìci o anche in questo caso lo faccia�mo con la serietà e la responsa�bilità che sono richieste ogni qual volta e in gioco la salute delle persone. Per questo abbia�mo seguito il metodo della spe�rimentazione che ci consente di dare regole a garanzia dei pa�zienti, ma anche della professio�nalità e della competenza dei medici». Con il parere favorevole del�la seconda sezione; del Consi�glio Superiore di Sanità al tra�pianto di arti da cadavere al centro di microchirurgia dell' ospedale monzese, gli esperti del Css hanno dato anche un primo si all'avvio di uno studio sperimentale di'» prevede solo T) trapianti di mano in due anni SU altrettanti pazienti italiani, scelti in un elenco di 11 candi�dati, Ma in lista d'attesa ci sono altri trecento pazienti. I chirurghi del centro di Monza, coordinati da Marco Lanzetta, avevano chiesto, in�fatti, di poter dare vita a uno studio pilota europeo in collabo�razioni! con il centro di Lione, diretto da Jean Michel Dubernard, salito agli onori delle cronache per aver realizzato con successo duo trapianti di mano da cadavere (di questi, uno doppio lo scorso 14 genna�io). Il ministro Lindi, di fronte alla richiesta di autorizzazio�ne, aveva fatto sapere fin dal�l'inizio di non avere difficoltà ad avviare formalmente! lo stu�dio pilota. «Crediamo di avere le carte in regola per avviare uno stu�dio clinico su poche persone ha detto Marco Lanzetta e attendiamo con serenità queste decisioni; vogliamo procedere con calma secondo una metodo�logia scientifica molto rigoro�sa, che i! stata adottala anelli! in I-'rancia. Solo seguendo linee! guida comuni si potranno con�frontare! dati e; sapere con sicu�rezza se: questa strada è percor�ribile e) meno». «Assolutamente favorevole, ma alle: condizioni dettate dal Consiglio Superiore eli Sanità», si dichiara Girolamo Sirchia, presidente del Neird Italia Transpiani (NITp), Le: condizioni alle; quali fa riferimento il pro�fessor Sire:hia erano, del reste), siale espresse dal NITp slesso che; ba un suo rappresentante, Mario Scalamogna, neil Consi�glio Superiore di Sanila. «La condizione! prioritaria ha spiegalo ancora Sirchia era che si facesse un programma mirato in uno o pochissimi cemlri e; su un determinalo numero di casi e cho i risultati fossero poi valutati da esperti. In un secondo tempo, si decide�rà se; questo tipo di trapianto dovrà entrare ancora più ampiamente nella pratica oppure essere limitato». Approvazione anche dal mondo accademico. «Ogni pro�gresso scientifico va adottato e; anch'io avrei detto si alla speri�mentazione come ha fatto il Css ha dichiarate) Carlo Casciani, professore ordinario di Clinica Chirurgica all'Università Tor Vergata di Roma a patto che si proceda con cautela, perché si tratta eli un intervento rischio�so che non è indispensabile alla sopravvivenza. I tempi sono maturi ha continuato il chirur�go e anche nel nostro Paese siamo pronti a eseguire questo tipo di intervento. Un interven�to tecnicamente difficile, segui�lo da una terapia antirigetlo pesante e dai risultati non anco�ra chiari: ecco perchè non cre�do che, almeno a breve, possa diventare un'operazione di rou�tine». Malgrado le perplessità e l'invito alla cautela, Casciani conclude: «Possiamo, però, a buon diritto festeggiare perchè Ogni progresso in materia di trapianti è un traguardo che va festeggiato. L'importante è non perdere mai di vista il fatto che al centro della vicenda c'è sem�pre il paziente: chi, in futuro, accollerà di solloporsi a un trapianto di mani devo decide�re in maniera consapevole, do�po essere stato informalo sui rischi, sui farmaci che dovrà assumere per il resto della vita e sul fatto che la riconquista della funzionalità delle nuove mani non sarà totale». A chiedere il permesso è stato il chirurgo Lanzetta che ha fatto parte dell'equipe che a Lione ha eseguito i primi due interventi: «Nella scelta dei pazienti privilegeremo chi ha dovuto fare i conti con il fallimento delle protesi» Denis Chatelier. l'operaio francese che tre settimane fa è stato sottoposto a Lione al doppio trapianto della mano, prelevata da un cadavere, sta compiendo significativi progressi: «Presto spero di accarezzare le mie bambine: con le protesi non l'ho mai potuto fare, temevo di far loro del male». Denis aveva avuto gli arti amputati da un petardo

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