A Belgrado, aspetta l'esecuzione del regime di Giuseppe Zaccaria

A Belgrado, aspetta l'esecuzione del regime DOPO L'ASSASSINIO DEL MINISTRO DELLA DIFESA A Belgrado, aspetta l'esecuzione del regime reportage Giuseppe Zaccaria B inviato a BELGRADO ELGHADO è livida, oggi. Una luttuosa coltre di nu�vole spande pioggia sui «boulevard» semideserti (tanto, pochi avrebbero potuto permet�tersi di usare le auto), mostra bar e ristoranti come vuoti spazi di luco (tanto, quasi nessu�no potrebbe pagare i conti), trasforma la vivace metropoli di un tempo proprio in ciò che mai avrebbe voluto essere: una città balcanizzata, A Banjica, il ristorante «Rad» dove l'altra sera hanno ucciso il ministro Bulatovìc oggi e chiuso, ma è come se lo fosse da anni. Bentornato, ti sussurrano in albergo: vuol vedere i fori delle pallottole? L'albergo è l'Intercontinental, lineilo in cui tre settimane fa hanno eliminato Arkan. I banchi della reception sono costellati di loppe li dove sono piovuti i «danni collatera�li» della folle sparatoria, L'alber�go è pili enormi!, desolalo e buio che mai. Anche gli italiani della Telecom se ne sono andati, per precauzione. Un gruppetto di tecnici cinesi ospitalo a prezzi politici si aggira sulla vecchia moquette color salmone con la cautela di esploratori che abbia�no appena toccato il suolo di Giove. Balcanizzazione: il procosso putrefattivo che aveva amputa�lo mani e gambe di quel che un tempo fu la Jugoslavia, ha rag�giunto la testa e il cuore. La paralisi del terrore, quel baco di une millennio che da anni si era riusciti a confinare fra i monti della Bosnia e la grande discari�ca kosovara, adesso raggiunge i gangli del sistema. E sarebbe stupido definire ciò che ne sca�turisce soltanto come paura. «Piuttosto, è il senso di una fini! incombente, di una trage�dia che porterà con sé altro buio e altro sangue...». Tra le poche persone che oggi, a Belgrado, accettino di analizzare ciò che accade c'è Aleksa Gilas, docente di scienze politiche a Berkeley, figlio di Milovan, grande dissi�dente dell'era di Tito. Con la guerra, era rientrato a Belgrado per condividere i lutti della sua gente, adesso cerca di analizza�re i prodromi di una guerra civile. Neanche durante i bombarda�menti la capitale era mai appar�sa cos�rinchiusa, prostrata. E dopo la fine della guerra, una popolazione costretta a soprav�vivere con ottantamila lire al mese (quando ci sono) si era calata in una lolla sorda, ma in qualche modo eroica, per la sopravvivenza. Ormai qui la morte si ripresonta ad ogni angolo, colpisce tutti. «Le racconto un aneddoto che potrebbe anche essere diver�tente, in un contosto diverso. La sera in cui hanno ucciso il ministro Bulatovìc, tutti i "pagar" di Serbia sono impazzi�ti». Il servizio di Stato cho attraverso i cercapersone man�da anche le ultime notizie, an�nunciava: «Il Senato americano autorizza bombardamenti sulla Serbia». Per errore, era tornata in circolo una notizia del marzo '99. «Eppure, le reazioni degli utenti non sono slato né vivaci né violente. Direi rassegna�te...». Aleksa Gilas ha un suo teore�ma per spiegare non tanto la catena di omicidi eccellenti («Sa, per queste cose ci vorreb�be un giallista...») ma il momen�to che la Serbia sta per attraver�sare. «L'imminente fine di Milosi r vie è dimostrata da un sempli�ce dato. Alla fine degli Anni '80, l'uomo era considerato da lutti come il leader della Jugoslavia. Noi primi Anni Novanta, per i serbi era il Padre della Patria, All'inizio del Duemila, può con�tare ormai solo sul 20D/! dei voti, e perderebbe con certezza qual�siasi elezione condotta con me�todi appena decenti. La vera incognita piuttosto è un'altra: una volta perse le elezioni, lui ed il suo apparato sarebbero disposti a cedere il potere?». Grande domanda. Quella che oramai si pongono lutti. Una «coalizione innaturale» (cosi la definisce Alexandar Tijanic, analista politico) governa a di�spetto di una «coalizione folle», quella dei gruppi di opposizio�ne. L'una impegnala solo a sopravvivere, l'altra a dimostra�re che è viva. Gli «Slobisti», come dice Tijanic, ormai costi�tuiscono una casta che circonda il Capo e lo condiziona. Le opposizioni, ancora alla ricerca di una qualsiasi unità, per il momento hanno fallilo nel com�pito principale, il solo che avreb�be potuto legittimarle agli occhi di una popolazione esausta: ot�tenere dall'Occidente almeno un parziale ritiro delle sanzioni economiche. Aleksa Gilas è ancora più spieiato: «Dai gruppi cosiddetti democratici non mi aspetto mol�to. Solo in ritirata, temono che la "campagna antiterrorìstica" del governo si trasformi in un'ondata di arresti. Si sono arroccati nelle 26 città conqui�state nelle elezioni dol '96 e gestiscono, finché potranno, questi; l'ette di potere». Prima che la campagna del terrore si scatenasse, continua, Milosevic sembrava voler inviare ai serbi messaggi rassicuran�ti. Coltivava, si direbbe, la nuo�va immagine di un capo mode�sto. «Ha decorato diecimila com�battenti ma non ha preteso alcun riconoscimento per se stesso. Lo chiamavano "il nuo�vo Saddam" ma non ha mai alimentato culli della personali�tà. E' a capo di un regime corrono ma non credo che per�segua rarricchimento persona�le. Adesso però, anche se lui sembra mantenersi freddo, tut�to il suo apparato sprofonda nel panico». E' allucinante osservare co�me anche il sistema informati�vo un tempo cosi marmoreo sia alle soglie di una crisi di nervi. Solo ieri sera, due allarmi con torme di cronisti scatenati sulle tracce di omicidi inesisten�ti. Il primo, pareva fosse tocca�to a Slobodan Zivojinvic, ex tennista e oggi uomo d'affari, sposato (come Arkan) a una cantante folk che si fa chiamare Lepa Brena. L'altro, ad un espo�nente dell'opposizione, Nejbosa Covic, che invece era solo impe�gnato in una riunione. «Mi chiede che sta succeden�do? Semplicemente, l'inizio del�la fine», conclude Gilas. Il mini�stro dell'Informazione ed i na�zionalisti radicali sono furenti, accusano la Cia di essere dietro questa ondata di assassini!. «La Cia? Io penserei piuttosto ad altri servizi segreti europei, ma questo si potrà capire solo mol�to più avanti». Fra meno di una settimana, il 17 febbraio, il partito di Milose�vic, r«Sps», celebrerà il suo quarto Congresso. Il regime an�nuncia misteriose «novità», qua�si a trasformare la scadenza nell'ultima occasione per ri�prendere il controllo delle cose. I pessimisti prevedono invece solo un giro di poltrone, «anche perché di forze fresche nell'Sps non ce ne sono». Di sera «Studio B», tv di opposizione, manda in onda un dibattito dai toni lunari. Uno psicologo, Jovan Marie, spiega che i serbi non sono «apatici» ma solo «molto, molto tristi». Un sondaggio spiega che r800Zo di loro teme, nell'ordine, fame e guerra civile. C'è nell'aria un sentore di fine incombente e di una nuova immane tragedia Un clima luttuoso avvolge la città un tempo vivace tra minacce all'opposizione e falsi allarmi su nuovi attentati eccellenti Cittadini e ufficiali dell'Armata nella capitale del Montenegro in coda per le condoglianze alla famiglia di Pavle Bulatovìc

Persone citate: Aleksa Gilas, Covic, Gilas, Jovan Marie, Lepa Brena, Milosevic, Pavle Bulatovìc, Slobodan Zivojinvic