Jet afghano, il dirottqinento è una fuga dì massa di Fabio Galvano

Jet afghano, il dirottqinento è una fuga d�massa Quattro uomini dell'equipaggio, tra cui i due piloti, riescono a liberarsi calandosi dalla cabina di guida Jet afghano, il dirottamento è una fuga di massa Ipirati d'accordo con parte dei passeggeri per scappare da Kabul Fabio Galvano corrispondente da LONDRA Da tre giorni, ormai, il Boeing 727 della compagnia afghana Ariana è fermo all'aeropoprto londinese di Stansted. Nessuna violenza, nessuna richiesta di liberazione cos�almeno dichiara la polizia inglese per Ismail Khan o per altri avversari del regime dei Taleban. Un mistero? Non pro�prio, se sono vere le notizie che filtrano da Kabul, suffragate dal direttore generale della compa�gnia aerea. Sull'aereo forse per la prima volta nella storia dei dirottamenti intemazionali ci sarebbe totale sintonia fra dirotta�tori e ostaggi, che avrebbero addi�rittura legami di parentela. E' uno steward da Kabul a rivelare quel retroscena, mentre a Londra si riesamina la situazio�ne dopo la drammatica fuga noltuna del comandante, del capita�no in seconda, del primo ufficiale e del motorista, che in un momen�to di disattenzione dei pirati si sono calati con una scaletta di corda da un finestrino della cabi�na di comando. Lo steward è una delle nove persone liberate subito dopo il dirottamento, allo scalo di Tashkent. Ha detto che a bordo c'è un gruppo familiare composto da circa 40 persone, bambini compresi; e che la drammatica avventura è stata architettala per portare tutti pirati e passeg�geri ai lidi dell'asilo politico in Inghilterra. Questo spiegherebbe molte cose: anzitutto il dialogo sereno, sebbene finora tenuto se�greto, fra le autorità britanniche e i dirottatori; e poi l'apparente mancanza di qualsiasi fretta, da una parte e dall'altra, per arriva�re a una soluzione della crisi. Soltanto la fuga notturna dei pilo�ti ha increspato l'atmosfera, tant'è che pochi minuti dopo i pirati hanno letteralmente scaraventa�to uno steward giù dalla scaletta posteriore dell'aereo; ma poco dopo il dialogo è ripreso, come se nulla fosse, anche se probabil�mente (ma non ò certo) non c'è più a bordo del vecchio Boeing qualcuno che sia in grado di pilotarlo. Anche i Taleban sembrano con�vinti dalla teoria della complicità. Ieri si è avuta notizia poi smenti�la, ma chissà qual è la verità che una decina di persone fossero state annestate all'aeroporto di Kabul, sospettate di complicità con i dirottatori e con i passeggeri decisi a fuggire, addirittura accu�sate di avere chiuso un occhio quando ai controlli sono passate le anni per ora a Londra si sono viste soltanto pistole nascoste fra i veli delle donne. Anche l'arrivo a Londra di Hope Hanlan, rappresentante dell'Alta Commis�sione Orni per i rifugiati, sembre�rebbe dare peso all'ipotesi di una fuga in massa. Ma Londra, per ora, non dice. In effetti la vicenda dell'aereo afghano, mentre l'aeroporto di Stansted ha ripreso la sua norma�le attività, è coperta da una cappa di silenzio. I «non so» pronunciati dal portavoce della polizia non si contano più. Solo i giornali inglesi hanno incrollabili certezze. Con�vinti come tutti gli inglesi che questo sia il Paradiso Terrestre, anzi che mezzo mondo voglia emigrare in Inghilterra, hanno sposato la tesi dell'asilo politico e fanno già i conti per dire che i 151 rimasti sul Boeing costerebbero al contribuente tradotto in lire quasi quattro miliardi l'anno. Le lungaggini delle trattative, affer�mano, sono solo perchè i pirati vorrebbero garanzie di non esse�re restituiti a Kabul: meglio un po' di galera in Inghilterra che la forca in patria. La possibile fuga in massa sta poi scatenando entu�siasmo in Afghanistan dove per lasciare il paese clandestinamen�te seive un passaporto che costa anche 30 milioni: i dirottatori di Stansted se la sono cavata con le quasi 100 mila lire del biglietto aereo. La carlinga del Boeing della Ariana fermo sulla pista dell'aeroporto di Stansted

Persone citate: Ismail Khan