Il carcere a vita per le amiche assassine di Pierangelo Sapegno

Il carcere a vita per le amiche assassine Il carcere a vita per le amiche assassine La mamma di Nadia: nessuna pietà, mia figlia è l'unta morta reportage Pierangelo Sapegno 1 inviato a FOGGIA DICE: «In nome del popolo italiano...». Il padre di Na�dia, «quanti respiri lì», mentre si fa il silenzio, e la mamma gli stringe la mano. Non ci sono solo loro, Anna Maria e Mariena, le ragazze che hanno ucciso Nadia: hanno chiuso la porta dietro di loro, l'hanno chiusa per sempre. Il presidente Filippo Bortone: «Condanna ciascuna delle due imputate alla pena dell'ergasto�lo». La sentenza è arrivata. Applausi. Urla. Rocchina Ge�sualdo, la mamma di Nadia: «Giustizia è fatta». Scattano tut�ti in piedi dalle 4 fda di poltro�ne, con i pugni levati in alto in segno di gioia, com'è lugubre un tribunale, questi volti stra�volti da una sentenza che sep�pellisce per sempre due ragazzi�ne. Piange lacrime di vendetta, mamma Rocchina, «ma quale pietà, mia figlia è l'unica morta, loro esistono». Urla: «Nadia ti tengo qua», tira fuori l'immagine dal seno, la bacia. E' finita nell'unico mòdo in cui poteva finire, anche se è difficile credere che un delitto cos�inutile appartenga al mon�do femminile. Ad Anna Maria Botticelli sono rimasti un volto di colori pallidi e gli occhi sempre in terra, vestiti sciatti, maglioni e jeans, le camicette linde della mamma. Anche que�sto fa pena, questa sua condizio�ne etema di figlia bambina, che non ha mai potuto emanciparsi, dalla famiglia e dal paese. Il paese, Castelluccio dei Sauri, è come una lunga stazione di binari morti, ferma nel tempo e nella vita, cos�lontana dal mon�do che la circonda, dal fervore industriale e anche piratesco che stravolge la Puglia. Ci sono posti come questo, ai confini della felicità. Il padre, Gennaro Botticelli, brav'uomo distrutto dal dolore, carabiniere in pen�sione, diceva a Telenorba: «Ma io ho sempre cercato di fare il bene di mia figlia, di renderla contenta. Le sono sempre stato vicino. La domenica la portavo anche alla Messa e al cimitero». Un posto ai confini della felicità può essere anche questo. Anna Maria era solo una ragazza intelligente che cercava dispera�tamente di vivere: per trovare la sua vita, forse può avere perso se stessa, ma ci dev'esse�re un motivo e ci dev'essere una ragione che due anni di indagi�ni, un anno di processo e 20 udienze in aula non hanno mai svelato. Ora Anna Maria dice: «Sono disperata. La mia vita è finita, non ho più un futuro. E' da quando hanno chiesto l'erga�stolo che ho perso ii sonno». Scrive, al suo psichiatra, France�sco Bruno: «Sono consapevole che non mi è possibile essere serena... Meglio sorvolare, altri�menti ricado nell'abisso buio che spesso mi tormenta e cioè quello di non trovare facilmen�te pace. Che bella parola, pace!! Già scrivendola ti trasmette una sorta di serenità, ma sicco�me non la posseggo è solo una tranquillità di tacciata». Nel carcere di Treni, raccontano, vive da sola, senza riuscire a legare con nessuno. Ha perso ogni entusiasmo, non studia più e non legge quasi più. Il suo avvocato, Giancarlo Ursitti, la definisce «terrorizzata e de�strutturata». Scrive lettere che non hanno perso soltanto le regole grammaticali, ma anche senso logico: «Mamma, vedi se riesci a mandarmi delle melan�zane alla parmigiana. No, le preferisco iritte. Anzi, meglio la parmigiana». Passa ore intere senza Tare niente, come spolpa�ta di sentimenti e di forze. Sa che non le resta che il bene dei genitori, ma è come se comin�ciasse a rifiutarlo. Le lettere che spedisce loro sono fredde, abbastanza distaccate. Non chiede comprensione, e non è disposta nemmeno a darla: «Mamma, questo 6 il destino che mi aspetta. I commenti non servono». Suo padre, invece, ha scritto all'avvocato: «Se pensa che possa servire a salvare mia figlia, io sono anche pronto a togliermi la vita». Alla fine, dentro a tutto que�sto, Anna Maria è di una solitu�dine dolente. Ha smarrito logi�ca e conoscenza. Nel test pischiatrico, «Prova di vocabola�rio», risponde così: «Rimorso: le vorrei aire una cosa, ma non la dico, poi a distanza di tempo mi viene il rimorso di non averla detta». Punti l. «Logorare. Un po' come lacerare. Questa sto�ria mi sta logorando». Mentre Anna Maria confonde il signifi�cato della vita, Mariera Sica sembra averlo ritrovato. Non ha smesso di studiare, ha passato un paio di esami a Economia e Commercio, è diventata più bella della sua amica, i capelli corvini, occhialini alla moda, linea firmata, rettangolare, lo sguardo pieno di vita. Nella sua cella, a Foggia, è rimasta una scritta che aveva vergato all'i»!zio di questa incredibile storia: «Anna Maria e Mariena for ever». In realtà, il cammino processuale e la scelta difensi�va, l'hanno allontanata ormai inesorabilmente dalla sua ami�ca. Ha cercalo di salvarsi dicen�do di essere slata plagiala. Pen�sa al futuro, scrive che «non so se da grande farò quello che sognavo, però vorrei che la mia vita ricominciasse». Non legge i giornali, dice che non sopporta i titoli che la riguardano: «Le ragazze killer, le amiche assassi�ne...». Va a teatro, l'ultima volta ha visto «Cerchio di gesso». Al contrario della sua amica, Ma�riena dice: «Qui dentro, mi sen�to protetta». Ha rinnegato il rapporto che la legava a Anna Maria, ina non ha mai voluto tornare indietro a quella sera di marzo quando uccisero Nadia. Prima che la giuria si ritiras�se, hanno iinpietosaniente rilet�to i verbali e le confessioni. Anna Maria che urlava: «Strin�gi, stringi di più, dai, uccidila». E Mariena che rispondeva: «E' difficile, questa hastarda si muove...». Nadia aveva 18 anni, ed era contenta di essere loro amica. «Urlavamo di gioia: è morta». Nessuno ha mai voluto dirci che senso aveva questa crudeltà, nessuno ha mai sapu�to spiegarcelo. Il Tgl ha riman�dato in onda le vecchie registra�zioni, all'inizio dell'inchiesta, quando lo due ragazze si sussur�ravano come impazzite: «Luci�fero è bello, è nel e mutandine». Poi: «Mi raccomando, qualun�que cosa ti chiedano, la versio�ne è questa». E difatti, la versio�ne non l'hanno mai (.ambiata, per lutti questi due anni, que�sta incredibile versione che le ha portate fino a qui, fino all'ul�tima ineluttabile sentenza. Dovranno anche risarcire seicento milioni alla famiglia In aula c'era tutto il paese, applausi e urla quando il presidente ha letto la sentenza Dna delle due imputate allo psichiatra «Sono disperata nonhopiùunftituro Ho perso il sonno da quando hanno chiesto l'ergastolo» Il padre aveva detto all'avvocato prima della sentenza «Se pensa che possa servire alla mia ragazza sono pronto a togliermi la vita» '•-••--■■p vj Nadia Roccia assieme a Anna Maria Botticelli sua compagna di banco i •»-4. , -. .. ' Jf^o. Crx '^■"~— •W adh d: i '"**" "* •*^ W. i. •nv-*. Qui sopra. il testo della lettera che la Botticelli ha scrino dal carcere ai suoi avvocati «Oggi mi sento abbastanza serena e spero di esserlo anche prossimamente ma so che non è possibile, basti considerare che è diffìcile per chi conduce una vita "normale" »

Luoghi citati: Castelluccio Dei Sauri, Foggia, Puglia