Meglio includerli. No, emarginarli di Luigi Albertini

Meglio includerli. No, emarginarli Come trattare le forze antidemocratiche? La modernità dei diari di Luigi Albertini Meglio includerli. No, emarginarli Pierluigi Battista II N Austria, la deflagrazione del caso Haider. In Italia, negli stessi giorni, uno scontro muro contro muro sui principi primi della democrazia. Il fantasma di una democrazia debole, perenne�mente minacciata e chiamata a una vigilanza persino nevrotica sembra non abbandonare l'Italia nemmeno dopo aver chiuso il capi�tolo del Novecento. Da una parte Berlusconi si scaglia con toni furen�ti contro r«illegittimità» democra�tica delle prossime elezioni. Dall'al�tra Veltroni chiama a raccolta «tutte le forze democratiche», sta�bilendo un confìne insormonabile tra queste ultime e r«antidemocrazia» che allignerebbe dall'altra par�te. Lo stesso copione. Le stesse paure. Con il caso Haider che ripropone lo stesso dilemma che macerò Luigi Albertini nel 1922, nei mesi precedenti la marcia su Roma. Per una fortuita ma fortunata coincidenza, infatti, proprio nei giorni in cui l'Europa si interroga sgomenta sulla drammatica svolta di Vienna, la casa editrice II Muli�no pubblica i diari inedili (Intorni di un liberale) di Luigi Albertini, il direttore e co-proprieiario del Cor riere della Sera che nel 1925 fu brutalmente estromesso dal giorna�le milanese per la sua opposizione al fascismo. Colpiscono le parole di Albertini che, già nel 1922 ma prima della spallala di Mussolini, si dice convinto «della necessità che i fascisti vadano presto al potere» e dell'urgenza di formare senza indugi «un governo al quale partecipino i fascisti e che riduca l'azione fascista nella legalità» in modo da «chiamare i fascisti a dar prova della loro capacità a dirigere la cosa pubblica». Albertini condi�videva un atteggiamento allora molto diffuso negli ambienti libera�li e che scommetteva sulla possibi�lità di «usare» il fascismo, tenendo�lo al guinzaglio, per poi sbarazzar�sene non appena fosse venuta me�no la minaccia «eversiva» del socialismo galvanizzato dal richiamo bolscevico. L'illusione si sarebbe ben presto rivelata fatale. Ma Al�bertini esprimeva un dilemma clas�sico delle democrazie e che oggi, con l'esplosione del caso Haider, è fragorosamente tomaio alla riballa. Bisogna includere o escludere le forze antidemocraliehe? «Cosliluzionalizzarle» o emarginarle? Im�metterle nel gioco demoerdtico, svuotandole della loro carica anti�sistema e temperandone le punte eversive attraverso la pedagogia dell'inclusione oppure rinchiuder�le prudentemente nel loro recinto infetto, impedire il contagio con misure draconiane, ricacciarle in uno stato di perenne minorità rancorosa ed eversiva. Da una parte c'è l'idea (e l'cUlusionei albertinianal che l'esercizio democratica mi�gliori chi ne sta fuori per scella e per vocazione. Da una parte l'idea che è meglio aggredire il male prima che possa crescere. «La con�dizione in cui viveva Albertini è sensibilmenle diversa da quella di oggi», spiega ad esempio Sergio Romano, «ma è sbaglialo affronta�re il caso Haider assumendo come parametri gli unici due casi fallili, quello italiano e quello tedesco con Hitler, in cui la scelta dell'inclusio�ne non è andata in porto». Esistono invece casi di inclusione preventi�va riuscita? Esistono. Romano cita «la progressiva assimilazione a ca�vallo tra Otto e Novecento della socialdemocrazia tedesca "anti-sislema" nei circuiti democratici. Inoltre, se venisse interrogala l'ani�ma di Aldo Moro, credo che si compiacerebbe per il compimento della lunga marcia dei comunisti italiani verso la democrazia». «Ma con buona pace di Berlusconi», replica Gianfranco Pasquino, «i comunisti italiani sono stati un'al�tra cosa rispetto ai fascisti italiani e da molto tempo, oramai, non potevano essere più considerati antidemocratici». Per Pasquino bi�sogna distinguerò: «un conto è cho gli antidemocratici siano inclusi nella sfera governaiiva, e questo non si può, e un altro è cho siano inclusi nel gioco democratico, e questo si dovoi. Per Romano, inve�ce, non è democraticamente sano «che forze consistenti possano es�ser lasciale pennanentomenle fuo�ri dei circuiti democratici, e anche dalle responsabilità di governo». Due soluzioni radicalnionle di�verse del dilemma cho angosciò l'Alberlini dei diari inediti Fallo sta che già Giolilli gioco iute le sue carte per inserire nel «sistema» due forze ancora non legittimate come i callolici e i socialisti. Lo stesso Togliatti, con il consueto realismo machiavellico che tanto fece infuriare riniransigentisino della sinistra laica, non esitò ad aprire una porta di dialogo sia con l'amnistia per i fascisti che con Inattenzione» per i qualunquisti di Giannini. E non si può non menzio�nare l'evoluzione di An, progressi�vamente uscito dal recinto anti-si�stema del Msi attraverso la prassi democratica e di governo. Anche per questo il «caso Haider» non si risolverà fucilmente. Palmlro Togliatti

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