Haider e i suoi antenati

Haider e i suoi antenati La doppiezza tutta austriaca del leader populista Haider e i suoi antenati personaggi EnzoBetiiza PENSO che non sapremo mai chi sia veramente Jòig Hai�der, quali germi s'annidino nel suo animo, quali pensieri s'arrotoli�no nel suo cervèllo. Non lo sapremo perché uno dei caratteri distintivi dello spirito austriaco è l'ambiguità. L'impero asburgico, ce lo ricorda Musil, era talmente ambiguo, tal�mente duplice, talmente proteifor�me da non avere neppure una deno�minazione ufficiale precisa. Era Au�stria o era Ungheria? Come mai Francesco Giuseppe, imperatore in Austria, diventava soltanto re in Ungheria? La prima repubblica era più socialista o era più clericale? Fino a che punto e in che cosa gli austromarxisli, i socialisti austriaci, che non amavano definirsi socialdemocralici, s�differenziavano dal co�munismo russo e dalle socialdemo�crazìe occidentali? Fino a che punto il tragico cancelliere austrofascista Dollfuss, assassinato dai nazisti, dif�feriva dall'ultimo effimero cancellie�re nazista, Seyss-Inquart, che nel 1938 consegnò masochìstìcamente l'Austria odiata all'austriaco Hitler e fin�impiccato a una delle forche erette dal tribunale d�Norimberga? L'ambiguità Per tornare a Haider, qual è l'Au�stria immaginaria che s�profila nelle sue omehe domenicali e nei suoi scritti non privi d�una certa infarinatura perfino erudita? Da un lato egli sembra vagheggiare una piccola «Heìmat» pura, monta�na, forestale, ecologica, contrappo�sta alla Grande Vienna cosmopoli�ta, culla di una vasta cultura poli�glotta e di un liberalismo autentico come quello dei Bòhm-Bawerkj von Mises, von Hayek, Popper, Wittgenstein e dei filosofi della scuo a detta neopositivista. Da un altro lato sembra però dìsprezzare pangermanìstìcamente l'ipotesi di un'autosufficiente pìccola nazione austriaca, da lui definita «aborto ideologico». Ma tutte queste contraddizioni, a cominciare da quelle insite nella radice fqndativa della Freiheìtlichf! Partei Òslerreichs, letteralmente «parlilo austriaco della libertà», riportato in vita nel 1948 da due ex ufficiali delle SS, bartano per defini�re neonazista un Haider populista e xenofobo che ripudia ogni paren�tela con Hitler e considera suo sommo maestro e modello profes�sionale il defunto cancelliere ebreo Bnino Kreisky? Gli ìnteiTogatìvi cui ci costrìnge la composita perso�nalità del personaggio sono indice, essi stessi, della congenita ambigui�tà austriaca ch'egli si porta appres�so. Ecco soltanto un breve elenco dei giudizi che lo concernono. L'edi�toriale dell'ultimo «Economist»: «Haider e il suo partito sono sgrade�voli, ma non antidemocratici. Se gli austriaci l�vogliono nel governo, è affare loro». Riccardo Illy, sindaco triestino di centrosinistra: «Haider è un moderato, non più a destra di Fini». Il professor Antonio Sema, studioso dei conflitti di confine: «Cresce in Europa un nucleo alpino cattolico con la Baviera al centro. La quale, guarda caso, è la vera finanziatrice di Haider e della Lega Nord». Daniel Vernet su «Le Mon�de»: «Haider non è né fascista né postfascista. Egli semmai è un tri�buno prefascìsta, un seguace più o meno consapevole delle idee d�un dimenticato filosofo tedesco, Hans Freyer, che nel 1931 pubblicò un libro sulla "rivoluzione d�destra", poi messo all'indice dalla censura del Terzo Reich». Ralf Dahrendorf: «Haider un ideologo? Non mi pare. Pinti •«sto un opportunista». Lo sto�rico d'origine austriaca John Bunzl: «Karl Lueger, il primo populista austrìaco, era un modello per Hit�ler. E lo è anche per Haiden». Un precursore Karl Lueger, capo carismatico del partito cristiano-sociale, per 13 an�ni sindaco energico e fattivo di Vienna, tribuno formidabile, antise�mita selettivo, detestato dall'impe�ratore Francesco Giuseppe, amato dai piccoli commercianti e dalle plebi della capitale, era un amico di mio nonno.. Industriale d'avanguar�dia ed esponente del partilo autonomista dalmata, al tempo stesso curatore e ga�rante degli interessi lo�cali del partito cristia�no-sociale, il nonno, ogniqualvolta Lueger scendeva nella Dalma�zia austriaca (non ma�giara come la Croa�zia), lo ospitava in ca�sa sua dandogli una mano nella caccia ai finanziamenti e ai con�sensi polìtici. Per l'oc�casione, venivano tira�ti fuori dalle scuderie �cavalli più imponenti, i cocchieri più prestan�tì, le carrozze più scin�tillanti e più comode. Venivano inoltre mo�bilitati ristoranti e lo�cande con un nugulo d�cuochi e camerieri, saltimbanchi e bande musicali, specialisti in fuochi d'artificio, imbarcazioni ap�positamente attrezzale per le lumi�narie notturne in mezzo al porto di Spalato. Il tutto in flagrante e disin�volto contrasto coi principi antibor�ghesi, cristiani e sociahsteggianti del tonitruante populismo luegheriano. «Il bel Carlo» d'altronde, «der schòne Karl» come lo chiamavano le folle viennesi ammaliate dalla sua prestanza fisica e dai toni della sua veemente oratoria vernacolare, era uomo pratico, duttile e spregiudìcalo. Una specie di Haider in giganto�grafia d'epoca. In gioventù, avanti di lanciare uno dei primi possenti movimenti di massa sulla scena europea, Lueger, al pari di Haider, era stato un romantico liberalnazionalista. Provenivano dalla stessa matrice ideologica altri tre futuri e opposti leader polìtici: il pangerma�nista Georg von Schònerer, il sociali�sta Virtor Adler, e perfino il sionista Theodor Herzl. Tutti e tre allacciati, per modo di dire, nel nodo intricalo dell'ambiguità austriaca. Il più ambiguo oltreché il più dinamico era senz'altro Lueger. Nel�le affollate Keller viennesi, ritto in jiedi su qualche barile di vino o di jirra, imprecava con slogan infuoca�ti contro l'avidità e l'impudicizia affaristica dei commercianti ebrei; ma poi, nei banchetti allestiti per lui da mio nonno nei ristoranti di Spala�to, s'iniratleneva e scherzava senza pregiudizi razziali con i ricchi ebrei locali invitati al convivio elettorale. Usava ripetere anche in Dalmazia, dove gli ebrei erano tulli facoltosi, la frase cho l'aveva reso quasi rassi�curante so non proprio simpatico agli occhi dell'influenlo borghesia israelita viennese: «Wer Judo isl bestimme idi», sono io a decidere chi è ebreo. Eravamo ancora lontani dalla criminale giudeofobia hitleria�na. Quello di Lueger era un anlisemilismo furbo, ammiccante, filtrato, strumentalo: un antisomilismo cho distingueva tra ebrei «buoni» e «cat�tivi». Ira civilizzali ebrei «nostrani» e ciufelli abusivi in caffollano nero immigrali dai ghetti galiziani. Lue�ger ieri, come Haider oggi, era sem�pre disponibile al compromesso di circostanza. Sempre disposto cioè a mitigare e a disinnescare, ove le congiunture lo richiedessero, il po�tenziale eversivo della sua retorica populista nell'interesse della monar�chia che non amava, della Chiesa cattolica che fingeva di rispettare e d�quello slesso capitalismo giudeizzalo che a parole, ma assai meno nei falli, professava di osteggiare. Hai�der, dopo due perdenti guerre mon�diali, andrà ancora piii in là, canceloccorre, essere «Salonfàhig» come Lueger, sa ìnc?uiiare le donne, con�versare coi boighesi moderali e ri�spettabili. Perfino l'agguenrila minolanza slovena della Carinzia, che certo ne diffida, ha dovuto ricono�scergli a denti strett�le notevoli doli di correttezza amminislraliva esple�tate per un tempo quale governato�re della regione. In definitiva l'astu�to Lueger, più che il folle Hider, sembra essere stalo il suo vero ispiratore storico. Ebrei e no La consustanziale ambiguità au�striaca non ha risparmiato neppure il colto ebraismo viennese. Il famoso «Selbsthass» ebraico, l'odio che talu�ni evoluti ebrei hanno nutrito per la propria origine e stirpe, ha avuto proprio a Vienna interpreti di note�volissima levatuiii intellettuale; ba�sti pensare alle tirate antisemite di Karl Kraus. Ma il caso più esempla�re, registrato dopo l'Olocausto, è stato quello di Bruno Kreisky; il maggiore dei personaggi politici del�la seconda repubblica, il più ammira�lo da Haider, quello che ha rnsir^to in profondità con la sua presene e la sua straordinaria autorevolezza anche internazionale la scena au�striaca nella seconda metà del Nove�cento. Piii che odiare l'ebreo dentro se slesso, il coltissimo e laicissimo so�cialista Kreisky, che sul suo tavolo teneva a portata di mano come una Bibbia atea la monumentale opera di Musil, doveva Indispettire e irrita�re lo Slato d'Israele con la sua spregiudicata politica filopalestine�se, Golda Meir, primo ministro labu�rista d�Gerusalemme durante la guerra del Kippur, definita «stupida massaia» da Kreisky, lo considerava un nemico personale. Segretario dol partito socialista, ministro degli Esteri, infine cancelliere dal 1970 al 1983, egli socialistizzò l'Austria al punto da far sorgere nella pubblici�stica la parola «auslnl.'toismo». Ma quel lungo e marcante potere sociali�sta s'era instaurato negli Anni Set�tanta grazie alla benevola astensio�ne in Parlamento del piccolo partilo liberale, guidalo dall'ex ufficiale del�le Ss Friedrich Peter e oggi da Jòrg Haider. Allora, da sinistra, nessuno alzò la voce a condanna del pastic�ciaccio ideologico. Kreisky, col peso del suo prestigio personale nell'Inter�nazionale socialista, di gran lunga superiore allo spessore del Paese che rappresentava, era intoccabile. Nes�suno mosse un dito quando al tempo della crisi altoatesina, e degli attenta�ti terroristici nell'Alto Adige, il capo socialista della diplomazia austria�ca, spalleggiato dalla destra liberalo, divenne l'avvocalo della causa sudti�rolese da lui paragonata anche nel terrorismo politico a quella palesti�nese. Oggi, per molto meno, Haider è accusalo da più parti, se non di terrorismo, di recidivo neonazismo. Abbiamo visto iterò che per l'Austria i parametri di giudizio risultano quasi sempre un po' diversi da quelli che adoperiamo nel giudicare e ana�lizzare altri Paesi europei. Allo spalle di Haider si muovono l'ombra ambi�gua di Lueger, quelle più sinistre dei rifondalon nazisti del partito libera�le, ma anche quella intemazional�mente assai onorala e rispettala di Bruno Kreisky. Quale parte recitò l'Austria sulla tragica scena europea degli Anni Trenta? Fu la prima vitti�ma di Hitler? Fu una vittima consen�ziente di Hitler? Oppure una volonta�ria correa dei delitti di Hitler? La questione si pose anche agli alleali che avevano sconfitto il nazismo. Occupala nel 1945 l'Austria, non sapendo die pesci pigliare, si videro costretti andi'essi ali ambiguità; im�posero agli austriaci un regime d'oc�cupazione speciale, che li considera�va per metà vittime del nazismo e per metà colpevoli di nazismo. landò l'antisemitismo dal suo reper�torio lerallro demagogico e spesso nosta gico. Lueger comunque impersonava già un tipo nuovo di capopolo; premodorno, di grande fiuto propagan�distico, tendente alla massificazio�ne organizzata dolla lotta politica, insieme democratico e il iberale. Egli certamente, sia puro in forma ancora artigianale, prefigurò noi tre�dici anni del suo immenso potere municipale i demiurghi più radicali che sarebbero emersi, in seguilo, dalle guerre civili europee. Lo zolfo novecentesco, cho in modo non tan�to obliquo traspirava già dai pori dcH'autorilario borgomastro dol più importante Raihaus austriaco, resuiva però nonostante unto conte�nuto nello vesti e nello stile di un galateo ottocentesco. Lo slesso Fran�cesco Giuseppe, il quale, aborrendo�ne l'antisemitismo, contrastò a lun�go la nomina di Lueger a primo cittadino dolla nioiropoli imperiale, fini poi por riconoscergli a denti stretti notevoli doli di amministrato�re e poriìno di gentiluomo. Difatti, quando in privato non inveiva con�tro i giudei, quando non inneggiava aU'cAustrìa dogli austriaci», non in�sultava gli industriali boemi, non blandiva il qualunquismo delle cor�porazioni artigiane, quando insom�ma risaliva dalle birrorie ai salotti, rarruffapopolo sapeva trasformarsi in un compilo spiritoso avvocalo danubiano. Il sobillatore delle piaz�ze nascondeva allora alla perfezione le proprie umili origini, alleggiando�si, soprallulto con le signore affasci�nalo dalla sua avvenenza, a consu�malo e mondano frcquenlalore del, la buona società. Pure di Haider, che voleva fare l'attore, si potrebbe dire «Jòrg il bello». Pure Haider sa, quando gli Ovunque la stessa ambivalenza che ha percorso la cultura ebraica viennese, laica e sradicata Nell'albero genealogico ideale dell'uomo che ha fatto infuriare l'Europa, ci sono il sindaco demagogo Karl Lueger e il socialista Bruno Kreisky Il «bel Joerg» somiglia al «bel Karl» nel fiuto propagandistico e nella tendenza al compromesso, nella sua duttile oratoria nazionalistica Il suo modello è il Cancelliere ebreo che irritava Golda Meir con il sostegno alla causa palestinese, che sosteneva gli schùtzen con l'appoggio del Fpò GoldaMeir primo ministro laburista israeliano durante la guerra del Kippur In alto lo scrittore austriaco Robert Musil er oi ti isky, riaco vole n un Viola Il «bel Joerg sonel fiuto propagtendenza al comduttile oratoriaIl suo modello èche irritava Goldalla causa palestgli schùtzen con Bruno Kreisky, il cancelliere austriaco più autorevole dei dopoguerra, in un disegno d�Ettore Viola