MAI MOSTRI POSSONO TORNARE

MAI MOSTRI POSSONO TORNARE DALLA MAI MOSTRI POSSONO TORNARE Barbara SpineiSi invocarlo. Il suo inconfessato de�siderio, spesso, e di averi' un deserto, fra sé e l'eventuale peri�colo fascista: dunque di non ave�re a che fare con una destra inodorata solida, sufGcientemenle legittimata, che freni e contentra le frange estremiste. Onesto fu il ragionamento di Mitterrand, (piando per im breve tempo intro�dusse la proporzionalo al fine di gonfiare i voti di La Pen, di dar loro visibilità, e di infrangere il fronte dell'opposizione. Eppure non può che venire da destra, la riduzione e l'addome�sticamento dell'estrema destra. Cosi corno non può che venire da sinistra, l'addomesticamento e la riduzione dell'estremismo di sini�stra. La sinistra, in parte por interesso in parto per i program�mi libertari o permissivi che pro�paga, combatterà gli elementi fascistoidi della società, ma con�tribuirà anche a suscitarli, a ri�svegliarli. E' quindi sulla destra moderata che conviene fare affi�damento, ò sulla sua forza civiliz�zatrice che urge scommettere, è lei che occorre legittimare con tutte le proprie forzo, anche quando si compete con essa. Lo si è visto nelle ultime ore, in Francia: ripetutamente, il pre�mier socialista Jospin ha elogia�to la tenace, costosa politica del gollista Chirac, che ha sempre rifiutato alleanze elettorali con Le Pen, e che su questa base può mettere in guardia la coalizione viennese. Ed è precisamente per questo elio la settimana che sia finendo è stala grave, difficile. Non tanto por Berlusconi o per il Ccd di Casini, cho pur confonden�dosi hanno pur sempre messo in guardia contro «le derive xenofo�be in Europa», e votato por la sospensione dol parlilo democri�stiano di Schussel al vertice dei popolaci europei a Madrid: una decisione condivisa dai vari partiti, con l'esclusione dei soli tede�schi. La settimana è stala grave, plumbee perché in tutta l'area dolla cultura tedesca e Nord euro�pea dall'Austria di Haider alla Germania e alla Svizzera del neofascista Blocher, per passare poi alla Danimarca aoll'estrema destra di Pia Kjersgaard la destra inodorala vacilla e si chiu�do mabnostosa, offesa, orfana di ideo e di memoria, in se stessa. Soprattutto in Germania questo accado, od è una vera svolta rispello agli anni di Brandt, Schinidt e Kohl. Il partito popolare è maggioritario al Parlamento eu�ropeo, la democrazia cristiana è la forza cho ha fondato l'Europa unita come principale deposita�ria della memoria delle guerre, ma oggi è alle prese con una delle suo più gravi crisi postbelliche. Un evento di tale portata non è un bone per nessuno, nemmeno per la sinistra. E' un pericolo acuto che Schussel si sia sentilo talmente debole, inerme, da non poter inventare una coalizione originale non più partitocrati�ca, soffocante, consociativa con i socialisti. E' uno scandalo non meno grave che Haider diventi determinante, cpaando il 73 per cento ha votato contro di lui. Ma ancor più funesta è la degenerazione che minaccia la De tedesca. Degenerazione dovu�ta alla caparbia con cui Kohl insisto a non chiarire le proprie responsabilità, a non uscire di scena, e all'ambigua sopravvi�venza della segreteria Schàuble. I più giovani socialdemocratici hanno una reazione simile a quel�la di parlo dello nostre sinistre, e in segreto gioiscono. Già vedono gli elettori Cdu fuggire verso l'estrema destra, e un fronte socialista-vordo-liberale resiste�re a un'estrema destra stile haideriano. Ma i più anziani, che hanno ancora vivi i ricordi, come' l'ex presidente della Spd e mini�stro della Giustizia Hans Jochen Vogel, sono smarriti , inquieti: «Se si disintegra la Cdu la situa�zione sarà buia» ha dolio e il crollo sarà tanto più esiziale, nell'opinione pubblica, proprio perché Kohl è stalo un grande uomo di Stato: «Io non voglio assolutamonte cho l'opposizione democratica in Gennanìa scom�paia». I primi effetti di questa dege�nerazione già s�sono sentiti, in questi giorni. Sono già il segno cho l'era Kohl è finita, che prezio�si tabù cadono, che antiche pul�sioni di risentimento s�scatena�no. Che la Germania della memo�ria e della solidarietà europea su questa memoria ha tendenza a ritrarsi, a non esser più protago�nista. Ai tempi d�Kohl il governo tedesco avrebbe aderito all'av�vertimento dei quattordici Euro�pei contro la coalizione austria�ca, e in simile delicato momento si sarebbe palesato come leader dell'Unione. Questo vuoto è oggi completamente disertato. Nessu�no, nemmeno Chirac, ha avuto l'ardire di riempirlo. Tutti temo�no di apparire come i difensori di un'Europa federale, delle sovra�nità limitate. Al vertice di Ma�drid si sarebbe vista, ai tempi di Kohl, una chiara guida capace di dire e decidere sanzioni contro �democristiani austriaci, e non la confusa leadership dello spagno�lo Aznar, che per ovvi motivi non può essere all'altezza. Probabil�mente infine, le nazioni d�lingua tedesca come la Svizzera avreb�bero riflettuto duo volte, prima di prendere le distanze dalla figu�ra monumentale dell'ex Can�celliere. Oggi le cose mutano segno. Oggi prevale Stoibar, il capo della democrazia cristianosociale bavarese che da tempo consigliava l'alleanza SchùsselHaider. Schàuble, il debole presi�dente della Cdu, ha seguito il suo esempio, denunciando la viola�zione europea della sovranità austriaca. Allo stesso modo han�no reagito, stizziti, �grandi gior�nali di lingua tedesca: in Germa�nia la «Frankfurter Allgerneine» parla di isteria europea, in Svizze�ra la «Neue Zùrcher Zeitung» denuncia l'oltraggio alla demo�crazia e la sovranità limitata imposta dal Superstato europeo. Cos�è un intero arco d�Paesi che si ribella, agitando la bandie�ra della democrazia senza limiti e del Sacro Stato Sovrano. Un arco essenzialmente di lingua tedesca, ai confini centro-oriental�dell'Unione. Sono Paesi indi�spensabili per il farsi dell'Euro�pa, e per la sua prossima unifica�zione con l'Est. Il cuore tedesco dell'Europa trema, si rinaziona�lizza, e al cancelliere Schroder toccherà un compito assai pode�roso. Sarà importante che gli alleati gli stiano accanto, ma ben valutando il significalo del gesto appena compiuto. Il gesto ha, certo, componenti di politica interna. Ma è principalmente un messaggio, un'im�magine di sé che l'Europa tra�smette non solo ai Paesi membri, ma anche e soprattutto alle nazio�ni che stanno per entrare nel�l'Unione. E' l'inizio dell'Europa politica, e costituisce un prece�dente d�rilievo. E' l'esperimento di un'Europa federala che anco�ra non esiste, ma che scommette sulla diminuzione dei potori so�vrani assoluti degli Stati, come avviene appunto nelle Federazio�ni. In prima linea tuttavia, il gesto è un avvertimento forte lanciato all'Europa dell'Est che sta per riunìficarsi con la vecchia Comunità. L'Europa dell'Est è stata disabituata dal comunismo alla regole della democrazia, alla tolleranza, all'autolimitazione. E' per essi che dovrà valere il monito: non tollereremo partiti xenofobi, che maltrattano zìnga�ri, ebrei, minoranze. Vaclav Havel e Milan Kucma Presidente della Slovenia lo hanno capito e hanno approvato, entusiasti, rinìziatìva dei Quattordici. Non molti l�seguono, a Est. La reazio�ne più diffusa è dubbiosa: parec�chi responsabili a Praga, Buda�pest hanno visto una sorta di dottrina della sovranità limitata, di dottrina Breznev, nelle mosse europee, e si sono impauriti. La verità è però proprio que�sta; l'Unione ha vocazione ad avere una dottrina della sovrani�tà limitata, anche se democrati�ca. La sovranità è già abolita nella politica monetaria, econo�mica, agricola, cominerciole. Co�mincia ad esser limitata nella strategia, con il Trattato di Am�sterdam. La democrazìa stessa non è illimitala, in nessuno Stato liberale che funzioni. Sono neces�sarie regole, limiti potenti, conti�nue manipolazioni delle discipli�ne, contìnui doveri che controbi�lancino i diritti, perché un siste�ma si fragile non si rompa. Quan�do tutto è permesso, quando ogni vilipendio e ogni dismisura e ogni trasgressione sono consenti�ti, quanto tutte le porte sono aperte, la democrazia è condan�nala per forza d�cose a generare mostri micidiali: ad aprire spazi a forze palìngenetìche che richiu�deranno porte e finestre, d�estre�ma destra o sinistra. L'Europa ha memoria di come Hitler conqui�stò con ineccepibili metodi demo�cratici il potere, raccogliendo un terzo dei suffragi. Per questo ha limitato e manipolato in più occa�sioni la propria idea di democra�zìa, per meglio custodirla. Già l'ha fatto una volta verso l'Alge�ria, approvando l'interruzione delle elezioni nel '92 quando il Fronte islamico di salvezza il Fis che prometteva uno Stato islamico e l'abolizione di future elezioni pluraliste -, rischiava de�mocraticamente di prendere il potere. Tutto questo l'Europa lo sa. Ma non ha strumenti davvero efficaci per agire. Devono ancora intervenire gli Stati, con moniti, carte ad hoc sui diritti dell'uomo, per sottolineare la discrepanza che può crearsi fra legalità d�un voto e legittimità democratica effettiva. Non esìste ancora una Costituzione europea, con un pre�ambolo o una Carta di diritti-do�veri fondamentali, che ciascun parlilo candidato a governare deve per forza sottoscrivere. So�lo in questo modo sanzioni e vincoli sarebbero fecondi: per�ché �governi sarebbbro in infra�zione costituzionalmente, non sa�rebbero isolati da nessuno Stato specifico. Solo un'Europa federa�la con una Costituzione può es�ser credibile, e far coincìdere legalità e legittimità. Non siamo ancora a tal punto, ed è un peccato che manchino partiti e grandi statisti che pro�pongano questa vìa, piuttosto che perdersi in piccole cacce casalinghe a Haider, utili per una stagione elettorale. Ma stiamo forse andando in questa direzio�ne. E' già molto, che una vita politica europea cominci attorno al caso viennese. E' l'inizio della costiluzionalìzzazìone dell'Euro�pa. E al limite importa poco se nel breve termine Haider prende�rà più voti. Gli austriaci avranno finalmente ascoltato grazie al�l'irruzione della collera europea e alle manifestazioni di piazza in patria un Unguaggio d�verità. Tredici anni di menzogna e di diplomatica indifferenza silen�ziosa non hanno certo svantag�giato Haider, che dal 5 per cento è passato al 27. Magari Haider guadagnerà qualche voto in più, ma nel frattempo l'Europa avrà ridestato qualche austriaco, am�maestrato pian piano un mostro sin qui indisturbato, mandato capitali avvertimenti all'Europa orientale o alla Turchìa, e lancia�to infine segnah alla vicina Rus�sia, dove la xenofobia razzista ha addirittura partorito, negli ulti�mi mesi, una guerra di sterminio.