MUSICA PER I PARTIGIANI di Leonardo Osella

MUSICA PER I PARTIGIANI AL LINGOTTO MUSICA PER I PARTIGIANI Un brano di Vacchi con Mehta e l'Orchestra del Maggio Fiorentino DI OPO averlo ascoltato, solo pochi mesi fa, alla testa dell'Orchestra bavarese, il pubblico di Torino ha di nuovo l'occasione di ammirare la mae�stria di Zubin Mehta con un'al�tro complesso sinfonico che fre�quenta assiduamente fin dal 1985: l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. L'occasio�ne è offerta dai Concerti del Lingotto: appuntamento dome�nica 6 febbraio alle 20,30, con un programma che unisce un brano contemporaneo di Fabio Vacchi, la «Sesta Sinfonia» di Franz Schubert e la «Prima» (Titano) di Gustav Mahler. Vacchi sarà rappresentato da un lavoro che scrisse nel 1995 per il cinquantesimo anniversa�rio della Liberazione. Il titolo, «Dai calanchi di Sabbiuno», rie�voca l'eccidio di un centinaio di partigiani, che dopo essere stati fucilati vennero gettati in una profonda fenditura del terreno, un calanco appunto, nella locali�tà vicino a Bologna, città natale dell'autore. Dal brano promana un fluire armonico e accordale plasmato sull'iterazione di cinque note, che produce un senso di orrore, attraverso come ha scritto lo. stesso Vacchi «un percorso sonoro trattenuto e lacerante». (Parentesi. Una pagina dalla analoga ispirazione la cantata «L'urlo dall'abisso» per soli, co�ro e orchestra è stata compo�sta da Luigi Donorà, docente al Conservatorio di Torino, ed ese�guita, pochi anni fa, in prima assoluta e con vivo successo, al Teatro Carlo Felice di Genova sotto la direzione di Alexander Lazarev. In questo caso le vitti�me cui si riferisce il lavoro sono gli innumerevoli civili di etnia italiana buttati, spesso ancora vivi, nelle «foibe» dell'Istria, la terra d'origine di Donorà: ellis�se se sarà possibile ascoltarla anche qui a Torino?). Chiusa la digressione, tornia�mo al concerto del Lingotto e al successivo brano, la «Sinfonia in do maggiore n. 6» di Schu�bert. E' nota come «La piccola», in contrapposizione con «La Grande», l'ultima, nella stessa tonalità, e in un certo senso ne è un preannuncio. Ciò vale soprat�tutto per il Finale, come ha rimarcato Michel Chion, con «la marcia volgaruccia in ritmo puntalo, di un dinamismo rossi�niano» della «Piccola» che si ritrova «allargata a dimensione cosmica» nella «Grande». L'orchestra schubertiana di primo Ottocento si amplierà quindi, nella seconda parte del�la serata, nell'ampio complesso tardoromantico della «Prima» di Mahler. Pur essendo questo l'esordio del compositore nel genere sinfonico, già tutti gli elementi tipicamente mahleriani vi sono presenti. C'è la natu�ra vista come origine e rifugio dell'uomo, fin dai lunghissimi pedali degli archi che preludo�no al risveglio del mondo dal lungo sonno primordiale; c'è la conflittualità dei sentimenti e la lotta per l'esistenza, addirit�tura drammatica nell'apocalitti�co inizio dell'ultimo tempo; e c'è la tendenza al sarcasmo, al sorriso amaro, qui quasi para�digmatico nella grottesca mar�cia funebre dell'Adagio: una caricatura in tonalità minore del canone infantile «Fra Marti�no», inframmezzalo per di più da bandistici schiamazzi da fie�ra rionale. Tra le curiosità della sinfonia, la prescrizione per In sezione dei corni, nelle ultime ballule, di suonare in piedi. Leonardo Osella

Luoghi citati: Bologna, Genova, Istria, Torino