Perché Haider ci fa paura

Perché Haider ci fa paura U fantasma di una rinascita nazionalistica Perché Haider ci fa paura Nicola Tranlaglla IE reazioni delia Comunità europea e di quattordici governi del vecchio .^continente, tradotte nella risoluzio�ne di condanna approvata dal Parlamen�to europeo, alla formazione del governo neroblù di Vienna, si spiegano a mio avviso essenzialmente con il peso per�durante della storia in Austria come in altri Paesi che hanno vissuto il dramma del fascismo e l'ombra terribile dell'Olo�causto. Certo Haider, e il partito liberalnazionale che guida da quattordici anni, non è la riproduzione pura e semplice del partito nazista e rappresenta di sicuro la paura della globalizzazione, il rifiuto degli immigrati, il culto della piccola patria e del benessere raggiunto in molti decenni di sviluppo economico. Ma non c'è dubbio a leggere le sue dichiarazioni negli ultimi anni, le mani�festazioni a cui ha preso parte, le parole d'ordine utilizzate contro i «diversi» di ogni genere che il collante di cui si è servito per costrui�re il consenso popo�lare e diventare il leader del secondo partito austriaco è ancora una volta il nazionalismo, quel nazionalismo che è stato il cuore dei movimenti fascisti tra le due guerre mondiali e dello stesso nazionalso�cialismo hitleria�no. Non è un caso che all'inizio degli anni Quaranta, quando i nazionalismi europei avevano provocato lo scoppio della seconda guerra mondiale, part�proprio da uomini come Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, chiusi nelle carceri fasciste, il Manifesto di Ventotene per la Federazione europea. Da antifascisti che avevano vissuto sulla propria pelle la dittatura mussoliniana, avevano se�guito dalle loro celle l'espandersi dei fascismi in Europa e si erano convinti che l'unico modo per impedire il risorge�re di quel nazionalismo che aveva conquistato gran parte del continente fosse la costruzione di un'Europa fede�rale: un'Europa, insomma, politica e culturale oltreché economica e moneta�ria. Rossi e Spinelli non credevano all'il�lusione del comunismo sovietico che in quegh anni aveva coinvolto tanti antifa| scisti in carcere o in esilio, ma nello stesso tempo temevano che l'esistenza medesima degli Stati nazionali portasse con sé, in modo quasi inevitabile, il pericolo di una rinascita nazionalistica e la ripresa di tesi come quelle di Haider contro ^li immigrati, che hanno un suono smistro per chi ha vissuto gli anni della tragedia nazista. La profezia di Rossi e Spinelli si sta realizzando in Austria, ma potrebbe realizzarsi anche in altri Paesi europei dove non è cresciuta una destra moder�na e democratica, come quella francese o quella inglese. Di qui, io credo, l'allarme della Comunità, del Parlamen�to e dei governi europei. Siamo, insom�ma, di fronte all'arrivo al potere di un partito e di un leader che interpretano di sicuro il disagio sociale di ceti popola�ri e borghesi, ma che nello stesso tempo si riallacciano a un nazionalismo che in Austria, come in Germania e in Italia, è stato alle origini del fenomeno fascista. Le condanne europee possono risulta�re poco efficaci, come si è già scritto, in una situazione in cui l'Europa politica sta nascendo ma non si è ancora data le istituzioni e i trattati necessari, cioè le regole costituzionali, per limitare effica�cemente le prerogative degli Stati nazio�nali; ma il problema politico, a cinquant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, resta ancora, almeno per una certa parte, legato al problema storico del nazionalismo inleso come volontà non solo di affermare la propria identità, quanto di escludere chi ha un'identità e una storia diversa. In questo senso bisogna dire con chiarezza che l'Europa politica sarà in grado di contrastare e derive populiste e nazionalistiche dei vari Stati a condi�zione di costituirsi rapidamente come governo federale del continente. Nell'at�tuale situazione questa azione di contra�sto è difficile e potrebbe risultare assai poco efficace. Del resto l'unico modo per gli europei di far fronte alle prandi trasformazioni che si stanno verifican�do a livello mondiale è proprio quello di costruire l'Europa politica e culturale, di accordarsi su regole costituzionali chiare e in ^rado di rendere tutti consapevoli dei pericoli d'un nazionali�smo populista e demagogico. C'è in tutto questo, per altro, la responsabilità di quei conservatori che oggi come ieri sottovalutano il pericolo nazionalista: in Europa, dobbiamo ricordarlo, il peso della storia è ancora grande e non si può far finta che sia superato.

Persone citate: Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Haider, Rossi