Se sono idee fioriranno
Se sono idee fioriranno Confronto alla Fondazione Agnelli: come favorire l'innovazione culturale Se sono idee fioriranno Pierluigi Battista DOMA Molte, troppi) sono le ideo che nascono, ma che sono destinalo a sfiori re. Ideo originali e creativo che però non sanno dove crescere e come trasmettersi. E come in�novare e svecchiare nel campo della cultura se alle idee che nascono non si permette nem�meno di diventare grandi? Si è aperto ieri a Roma un conve�gno organizzato dalla Fondazio�ne Giovanni Agnelli in collabo�razione con i servizi tematici ed educativi della Rai e con il patrocinio del Ministero per i beni e lo attività culturali. Il titolo dell'incontro è appunto «Come nascono le idee nuove. Innovazione culturale, scienze sociali e organizzazione della ricerca in Italia». Affrontando questo tema la Fondazione di�retta da ventitré anni da Mar�cello Pacini traccia anche un profilo «autobiografico» (trac�ciato nel convegno dal dirottore di «Cliomedia» Peppino Qrtoleva). Ma indica anche nel futu�ro delle Fondazioni un ruolo cruciale nell'elaborazione di ideo che non siano schiacciate dal prupotere della politica op�ini re messe ai margini da un mercato spesso darwiniana�mente spietato quando si ha a che fare con una cultura che non porta immediatamente «profitto». Proprio una Fondazione che ha deciso in tutti questi anni di di non lasciarsi «ingabbiare dal�l'ideologia» ha potuto, sostiene Pacini, «render possibile la scel�ta di quei temi di ricerca e di attività» che sottintendono «una precisa visione della socie�tà non dicotomizzata, bens�complessa, articolata, forte�mente pluralista» e animata da «una grande fiducia nell'uso critico delle scienze sociali orientato da valori». Il che, in un universo culturale come quello italiano ferreamente do�minato nei decenni scorsi da rigidità ideologiche spesso asfis�sianti, ha rappresentato una possibilità insperata per le «idee che nascono» e che maga�ri, un po' perché in urto con il senso comune dominante e un po' perché prive di un mercato incapace di vedere oltre l'oriz�zonte dell'immediata redditivi�tà di un'«idea che nasce», non riescono a trovare un terreno su cui crescere, ingenerando negli individui e nelle istituzio�ni scoraggiamento e pigrizia intellettuale. Un tempo, caso�mai, fiorivano gli uffici studi dei partiti come canale di espressione e di elaborazione delle idee. Ma la fine della politica tradizionale incardina�ta sul primato del partito, ha messo definitivamente in crisi questo modello. Senza conside�rare, come invece ha fatto nota�re Qrtoleva, che le rigidità, le barriere, i muri burocratici eretti negli ultimi decenni attor�no alle tradizionali istituzioni culturali, ha consentito che si consumasse un'autentica «stra�ge dogli intellettuali giovani». Se l'Università è sbarrata alle energie più fresche, e so il mercato non riesce ad apprez�zare i «tempi lunghi» dell elabo�razione culturale, dove oggi può realisticamente trovare un intellettuale giovane canali che consentano alle «idee nuove» di attecchire e fruttificare? Ecco perché Pacini ha insistito nella necessità di riconoscere non un modello dualistico, come quel�lo che si risolve nella pura antitesi tra Stato e mercato, ma a «tre dimensioni», in cui cioè alla dimensione pubblica e a quella privata si affianchi la vitalità e la pluralità della «so�cietà civile», secondo un'artico�lazione pluralista che Pacini vede delineata nelle opere di Tocqueville dedicate alla «de�mocrazia in America». Spesso la «società civile» è diventato un riferimento scontato e reto�rico. Ma si capisce che se si vuole il consolidamento delle «idee che nascono» è proprio l�che bisogna investire con fidu�cia.
Persone citate: Giovanni Agnelli, Pacini, Peppino Qrto, Pierluigi Battista, Tocqueville
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