Approvata la «rivoluzyione» della scuola

Approvata la «rivoluzyione» della scuola Addio a elementari e medie, dopo la materna 7 anni di istituto unificato e 5 di superiori Approvata la «rivoluzyione» della scuola La riforma diventa legge. Il Polo: vergogna nazionale Dopo 77 anni, la scuola italiana volta pagina. I«i riforma dei «cicli di istruzio�ne» è leggìi. Con 146 si, 65 voti contrari e nessuna astensione, il Senato ha approva�to ieri sera ii provvedimento che manda in pensione il modello di Giovanni Genti�le. Il 2 febbraio 2000 entra a pieno titolo nei libri di storia della scuola come data spartiacque: dalla materne alle superio�ri, si cambia. Ed è «rivoluzione». Mula nome la scuola materna. Diven�ta «scuola dell'infanzia» e lo Stato si impegna a «generalizzarne» la frequen�za. Muoiono elementari (oggi 5 anni) e medie (attualmente 3 anni); arriva la «scuola di base» di soli 7 anni complessi�vi. La secondaria resta di 5 anni. La frequenza dei primi due è obbligatoria pur tutti, poi, i percorsi potranno essere alquanto differenziati. Il nuovo «obbligo formativo» sino a 18 anni può essere assolto anche nella formazione professio�nale e nell'apprendistato. L'esame di Stalo (ex maturila) arriva con un anno del voto finale sulla riforma, i capigrup�po di Forza Italia, Enrico La Loggia, e di An, Giulio Maceratini, l'hanno definita «una vergogna per il Paese e per il govemo». Il Ccd è uscito dall'aula al momento del voto. Incalza l'azzurra Valentina Aprea, responsabile scuola per il partito di Berlusconi: «Non canterei il de profundis per le scuole elementari e medie cbe godono ottima salute nono�stante le mire di Berlinguer. Ancora molti passi devono essere fatti prima dell'applicazione della legge-quadro. Il ministro è riuscito a far approvare la legge in Parlamento, ma si deve misurare con la forte opposizione che viene dal Paese». Pollice verso anche da Rifondazione: «La riforma è al servizio dei padroni e riporta il Paese alla selezione di classe tuona il senatore Fausto Co -. La forma�zione professionale, anziché essere as�sunta nel sistema scolastico pubblico, viene realizzata nei centri professionali privati. Gli allievi verranno cos�trasfor�mati in apprendisti d'obbligo al servizio della produzione». A dividersi nel giudizio è anche il sindacato. Plaude la Cgil. «E' un obiettivo a lungo rivendicato, finalmente raggiun�to», osserva il leader Sergio Cofferati. Per Enrico Panini, segretario per la scuola, è un risultalo di straordinaria importanza, cbe completa il processo riformatore». Propositivo Massimo Di Menna, Uil-scuola: «Ora bisogna coinvolgire e motivare gli insegnanti, i veri protagonisti del processo formativo». Insiste per il no, invece, la Cisl, che nei giorni scorsi aveva raobUitato persino il numero uno Sergio D'Antoni, chiedendo radicali modifiche: «La legge appena varata abbassa gb standard e i percorsi formativi. Si tratta sostanzialmente di una delega in bianco al ministro di turno; porrà non pochi problemi di attuazione e di gestione a partire dalle condizioni materiali e pro�fessionali dei suoi operatori». [m.tor.l d'anticipo. Soddisfatti Presidente del Consiglio («Il nostro Paese si colloca cos�in sinto�nia con i principali partners europei»), ministro della Pubblica Istruzione («Sarà una scuola di qualità») e maggioranza («Un'altra testimonianza dell'azione ri�formista del governo», spiega Veltroni). Tulli guardano avanti: ci sono 6 mesi di tempo per presentare in Parlamento il piano di fattibilità; e non sono molli, anche se si tiene conto cbe la riforma entra gradualmente in vigore solo dal settembre 2001. «Il vero banco di prova resta la definizione dei programmi e doi contenuti culluraU», mette le mani avan�ti Maria Rosaria Manieri, responsabile scuola per i Ds. «Si è raggiunto un apprezzabile punto di equilibrio; rappre�senta una tessera importante nel mosai�co della riforma», sostiene Giovanni Man�zini, Ppi. Dal Polo, tuoni e fulmini. In una conferenza stampa-lampo, prima ancora La maturità sarà conseguita con un anno di anticipo Il Ccd è uscito dall'aula al momento del voto Forza Italia: «Nessuno canti vittoria, la strada è ancora lunga...»