Un prigioniero nei saloni della Hafburg di Emanuele Novazio

Un prigioniero nei saloni della Hafburg Un prigioniero nei saloni della Hafburg Il capo dello Stato condannato a una scelta impossibile personaggio Emanuele Novazio invialo a VIENNA H A scolto di rompere il silenzio soltanto ieri po�meriggio, poco prima di ricevere Joerg Haider e Wolf�gang Schuossel alla Hofburg, l'antica residenza degli impera�tori oggi sede della presidenza austriaca: «Se dovessi dare il via al governo fra i popolari e il' Fpoe non sarebbe per una mia convinzione personale», ha di�chiarato nella prima intervista dopo mesi Thomas Klestil. Ma la sua non è slata una semplice manifestazione d'imbarazzo e un modo per mettersi al riparo, per garantirsi la via d'uscita della coscienza afflitta e tor�mentata, por affermare l'auste�rità della morale sull'aggressi�vità della politica. E' stata piuttosto una confessione d'im�potenza, la fotografia di un dramma personale, politico, umano che riassumo i tormenti e gli imbarazzi di un Paese al bivio. Il presidente austrìaco farà conoscere la sua decisione sta�mane, dopo un ultimo incontro con gli uomini che l'hanno messo con le spalle al muro, presentandogli un programma di governo e una lista di mini�stri ed esautorandolo, di fatto, dalle sue mansioni costituzio�nali: ma il grande dilemma di Thomas Klestil il personaggio più esposto e vulnerabile, in una bufera che rischia di tra�sformarsi in una crisi dello Stalo è destinalo a non trova�re comunque una risposta. Il suo resterà un azzardo, qualun�que sia la decisione che farà conoscere stamane a Haider e Schluessel: la sua resterà una scelta monca. Imposta dagli eventi, senza il conforto della convinzione politica, senza il supporto dell'adesione etica. Troppo lontana resta la sua fede europeista dalle tentazio�ni veteronazionali, populiste e nazionaliste di Joerg Haider. Troppo lontana dalla rozza ag�gressività del tribuno di Carìnzia, resta la sua preoccupazio�ne più sofferta e più costante, sempre rivendicata e mai finora disattesa: quella di «non provocare danni all'imma�gine internazionale» dell'Au�stria. C'è nel destino politico di un uomo approdato alla politi�ca dalla diplomazia un curio�so elemento di sintesi fra le due anime della sua vita pubblica; la gestione delle crisi d'identità e d'immagine di un Paese che, alle soglie del Duemila, confer�ma preoccupanti ambiguità nel suo rapporto col passato. E' stato il presidente Klestil, subi�lo dopo la sua prima elezione nel '92, a preoccuparsi di fare uscire l'Austria dall'isolamen�to intemazionale nel quale era precipitata dopo le rivelazioni sul passato nazista del suo predecessore Kurt Waldheim. Ma era già stato il diplomatico di carriera Klestil, quand'era ambasciatore a Washington ne�gli Anni '80, a sperimentare e documentare di prima mano al suo governo la rovinosa caduta d'immagine del Paese, al tempo della presidenza di Waldheim. Oggi la crisi d'identità e di immagine per l'Austria si chia�ma Joerg Haider. Ma ancora una volta il confronto è con l'irrisolto rapporto col passato, la proiezione di un conflitto che rischia di assimilare suo malgrado Klestil al modello più odioso e più temuto, anche se forzato; quello di Kindenburg, il presidente tedesco che conse�gnò la Germania di Weimar a Hitler e apr�la strada alla catastrofe. Di fronte alla forza dei numeri e dei fatti le possibi�lità di manovra sono purtroppo scarse, per l'uomo che rischia di diventare la vittima sacrifi�cale della convulsione austria�ca; se rifiuta l'incarico a Schuessel per un governo con il Fpoe di Haider, il Presidente si espone all'accusa di non rispet�tare la volontà degli elettori le del 54 per cento della popolazio�ne, secondo un sondaggio pub�blicato ieri che lo accusa di «agire in modo malaccorto»!: di provocare «una situazione alge�rina», come l'avvertono già da destra. Se tenta la strada del gabinetto tecnico o «di saggi», le garanzie di stabilità sarebbe�ro nulle o quasi, e si trattereb�be in ogni caso di un semplice rinvio del quale la destra estre�ma saprebbe approfittare. Ma se decide di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni, Klestil si espone al ri�schio di incoronare Cancelliere Haider fra pochi mesi; tutti i sondaggi confermano che la popolarità del tribuno è in ascesa e che al suo partito andrebbe un terzo dei suffragi, se si votasse adesso. Sull'onda di un risentimento per «le intru�sioni straniere» che Haider ha buon gioco a denunciare, in un Paese ossessionato dal comples�so dell'assedio; se ne giovò già Waldheim, che nel 1986 fu eletto presidente a plebiscito mentre «^li stranieri» ne denun�ciavano il passato ambiguo e chiedevano indagini, pretende�vano il suo ritiro dalla vita pubblica, «mettevano in dub�bio la sua integrità», come è stato ricordato più volte nella frenesia di emozioni che da giorni sovrasta e umilia il dibat�tito politico. Qualunque scelta comunichi stamane al Paese, Thomas Kle�stil resterà un Presidente scon�fitto dalla crisi. Forse per la sua sperimentata abilità di diplo�matico, per trent'anni maestro nell'arte della presentazione dei problemi delegandone la soluzione ad altri. Questa volta la decisione è almeno in appa�renza sua, ed è un altro para�dosso della convulsione austria�ca; dove le decisioni spettano a chi non ha la forza di idearle e formularle, e le conseguenze di una scelta hanno la forza e lo stato di una scelta. Se respinge il governo nero-blu verrà accusato di provocare una «situazione algerina» Se indice elezioni, di portare Haider al trionfo Fu lui, quando era diplomatico, a segnalare a Vienna la rovinosa caduta d'immagine del Paese causata dalla presidenza di Waldheim

Luoghi citati: Austria, Germania, Vienna, Washington, Weimar