Gli ultimi giorni di Grozny, i guerriglieri in fuga

Gli ultimi giorni di Grozny, i guerriglieri in fuga Un centinaio di ribelli resistono nei vecchi quartieri. Mosca: entro qualche giorno tutta la capitale sarà nostra Gli ultimi giorni di Grozny, i guerriglieri in fuga I russi controllano la città. Bassaevperde le gambe su una mina Anna Zatesova MOSCA Pagata con centinaia di vite dei soldati e migliaia di vite dei civili, la vittoria su Grozny comincia a sembrare imminen�te. Ieri il comando russo dopo diversi giorni di pronosti�ci estremamente cauti è ritornato a promettere che la presa della capitale cecenc\ è «una questione di giorni». I soldati russi si sono impadro�niti di buona parte della città, inclusa la piazza Minutka. obiettivo simbolico dell'offen�siva delle ultime tre settima�ne. Una svolta facilitata anche dalla bandiera bianca buttata dagli indipendentisti: contra�riamente alla promessa di resi�stere fino al 23 febbraio, gior�no dell'indipendenza cecena, hanno deciso di abbandonare la capitale distrutta. Il capo della propaganda cecena Movladi Udugov ha annunciato che i guerriglieri hanno lascia�to Grozny: «Hanno adempiuto al loro dovere di difendere la città e ne sono usciti alle 3 del mattino di martedì». I generali russi smentisco�no categoricamente la fuga dei guerriglieri. Anzi, il ministro della Difesa Igor Sergheev, in visita nel Caucaso del Nord, ha promesso che i militari impediranno ai eoceni di la�sciare la città: «Non lo permet�terò, non ne usciranno se non arrendendosi e deponendo le armi». Per i russi ammettere di conquistare una città vuota significa ammettere una scon�fitta militare e politica: i gene�rali di Mosca da due mesi parlano di un «triplo cordone impenetrabile» attorno a Grozny e di un assedio dal quale nessuno potrebbe uscire vivo. Gli stessi ufficiali russi, con la garanzia dell'anonima�to, raccontano di aver qualche volta aperto corridoi ai ceceni: «Usciranno lo stesso, ma cos�non muore nessuno». Testimoni indipendenti con�fermano la comparsa ieri not�te nei villaggi vicini alla capi�tale di numerosi gruppi di guerriglieri scappati da Grozny. Non senza danni: il leader della guerriglia Shamil Bassaev è stato gravemente ferito attraversando un campo minato. Ad Alkhan-Kala, a 12 chilometri da Grozny, è stato operato e, a quanto pare, gli sono state amputate le gambe. Una notizia non confermata dai ceceni che invece ammetto�no gravi perdite nei loro ran�ghi. Ieri nel tentativo di lascia�re la città è stato ucciso il sindaco di Grozny e nipote del primo presidente indipen�dentista Lecha Dudaev. Tra i caduti ci sono anche altri due comandanti indipendentisti: Aslanbek Ismailov, stratega della difesa della capitale, e Khunkar Israpilov. Un segno di quanto sono stati feroci i combattimenti degli ultimi giorni: è raro che i ceceni ammettano la perdita dei loro comandanti. Nonostante l'evidente svol�ta nell'offensiva russa, gli stes�si militari si mantengono cau�ti e parlano di un possibile rallentamento dell'avanzata. Fino al centro della città rima�ne ancora circa un chilometro e mezzo di quartieri vecchi, i meglio fortificati, dove riman�gono ancora trincerati centina�ia di guerriglieri: quelli che hanno deciso di non andarse�ne. Secondo i russi, sono circa 700, ma il leader del governofantoccio filorusso Malik Saidullaev parla di 1500-2000 uomini pronti a tutto. In altre parole, la battaglia per Grozny non è ancora finita. L'estenuante avanzata metro per metro delle ultime settimane continuerà, nonostante il Cremlino abbia fretta di chiudere la tragedia di Grozny, dove secondo i dati degli stessi russi rimangono ancora, in condizioni disumane, circa 40 mila civili. La resa della città non significherà però la fine della guerra: i guerriglieri si stanno riparando nelle montagne del Sud della Cecenia. Il ministro Sergheev ha ieri annunciato che si potrà parlare di vittoria soltanto dopo che le truppe di Mosca «ripuliranno» quella regione. Nel frattempo l'Occidente ieri ha rilanciato l'appello alla pace nel Caucaso. Madeleine Albright, arrivata ieri a Mosca, ha dichiarato che «è lempò di cessare» la guerra, invilandò russi e ceceni a negoziare. Un'esortazione che, anche se espressa in termini meno duri delle precedenti, è stata accolta senza reazioni dal Cremlino. Ucciso il sindaco nipote del primo presidente indipendentista LechaDudaev e due comandanti delle mili2ie cecene Una giovane profuga cecena sul bus che la sta portando lontano dalla zona dei combattimenti La tragedia dei civili coinvolti pesantemente nei combattimenti è uno degli aspetti più drammatici della guerra caucasica. Si calcola chealmeno diecimila persone siano rimaste intrappolate tra le macerie dellaittà sottoposta a selvaggi bombardament della aviazione e della artiglieria pesante russa ma egualmente terribile è lacondizione di ch è fuggito attraverso corrido umanitari nelle repubbliche vicine

Persone citate: Aslanbek Ismailov, Igor Sergheev, Lecha Dudaev, Madeleine Albright, Shamil Bassaev, Udugov